Ormai è proprio vero: sono finiti i tempi delle principesse per la Disney, è arrivato il momento delle eroine; e Prey (con la sua guerriera Naru), film diretto da Dan Trachtenberg, è l’esempio più lampante della rivoluzione favolistica, il vero punto di svolta, un cambiamento serio e studiato a dovere. La principessa lascia il testimone alla eroina. Ultimo capitolo della saga di Predator, prequel della cultissima saga nata nel lontano ’87, Prey è disponibile dal 5 agosto sulla piattaforma streaming Disney+.
Le origini del predatore
La Disney torna a far rivvivere una delle saghe più amate del cinema mondiale, e lo fa raccontando le orgini del mostro, le origini del predatore.
1700, una terribile, crudele quanto indefinita presenza attacca una tribù di Comanche. Non un animale, e nemmeno un mostro, ma qualcosa di estraneo, mai visto prima, venuto da lontano, da un altro mondo e con tecnologie che poche speranze lasciano a lance e frecce (o alle pallottole dei coloni). Naru (Amber Midthunder), intrapendente e solitaria eroina, farà di tutto pur di proteggere i suoi e sconfiggere la nuova e misteriosa minaccia, arrivando a sfidarlo in un atroce confronto.
Predator e Nativi, un accostamento ambiguo, forse anche ostico, ma che in Prey, viene sviluppato a dovere. Potrebbe sembrare un’idea un po’ folle, da filmaccio di serie z anni ’70, eppure alieni (ancora oggi) futuristici e indiani d’America in questo piccolo film (di 100 minuti) riescono a convivere senza troppi sforzi. Si passa dall’action alla paura, dal fantascientifico al film di formazione e al thrilling, e l’azione (anche se a singhiozzi) non tarda ad arrivare.
Ottima l’atmosfera del racconto. Ambientazioni cupe, selvagge e azioni macabre, spietate, con un tenue alone di splatter.
Una vera guerriera
Se loro non vedono tu mostraglielo
Lo dice Naru all’inizio del film, e la frase, pronunciata en passant, rimane come leitmotiv di tutta l’opera. Ed è proprio la protagonista a mostrare, sia alla sua tribù sia allo spettatore cosa sta per succedere.
Una nuova protagonista in veste Disney. Una guerriera, una vera guerriera. Una eroina che fa dell’intelligenza e dell’astuzia il suo punto di forza; la sua arma migliore. Vedere lo scontro finale per credere.
In breve, Prey è un buon passatempo. Poco impegno e buona resa per un film che di certo (ovviamente) non punta alla palma d’oro a Cannes. Buoni gli attori, tra tutti Amber Midthunder, la protagonista, presente in quasi tutti i cento minuti. Meno buoni, invece, gli effetti speciali, a tratti deboli e la regia che alterna momenti discreti a gravi cadute di stile (la ripetizione rende disgustosa anche la tecnica di trasfocatura continua).
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