Perché un umile contadino della provincia di Rieti dovrebbe andare in una metropoli caotica e frenetica come Bruxelles? È così che inizia la storia di Orlando, protagonista del nuovo film di Daniele Vicari con Michele Placido in uscita nelle sale il prossimo 1 dicembre.
Presentato Fuori Concorso al Torino Film Festival 2022, il film si avvale della sceneggiatura di Daniele Vicari e Andrea Cedrola e di un cast d’eccezione: Michele Placido, Angelica Kazankova, Fabrizio Rongione, Federico Pacifici, Denis Mpunga e Christelle Cornil.
Orlando, una favola moderna
A volte basta poco per sconvolgere un’intera vita. A volte tutto comincia da un biglietto trovato nella tasca del cappotto che, magari, fra i fumi dell’alcol non consideri nemmeno e finisci per dimenticartene. Un biglietto con su scritta una semplice frase, piccola ma assolutamente devastante: “Tuo figlio ha bisogno di aiuto”.
È così che Orlando, un burbero contadino 75enne di poche parole, scopre che il figlio Valerio (Camille Pistone), emigrato da tempo a Bruxelles, è gravemente malato e vuole parlargli il prima possibile. Per quanto possa essere legato alla sua terra, all’orto e agli animali e a malapena spiccichi una parola di italiano, Orlando si vede costretto a percorrere in treno quei 1.460 km che dividono casa sua dalla capitale belga.
Dalle campagne verdi ai grattacieli di Bruxelles, Orlando si ritrova a dover fronteggiare la dodicenne Lyse – interpretata da Angelica Kazankova – sua nipote. Una ragazzina vivace e chiacchierona, che all’improvviso si ritrova orfana e alle prese con la scuola, il pattinaggio e un nuovo nonno che fuma troppo e non parla mai.
Ed è, appunto, la convivenza con la nipote che mette l’uomo difronte ad una scelta: tornare in Italia o rimanere in Belgio, dove lei vuole rimanere a tutti i costi?
Il difficile ruolo dei nonni
Come lo stesso Daniele Vicari ha spiegato:
Di Orlando ne ho conosciuti tantissimi, di uomini caparbi, che lottano a mani nude con la terra per trarre qualcosa di importante, per vivere, per farcela, per cavarsela. E’ un modo di affrontare la vita a volte, apparentemente un pochino ruvido, invece sono persone straordinarie.
E Michele Placido è il perfetto contadino ruvido del centro Italia, distante anni luce da quella ragazzina a cui si ritrova a fare da nonno e da padre. Qui si schiude uno dei temi, o forse, il tema principale attorno al quale ruota tutto il film: il rapporto fra nonno e nipote. Perciò, Orlando si rimbocca le maniche a modo suo, fra un lavoro a giornata e l’altro, pur di mantenere se stesso e Lyse.
“Lyse è una bambina di 12 anni, che è tutto futuro, è tutto vita, è tutto desiderio di farcela, desiderio di andare oltre e quindi in qualche modo questa è una chance anche per Orlando. Ma perché la coglie? Perché gli uomini come lui sono indistruttibili, quindi è un po’ un supereroe” – spiega Vicari – “Il racconto ti porta a considerare e a farti la domanda su cosa è l’Europa perché un uomo di 75 anni a Bruxelles deve lavorare per potercela fare”.
Orlando è una perla scheggiata
L’attenzione e la cura dei dettagli sono assolutamente impeccabili. Dal tremolio delle mani del protagonista al focus dato al problema della lingua.
Eppure, durante la visione qualcosa stona. Probabilmente il ritmo piuttosto lento con cui si sviluppa la storia, lentezza che si rispecchia anche nei singoli gesti dei personaggi e che porta lo spettatore a perdere quasi la cognizione del tempo. Tanto che viene da chiedersi: “e quindi? Dove vogliamo andare a parare?” dopo la prima metà del film.
Infatti tutta la prima parte è uno spaccato di una tranquilla quotidianità rurale, salvo poi catapultare lo spettatore in quello che dovrebbe essere il “pieno della vicenda”: il protagonista incontra la nipote e si barcamena fra un lavoro e l’altro per pagare le spese e la passione, assai costosa, della ragazzina.
Sebbene nel film si capisca lo scorrere del tempo dai piccoli rituali della vita quotidiana (il pagare ogni mese l’affitto o l’avvicendarsi del giorno e della notte), non vi è una sensazione di vera scansione temporale e sembra che tutto avvenga in realtà nel giro di pochissimi giorni.
A risentirne, quindi, è soprattutto se ci sia davvero oppure no una reale evoluzione nei sentimenti dei personaggi, i quali sembrano oscillare fra un litigio e una chiacchierata piacevole.
Il carattere chiuso e silenzioso di Orlando rimane quasi immutato, una sorta di muro anche nei confronti di Lyse, con la quale dovrebbe nascere quel naturale affetto e avvicinamento fra nonno e nipote, ma che viene manifestato soltanto nell’abbraccio finale.
Ettore Scola per Vicari
Vicari ha deciso di dedicare il film a Ettore Scola, Maestro del Climax italiano, da sempre attento agli sguardi dei suoi personaggi.
Regista di film indimenticabili come C’eravamo tanto amati, Brutti, sporchi e cattivi, Una giornata particolare, La terrazza e La famiglia, Ettore Scola ha saputo cogliere il lato buffo dell’esistenza, non perdendo, però, di vista quel senso di ricerca del senso della vita o di sé stessi che accomuna tutti.
Vicari lo ha voluto omaggiare così:
Aveva un Orlando dentro di sé molto chiaro, molto netto. Un Orlando che però ho dentro anche io e abbiamo tutti un po’ dentro. Quella parte della nostra storia noi stiamo facendo finta che non esista ma in realtà c’è. E Ettore, siccome era un grande autore, sapeva perfettamente che c’era, e l’ha anche raccontata nei suoi film.
Seguici su Instagram, Tik Tok, Twitch e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!