Il 27 agosto 1964, sugli schermi del Chinese Theatre di Los Angeles, la tata che tutti sogniamo apriva il suo magico ombrello per la prima volta, sospinta dal vento atterrava a Cherry Tree Lane 17. Mary Poppins, “praticamente perfetta sotto ogni aspetto”, è un personaggio ormai entrato nella cultura popolare, grazie alla strepitosa intereptazione di Julie Andrews, alle canzoni e ai balletti accattivanti che la accompagnano nel film e, soprattutto, per la sua capacità di restare nell’immaginario e nel cuore di ogni adulto e bambino.
Il film diretto da Robert Stevenson segue due bambini, Jane e Micheal, i quali hanno bisogno di una nuova tata. Mary Poppins risponderà alla chiamata, dicendo loro che resterà nel ruolo di bambinaia fino a quando il vento non cambierà. Il cast si arricchisce inoltre di personaggi come Winifred, la madre dei bambini, suffragetta convinta, Bert, spazzacamino tuttofare e ammiratore di Mary Poppins, e George Banks, patriarca della casa, la cui crescita personale è elemento chiave del film.
Un trionfo di tecnica e passione
Mary Poppins è il fiore all’occhiello dei Disney Studios, forse il loro miglior film, in quanto è un tripudio di canzoni indimenticabili in perfetto stile musical (poi adatttato anche a Broadway). Soprattutto il film risulta un capolavoro di animazione, perfettamente mescolata con le scene in live action. Uno degli atti più indimenticabili del film è proprio quella in cui Mary Poppins, Bert e i ragazzi entrano (letteralmente) in un disegno fatto con i gessetti. Oltre a contenere una delle canzoni iconiche del film, “Supercalifragilistichespiralidoso”, le sequenze di ballo performate da Bert (un carichissimo Dick Van Dyke) e la gara a cavallo, incredibilmente fluida grazie alla perfetta integrazione tra personaggi in carne e ossa e quelli animati.
Ma Mary Poppins non è un film da prendere alla leggera: negli occhi sempre brillanti della bambinaia si nota un certo dispiacere quando, a fine film, è costretta a lasciare la famiglia Banks. I momenti seri del film sono abbondanti e non si può fare a meno di versare una lacrima.
Il film è valido sia da bambino che da adulto, in quanto crescendo si capisce come George, all’apparenza insopportabile, in realtà abbia un mondo interiore che non può condividere con i figli. Tutte le sue insicurezze e paure culminano quando viene licenziato dalla banca. Ed è qua che la lezione di Mary Poppins è appresa da tutti: quando non si può fare più nulla, basta sorridere, spendere tempo con i propri cari e far volare un aquilone.
La complessità di Mary Poppins: un lascito tra sogno e realtà
I Disney Studios, vista la popolarità del personaggio, hanno anche cercato di riproporlo recentemente, con il sequel Il ritorno di Mary Poppins, ma ovviamente non è andata come sperato. Nonostante l’innegabile talento di Emily Blunt, Julie Andrews possiede l’emblematicità del personaggio. L’ombrello, la borsa e il cappello distintivi saranno sempre associati a lei, grazie alla saggezza di Walt Disney nel riproporre una storia a lui tanto cara. Ma il personaggio iconogafico non è sempre stato così: quelli che molti dimenticano è che il film è tratto da una serie di libri, molto diversi dalla rappresetazione filmica, opera di un’autrice, P.L. Travers.
Alcuni degli aspetti di questo personaggio, simbolo dell’infanzia per molti, non erano voluti dalla creatrice originaria: quest’ultima infatti si era nettamente opposta alle scene animate e a quelle musicali, da lei ritenuti superflui. In sostanza, ciò che fa di Mary Poppins un Disney Classic e uno dei migliori prodotti della casa (anche candidato all’Oscar per il Miglior Film) era in contrasto con la visione originale dall’autrice. P.L. Travers era preoccupata per l’adattamento da parte di Disney, poiché temeva che potesse portare alla “limatura” dei lati caratteriali più complessi del personaggio, a favore del consueto lieto fine fiabesco. Inoltre, era particolarmente preoccupata per la commercializzazione del suo lavoro e per il possibile stravolgimento del personaggio a cui era affezionata.
60 anni dopo vale la pena interrogarci sull’eredità che ci lascia il personaggio, calandolo nella complessa realtà che viviamo. È difficile immaginare Mary Poppins come un personaggio controverso, tuttavia, per rispettare l’autrice e il suo lavoro, dobbiamo considerare e comprendere questa nuova prospettiva. Per chi vogliamo tifare? Il personaggio ambiguo, un po’ duro o difficile, opera di una penna a noi sconosciuta, o la versione divertente, figlia di papà Disney, il cui background corporazionistico però non va esattamente giù con un poco di zucchero?
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