Il 23 aprile è arrivata su Netflix una serie fantasy abbastanza attesa. Si tratta di Tenebre e Ossa, l’adattamento televisivo di due best-seller della scrittrice statunitense Leigh Bardugo. Otto episodi, tutti da bingewatchare, sono stati rilasciati sulla piattaforma, entrando rapidamente a far parte della top 10 dei più visti su Netflix.
Lo show vanta un cast non stellare ma vincente, formato da giovani attori alle prime armi (eccetto il più navigato Ben Barnes) ma molto capaci, e una sceneggiatura che ha saputo mettere d’accordo il pubblico generalista e i più puristi lettori dell’universo creato da Bardugo. Lo showrunner Eric Heisserer (Arrival, Bird Box, Bloodshot), coadiuvato dalla stessa Leigh Bardugo, qui in veste di produttrice esecutiva, ha rispettato la storia originaria, aggiungendo qualche variazione per adattarla alla serialità.
Il risultato è una sorta di Game of Thrones per adolescenti, non privo di cliché da young adult ma equilibrato e godibile.
Due libri intrecciati
La nostra storia segue due linee narrative, che finiscono con l’intrecciarsi. La linea principale segue le vicende raccontate nell’omonimo romanzo Tenebre e Ossa, e procede in pieno stile young adult: la protagonista Alina Starkov (Jessie Mei Li) è divisa tra l’affetto per l’amico d’infanzia Mal (Archie Renaux) e l’amore per il suo mentore Aleksander Kirigan (Ben Barnes), il temuto Generale Oscuro, ma nel frattempo deve confrontarsi con l’inattesa scoperta dei suoi poteri “magici” e quindi con una nuova vita.
Si tratta della classica storia fantasy in cui una giovane ordinaria (una cartografa dell’esercito) si rivela la prescelta per salvare il mondo (qui, per distruggere la Faglia, una barriera di oscurità d’ostacolo per la crescita e l’approvvigionamento della città di Ravka Ovest, poiché quasi impossibile da attraversare).
La linea narrativa secondaria è basata sulla trama del libro Sei di Corvi, facente parte del medesimo universo letterario. Qui troviamo il mercenario Kaz Brekker (Freddy Carter) e il suo gruppo, i Corvi appunto, formato da Inej Ghafa (Amita Suman) e Jesper Fahey (Kit Young) e impegnato in intricati piani criminali.
Un universo fantasy diversificato e originale
L’universo frutto della penna di Leigh Bardugo appare ai non-lettori abbastanza complesso da capire. La possibilità di attingere ad un set di parole, luoghi e personaggi immenso è un’arma a doppio taglio. Se da un lato può portare il grande beneficio di rendere meno noioso e più originale il racconto, dall’altro può generare confusione nello spettatore poco esperto.
Chi non ha mai letto un libro di Bardugo viene catapultato in un mondo fantastico in cui lingue, espressioni e città sono invenzioni dell’autrice. In un primo momento è difficile orientarsi, sebbene il problema sia risolto in fretta col passare degli episodi.
Tenebre e ossa è ambientato in aree geografiche ispirate a regioni realmente esistite (Ravka ricorda la Russia zarista, lo Shu Han fa riferimento all’Antico Oriente e così via), si articola seguendo una mappa fittizia ben precisa. Da soli 8 episodi emergono usi e costumi delle varie terre, che sono in continua lotta tra loro, ma anche figure come i Grisha (che danno il nome all’universo, il Grishaverse), élite capace di utilizzare la cosiddetta Piccola Scienza per controllare variamente la materia, a seconda delle inclinazioni personali di ciascuno, e i Drüskelle, burberi cacciatori di Grisha.
Finalmente uno young adult adattato con successo, con qualche riserva
Netflix è riuscito a dare al pubblico un adattamento tutto sommato riuscito, che va bene un po’ per tutti. Il target ideale è uno spettatore giovanissimo, in età adolescenziale. Ma se foste oltre la soglia dei vent’anni, non temete! Siamo di fronte ad uno young adult che può essere seguito anche da un pubblico più eterogeneo, un’opera comprensibile non soltanto ai fan sfegatati della saga. Scordatevi la trasposizione televisiva di Shadowhunter o il trash di The Shannara Chronicles, per citare due esempi infelici di fantasy per ragazzi.
