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La Sirenetta, il nuovo inaspettato remake della Disney

9 minuti di lettura

In sala dal 24 maggio, il live action de La Sirenetta vanta commenti positivi assolutamente inaspettati. Halle Bailey nei panni di Ariel si cuce addosso una nuova sfumatura della principessa subacquea che piace e, insieme a lei, Jonah Hauer-King interpreta un Eric che scopriamo essere molto più di un semplice principe innamorato/incantato.

La Sirenetta 2023, stessa trama ma più complessa

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Attenzione! Il seguente paragrafo contiene spoiler

Esiste probabilmente una legge non scritta che incoraggia chi sceglie di realizzare un remake a buttare carne al fuoco e rendere – o cercare di rendere – complicate trame che funzionavano già bene in partenza. In questa nuova versione de La Sirenetta, due sono le aggiunte: la back story di Eric, scelta buona; e la relazione di parentela tra Tritone e Ursula, scelta deludente.

Partendo da quest’ultima, cominciamo con l’affermare che non era necessaria ai fini della storia. Già nel musical di Broadway del 2012 si lasciava intendere che queste due potenti figure fossero legate da un legame di parentela.

Poseidone, re dei mari secondo la mitologia classica, nonché loro padre, una volta morto si dice che avesse lasciato loro in eredità la spartizione degli oceani e che Tritone, dopo aver constatato che Ursula fosse una tiranna spietata, l’avesse deposta dal trono, riunificando i mari sotto un unico regno, il suo. Questa sarebbe l’origine della rivalità tra i due, il motivo per cui Ursula brama una vendetta così ardentemente. Il tutto poteva anche avere un senso, se solo non fosse stato accennato e quasi immediatamente abbandonato dal regista Rob Marshall.

Si nomina il loro essere fratelli ma non lo si percepisce mai. Ariel è a conoscenza della figura di Ursula ma di lei sa solo che è la classica cattiva da evitare, quella da cui diffidare. E anche quando (flashforward e spoiler) i due a turno in qualche modo muoiono, non si avverte nessuno di quei sentimenti che dovrebbero invece scaturire, come da cliché, nel momento in cui si è di fronte a una situazione a la Caino e Abele.

La Sirenetta e Eric, due mondi simili

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Buona è invece la comparsa di un po’ più di colore al personaggio di Eric. La versione disneyana si concentrava in maniera quasi totalizzante su Ariel, lasciandoci con un principe dagli occhi blu, innamorato di una ragazza che ha sentito cantare una volta e mai più per poi essere ipnotizzato dalla strega del mare e rischiare di sposarla, mentre nel live action ne riusciamo a scorgere anche altri lati.

Eric è infatti un orfano, adottato dalla famiglia reale. Ha perso i suoi genitori durante una tempesta che ha colpito la nave su cui si trovavano, aspetto interessante perché lo lega indissolubilmente al mare e lo avvicina quindi, inconsapevolmente, ad Ariel. Trattandosi di un regno molto probabilmente caraibico, Eric è ora parte di una famiglia di colore, per giunta di rango reale, e queste differenze lo portano a sentirsi inadeguato nei loro confronti. La madre è autoritaria, così come lo è Tritone, il padre di Ariel: un altro aspetto che accomuna i due personaggi.

A differenza del cartone animato, l’aver dato a Eric più profondità ha velato di sfumature nuove anche il momento dell’innamoramento. Non è infatti amore a prima vista, timbro ormai consolidato dei film Disney, ma è un lento tendere verso l’altro, una serie di piccolezze e attenzioni che, unite, creano la chimica che porta Ariel ed Eric a scoprirsi simili. Se i genitori imponenti sono un fattore che li accomuna, la curiosità per il mondo, le collezioni di oggetti particolari e la voglia di viaggiare sono ciò che fa di loro due anime gemelle. Una versione, insomma, più vicina alla realtà.

Le novità avvincenti de La Sirenetta

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Ariel è sicuramente molto più conscia di sé e dei propri desideri. Sale per la prima volta in superficie solo dopo aver discusso animatamente con il padre e non come nel cartone per puro spirito di ribellione adolescenziale. Vuole andarsene per scoprire il mondo, per trovare il suo scopo, non per seguire un cieco amore a prima vista. E infatti, quando viene portata in giro dal principe è interessata a ciò che vede, a quello che la circonda, non alle parole di Eric – né a lui in realtà.

Una nota sicuramente positiva è l’ambientazione: l’isola caraibica motiva ulteriormente la scelta portata avanti dal regista per quanto riguarda il cast. Halle Bailey e la sua sirenetta di colore diventano “normalità” in questo nuovo assetto, mentre a spiccare per la sua “diversità” è Eric. Le accuse ricevute inizialmente circa l’etnia della sirenetta sono così state messe a tacere.

Quello che invece non ha funzionato

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Ritornando sul discorso etnia, le sorelle, che erano state attentamente caratterizzate nei poster promozionali, sono praticamente inesistenti, così come l’intero reame al di fuori di Ariel e Tritone. Compaiono altre sirene solamente alla fine, a salutare durante il matrimonio. Al contrario, inutilmente protagonisti sono gli animali, che popolano le scene subacquee ma che non hanno il dono della parola come Flounder, Sebastian e Scutter; resta infatti in sospeso la domanda “perché loro sì e gli altri no?”

Grande incomprensione poi circa la scelta di aver fatto dimenticare ad Ariel che solo il bacio del vero amore le permetterà di restare umana e avere indietro la voce; non apporta né toglie alla trama un alcunché di interessante, così come il fatto che Eric mostri timori sul matrimonio con Vanessa (alter ego di Ursula) quando invece dovrebbe essere sotto effetto magico e non mostrare alcun risentimento. Anche per Tritone conserviamo qualche incertezza: Javier Bardem risulta troppo crudo, ispessito, quasi anaffettivo nei confronti della figlia; anche quando alla fine risorge dalle ceneri (letteralmente) grazie ad Ariel, lo scambio di battute rimane lontano dalle scene di amore tra padre e figlia che il cartone invece regalava.

Infine, per quanto ci si abitui alle fattezze reali della fauna che popola La Sirenetta, bisogna ammettere che siano mal disegnati e risultino alle volte quasi bidimensionali.

La Sirenetta nonostante tutto

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Rispetto a quanto la promozione del film lasciava supporre, si esce dalla sala piacevolmente stupiti. La Sirenetta è un prodotto inaspettatamente ben riuscito, nonostante gli alti e bassi e le pecche di cui sopra. Melissa McCarthy è un’Ursula prorompente, che rende bene nel ruolo di cattiva. Un grande applauso va a Halle Bailey che tiene in piedi il film in maniera lodevole, con una perfetta performance sulle note della celebre canzone Part of your world.

Per essere un live action, dopo gli ultimi non troppo meritevoli di successo né di nota, è un film che scorre, che tiene compagnia e sicuramente appaga anche chi è fan degli originals e guarda i remake con occhio scettico.


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