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la società della neve

La società delle neve, il nuovo film sul disastro aereo delle Ande

5 minuti di lettura

La società della neve di J.A. Bayona racconta del famoso disastro aereo delle Ande, l’opera è stata presentata prima a Venezia80 e ora è stata selezionata per rappresentare la Spagna agli Oscar 2024. E’ sicuramente una storia famosa è già raccontata in altri due film, ma di cui bisognerebbe sempre parlare e Bayona lo fa in maniera differente.

Tra la storia vera e la finzione filmica

la società della neve

Nell’Ottobre del 1972 L’aereo 571 dell’Aeronautica militare uruguaiana diretto a Santiago del Chile si schianta e finisce su un vallo delle Ande. A causa di un errore di rotta il velivolo viene tranciato da un crinale roccioso della catena montuosa e la fusoliera si ritrova in un pendio circondato dalla neve. Un terzo delle persone a bordo muore nell’impatto fino a rimanere in sedici fino al giorno del ritrovamento, settantadue giorni dopo il 22 Dicembre dello stesso anno.

Bayona ci immerge subito nella dimensione senza tempo e spazio delle Ande. Dal film viene rimosso uno scalo dell’aereo, legato alle cattive condizioni meteorologiche che sarà una delle cause del disastro, immergendoci subito in questa storia che ha cambiato il secolo scorso.

Tecnicamente il regista intervalla continue riprese delle Ande ai primi piani dei personaggi, trasformati dalle lenti grandangolari che mettono in risalto il deperimento fisico e mentale dei sopravvissuti. La maestosità della natura si scontra con l’ambiente della fusoliera, piccolo e angusto, unico mezzo da cui tutti possono partire per costruire questa nuova società.

L’uomo contemporaneo si riscopre parte di un gruppo in questo scenario. La narrazione è affidata a Numa, uno degli ultimi a morire prima del ritrovamento per denutrizione. Il ragazzo venticinquenne è, per una parte del film, l’occhio attraverso cui lo spettatore guarda la vicenda, ma senza mai togliere spazio e importanza agli altri sopravvissuti. Nel Dicembre del 1972 il gruppo ormai è sfiduciato e debilitato, cosa che porterà Roberto Cannesa e Fernando Parrado a riprendere la spedizione verso il Cile. I due riusciranno ad arrivare in una delle prime zone abitate e a salvare i loro compagni nella valle interna.

La società della neve, unione e collettività

Il nome che il regista decide di dare all’opera esplicita un altro aspetto di questa tragedia. A Bayona non interessano gli scontri, i litigi e le bassezze che sicuramente sono accadute in un contesto del genere, ma si focalizza sull’unione e la collettività: i momenti che precedono la scelta infelice di cibarsi dei propri cari, come lo sconforto vissuto dai sopravvissuti quando apprendono alla radio di essere considerati morti dal mondo intero. Queste sono cose che tutto il gruppo vive e tutti condividono e decidono cosa fare nei due mesi di sopravvivenza.

I personaggi non sono divisi, il film non è un moderno Signore delle mosche, anzi ciò che è raccontato dal regista spagnolo mostra una società quasi completamente altruista, empatica e vicina al dolore dell’altro. Un monito per la nostra società individualista che un giorno potrebbe trovarsi in una condizione simile, dati i cambiamenti climatici.

I personaggi sono abbastanza caratterizzati da non sembrare omogenei, ma sempre dediti agli altri e alla sopravvivenza di tutti. Una maniera di raccontare questa storia diversa e che ha il fine di farci capire come potrebbe andare il mondo, un modo che ha sicuramente una punta di buonismo insito in sé, ma si rimane comunque toccati dalla visione di La società della neve. Uno di quei film che parte da una tragedia per creare un discorso interessante su ciò che siamo come esseri umani e come potremmo essere migliori.


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Classe 2000, studio cinema e arti contemporanee. Sono interessata anche al mondo dell'editoria e della comunicazione e vorrei fare troppe cose nella vita. Per ora scrivo, un modo per guardare oltre la provincia in cui vivo.

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