Oltre a Lo Spazio Inquieto, molti altri erano i film previsti per l’ultima giornata di Artecinema: Not me – a Journey with not Vital, incentrato sulla vita dell’artista, sul dialogo con i suoi sogni e le influenze dei luoghi più amati; Guia Besana – Una questione personale, tentativo del fotografo di sensibilizzare con i suoi scatti ai problemi che la donna contemporanea deve affrontare; Christo et Jeanne-Claude – L’art de cacher, l’art de dévoiler, film sull’intenso rapporto tra arte e vita; infine il titolo di chiusura, Kenny Scharf- When Worlds Collide ricostruisce tramite interviste e rari filmati d’archivio il percorso dell’artista dagli inizi fino alla sua affermazione come icona della pop art.
Un docufilm in particolare, cento per cento italiano, ha raccontato l’iconico artista Franco Angeli (anche regista di diversi documentari) attraverso sguardo e regia dell’omonimo nipote, peraltro presente in sala per presentare al pubblico il suo operato.
Lo Spazio Inquieto, come il suo protagonista
“Quando io ero piccolo lui era già un gigante della pittura“, ha esordito il regista. “Era anche abbastanza timido […] manchevole di alcune forme di comunicazione affettiva; girare questo documentario mi ha permesso di avvicinarmi a lui un po’ di più”. Sua figlia Maria, responsabile della colonna sonora di Lo Spazio Inquieto e voce fuoricampo, lo descrive nel docufilm come un padre tradizionale, mentre sua moglie come un uomo chiuso nella sua intensità, con un occhio fantastico per le cose belle e perennemente immerso nel suo lavoro.
Io non ho mai dipinto il benessere perché non so cosa sia. […] Dipingo con mezzi poverissimi che richiamano la mia esistenza altrettanto povera.
Franco Angeli
Una vita faticosa e difficile quella di Franco Angeli, i cui strascichi sono presenti inevitabilmente nelle sue opere, siano esse frutto di matite e pennelli oppure registrate con una cinepresa. Ciò che emerge con prepotenza ne Lo Spazio Inquieto è il dirompente senso di frenesia che dominava la vita quotidiana dell’artista e che lui stesso cercava di continuo di catturare, con i simboli prima con i filmati poi; e infatti non solo le opere a sfondo politico ma anche quelle monocromatiche dei primi anni ’60, come evidenziato più volte nel film, mostrano un intrinseco dinamismo da cui scaturisce sempre un punto di domanda, segno di un’anima viva e in cerca di cambiamento.
Pur sfruttando al meglio testimonianze di familiari e vecchie conoscenze (tra cui anche quella del regista Marco Bellocchio), non si può fare a meno di notare ne Lo Spazio Inquieto qualche falla. Il tentativo di riportare nella struttura del docufilm l’irrequietezza di cui l’anima di Franco Angeli era pervasa potrebbe infatti essere percepito dal pubblico come disordine, forse a causa della trattazione sincrona dei due filoni tematici di arte e politica, necessaria pena la decontestualizzazione di molte opere. Altra pecca l’utilizzo della voce fuoricampo, spesso non perfettamente integrata nella struttura del docufilm, che comunque rimane efficace dal punto di vista comunicativo.
L’importanza di Artecinema
Volge dunque al termine, almeno in presenza, questa 27° edizione dell’Artecinema Festival in cui tutti i film presentati sono risultati essere di eccellente qualità stilistica, registica ma soprattutto contenutistica, raccontando con l’arte del cinema quella del disegno, della pittura, dell’architettura, della fotografia dei maggiori artisti dello scenario internazionale attuale.
Sulla piattaforma online.artecinema.com sono disponibili fino al 20 ottobre tutti i titoli del festival, un modo questo di garantire anche la diffusione internazionale delle opere. Lo spettatore ha così avuto l’occasione di entrare nel vivo del percorso creativo di ognuna delle personalità protagoniste dei documentari, avvicinandosi in maniera più intima alla poetica delle tematiche trattate. Il cinema, ancora una volta, si è rivelato essere il mezzo più efficace per trasmettere a una platea ampia e appassionata messaggi artistici e sociali importanti per ognuno di noi.
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