Seconda fatica di Micheal Keaton dietro alla macchina da presa, La Memoria dell’Assassino è il nuovo thriller noir distribuito da Eagle Pictures, disponibile nelle sale italiane dal 4 luglio 2024.
Pur vantando la partecipazione di attori del calibro dello stesso Keaton e di Al Pacino, il film è un confusionario esperimento che, pur avendo delle buone potenzialità, risulta essere poco convincente a causa della sua costruzione traballante e priva di una particolare incisività .
La Memoria dell’Assassino, un killer allo sbaraglio
La Memoria dell’Assassino racconta la storia di John Knox (Micheal Keaton), un sicario a sangue freddo a cui, un giorno, viene diagnosticato un morbo incurabile che provoca una grave forma di demenza, destinata a privarlo di ogni ricordo legato alla propria vita.
Dopo aver causato la morte di un collega a causa di una perdita di coscienza, l’uomo riceve la visita inaspettata da parte di Miles (James Marsden), figlio dal quale si era allontanato ormai da molti anni.
Preso dallo sconforto, Miles racconta al padre di aver ucciso, in preda a un forte attacco d’ira, un individuo colpevole di aver messo incinta sua figlia Kaylee, ragazza di sedici anni sedotta dall’uomo.
Dopo aver ascoltato il racconto del figlio, Jonh decide di aiutarlo affinché possa confondere le sue tracce, evitando di finire nel mirino dei detective che investigano sul caso.
Inizierà così la messa in azione del piano del protagonista per salvare il figlio, che, aiutato dall’amico Xavier Crane (Al Pacino) dovrà agire combattendo contro la propria malattia che, spietata, avanza di giorno in giorno.
La Memoria dell’Assassino, un’occasione mancata
Nonostante una buona premessa di base, La Memoria dell’Assassino si svela essere un film dalla trama prevedibile e poco curata. Il problema della pellicola risiede principalmente nel mancato uso dell’elemento chiave del film, ovvero la perdita di memoria. Anziché giocare con le possibilità narrative di carattere psicologico legate al tema dell’amnesia, Keaton e lo sceneggiatore Gregory Poirier decidono così di ridurre questa componente a niente più che una difficoltà contro la quale il protagonista deve combattere, naufragando in uno sviluppo che, gradualmente, fa perdere interesse allo spettatore.
La scelta di introdurre il tema della famiglia sposta il film dalla dimensione noir iniziale conducendolo su una strada più tendente al genere drammatico, senza riuscire però ad assumere una forma convincente in nessuno dei due ambiti. Se il rapporto con il figlio, tema centrale del film, è vittima di cliché e espedienti narrativi che sfiorano retoriche machiste (riconducibili a una lieve forma di maschilismo tossico), non molto più funzionanti sono le relazioni con gli altri personaggi che abitano la pellicola.
Ogni intreccio sembra essere infatti niente più che una bozza, così da rendere le dinamiche tra i vari personaggi flebili e poco credibili.
Non aiuta, in questo senso, la recitazione generale del cast. La performance di James Marsden è decisamente pessima, con una costante tendenza a starsene sopra le righe con eccessi di emotività spesso fuori luogo e al limite del ridicolo (basti pensare al momento in cui, carico d’ira, salta addosso all’uomo che per un breve istante guarda la figlia sedicenne).
Sebbene il visibile impegno, neppure lo stesso Keaton riesce davvero a convincere: i suoi settantadue anni sono infatti una zavorra pesante da portare in scena, rendendolo decisamente più credibile come malato di demenza piuttosto che come killer a sangue freddo.
La presenza di Al Pacino è invece gradevole ma, purtroppo, relegata a un personaggio poco incisivo e privo di una reale personalità.
Anche sul fronte tecnico, La Memoria dell’Assassino non riesce mai a brillare. La regia di Keaton è funzionante ma del tutto anonima, come d’altronde la fotografia di Marshall Adams, il tutto condito da un montaggio pigro che, troppo spesso, si avvale di dissolvenze su sfondo a nero.
La Memoria dell’Assassino, un’opera dimenticabile
In conclusione, possiamo affermare che La Memoria dell’Assassino risulta essere un film con poco mordente e privo di una vera struttura solida che riesca a far breccia nell’immaginario di chi lo guarda.
Un’opera che, seppur a tratti gradevole, si perde facilmente tra mille altre simili, divenendo così niente più che uno dei tanti ricordi sbiaditi simili a quelli che, confusi, svaniscono nella mente del protagonista, così come in quella dello spettatore.
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