Nelle sale dal 5 maggio, Settembre, il nuovo film di Giulia Louise Steigerwalt, è una nota allegra e colorata nel panorama cinematografico italiano.
Al centro dei riflettori Fabrizio Bentivoglio, Barbara Ronchi, Thony, Andrea Sartoretti, Tesa Litvan, Margherita Rebeggiani e Luca Nozzoli. Un cast brillante, che sa donare trasporto e la giusta dose di spensieratezza a un film dolcemente semplice, fatto di sottili verità nascoste.
Settembre è un nuovo inizio
Come il titolo recita, è il mese di Settembre, siamo a Roma. La scuola è ricominciata e insieme ad essa anche le cose quotidiane riprendono il loro corso dopo la pausa estiva. Seguiamo lo svolgersi delle giornate di Maria e Sergio, due adolescenti alle prime armi con le esperienze sessuali; della vita di Francesca, di come non si trovi più bene con il marito, e di Debora, la sua migliore amica, anche lei inglobata in un matrimonio che le sta stretto; di Guglielmo, un ginecologo annoiato e di Ana, una giovane prostituta innamorata.
A Settembre è come se il velo della quotidianità venisse per un momento sollevato: quando arriva il momento di rientrare nelle vecchie scarpe per la prima volta dopo settimane di infradito e piedi scalzi, ci si sente scomodi, a disagio. Si sentono tutti quei sassolini che prima, con movimento deciso, si tendeva a spostare in punta, alla ricerca di un sollievo momentaneo. I sassolini dei sei protagonisti vengono qui fatti rotolare davanti al pubblico, che ha il compito di individuarli e, insieme a Francesca, Debora e tutti gli altri, raccoglierli per lasciarseli alle spalle.
Una storia di sassolini quotidiani
Settembre è un film che narra una vita comune, esperienze che ci riguardano, se non nei fatti almeno negli insegnamenti. I protagonisti sono anime sole. Sono persi in giornate e in gesti ripetitivi, in un loop che li attanaglia. Sono alla ricerca di una svolta, di un contatto, di qualcuno, di un “altro” dentro il quale rivedersi e spogliarsi di ogni grinza sul vestito, di ogni sassolino intrappolato nelle scarpe.
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Francesca e Debora sono accomunate dalla stessa solitudine, quella che trova sollievo solo quando sono insieme. Amiche di una vita nascondono sentimenti profondi che vanno al di là delle certezze quotidiane finora vissute.
Maria e Sergio sono la leggerezza e la difficoltà dei primi amori, intrecciati da un rapporto in perfetto bilico tra il sentirsi impacciati e l’essere totalmente a nudo di fronte all’altro.
Guglielmo e Ana sono invece l’uno lo specchio dell’altra. Un duo insolito, che trova la luce in un contesto amaro, dal quale entrambi escono, infine, arricchiti.
Sono storie esili perché raccontano di un quotidiano simile a quello di chiunque, di sentimenti e relazioni che si confondono nella normalità, ma che in Settembre possiamo osservare da vicino, in un’impresa catartica che lascia lo spettatore leggero alla fine del film.
Settembre, l’inizio di Steigerwalt
Esordio alla regia di Giulia Louise Steigerwalt, Settembre è buona metafora del suo percorso: da attrice, a scenografa e ora regista, è l’inizio di una nuova avventura, il punto di partenza di un nuovo viaggio. Settembre è ben scritto e ben diretto, leggero e divertente, capace di intrattenere e di non perdersi tra le vie delle sue trame. Le sei vite, infatti, riescono nel loro esito perché ben amalgamate, in perfetto equilibrio le une con le altre.
La regia non presenta nulla di eccezionale, le scelte stilistiche compiute non sono gloriose, ma Settembre riesce bene proprio per questo: è il racconto di una normalità che resta tale, che non va idolatrata né arricchita di dettagli, ma, al contrario, apprezzata per la linea semplice che mantiene. Si tratta di un cinema “timido”, che sembra chiedere il permesso ogni volta che il dialogo sfocia in una riflessione un po’ più profonda, che ci tocca un po’ più da vicino.
Lo spettatore si lascia accompagnare senza timori, spensierato, allegro. Talmente leggero che, quando le luci in sala si riaccendono, sente il bisogno di correre in spiaggia, a piedi nudi, senza alcun pensiero-sassolino al mondo.
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