In Tenebre e Ossa i pro superano i contro. Innanzitutto lo showrunner ha agito con furbizia quando si è imposto perché le trame di due libri diversi confluissero in un’unica serie, poiché se la trama principale ripropone lo stereotipo trito e ritrito del triangolo amoroso, la trama secondaria – quella dei Corvi – si dimostra più avvincente senza bisogno di scomodare arti magiche ed esseri leggendari. È proprio questa che aiuta a “staccare” dall’impostazione eccessivamente young adult e a stemperare quei cliché tipici del genere.
Inoltre la stessa scelta del Grishaverse, realtà multietnica e popolata da personaggi di ogni orientamento e identità sessuale, si presta bene agli scopi di un produttore come Netflix, che non ha dunque bisogno di modificare in maniera sostanziale gli elementi della storia rischiando di rovinarla. Tenebre e Ossa rispecchia infatti tutto ciò che Netflix vuole promuovere: diversity, apertura, inclusività.
Un altro punto di forza di Tenebre e Ossa è, come scritto sopra, la scrittura sufficientemente buona. Non abbiamo una profondità inaudita, ma la narrazione è scorrevole. Sono assenti gli aberranti “spiegoni” che trattano lo spettatore da scolaretto sprovveduto a cui lo sceneggiatore fa un pratico disegnino di ciò che succede, quasi tutto passa attraverso l’immagine o il dialogo tra personaggi. Infine, costumi, scenografie ed effetti visivi sono curati, mostri e magie sono credibili e si salvano dal calderone di trash in cui sguazzano, purtroppo, fin troppi young adult. Il livello non è quello raggiunto da alcuni episodi de Il trono di Spade, ma resta sopra la media.
Il cast di Tenebre e ossa funziona?
Nonostante la giovane età e la poca esperienza, tutti i membri del cast hanno fatto un lavoro magistrale sui personaggi, tanto da accontentare anche i fan più esigenti. Ognuno ha la propria caratterizzazione, fornita sì dalla buona sceneggiatura ma soprattutto dalle espressioni, dai toni, dalla gestualità degli attori e delle attrici.
Ogni personaggio è un pezzo del puzzle, funzionale quindi alla narrazione. È assente la fastidiosa figura del comic relief messo là per forza (sì, Jar Jar Binks, stiamo parlando di te), è sufficiente il Corvo Jesper a strappare qualche risata, tra uno sparo e l’altro delle sue fidate pistole.
Piccola pecca: nel libro, si parla di ragazzini molto giovani, tutti ben al di sotto dei vent’anni, mentre per la serie sono stati selezionati attori con età reale e scenica intorno ai venticinque anni.
Ciò non rappresenta un grave problema un sé, ma rende ridicole alcune interazioni. Il comportamento immaturo che ci si può aspettare da un diciassettenne non è giustificabile se adottato da qualcuno che l’adolescenza l’ha abbandonata da un pezzo.
Ad esempio, il fatto che Mal non si sia mai reso conto in tanti anni del proprio interesse amoroso nei confronti dell’amica Alina è un po’ inverosimile, se si pensa che l’età delle scoperte sentimentali e sessuali deve averla già superata.
Allo stesso modo Alina è spesso troppo ingenua, ha reazioni impulsive e immature, che sarebbero più comprensibili se fosse una ragazzina come nel libro. Oltretutto il personaggio di Alina è vittima del passaggio di medium: il romanzo è narrato in prima persona da lei, quindi su carta i suoi mutamenti emotivi e le sue riflessioni sono espresse chiaramente tramite monologhi, cosa che nello show era impossibile da ottenere (questo fa sì che la sua disposizione verso Mal sembri subire un repentino cambiamento da una puntata all’altra, ad esempio).
La seconda stagione di Tenebre e ossa è in arrivo
In conclusione, Tenebre e ossa è un esperimento riuscito. Ancora una volta Netflix decide di affrontare tematiche attuali, in questo caso la discriminazione e la xenofobia, che sono le vere piaghe del Grishaverse; il nemico da combattere non è tanto la Faglia (che certo non aiuta) o L’Oscuro che l’ha creata quanto la paura del diverso, che fa odiare chiunque provenga da una terra che non è la propria.
Se in universi come Star Wars tutte le creature vivono più o meno in armonia, in Tenebre e Ossa regna il caos e la guerriglia. Quindi, al contrario della maggioranza degli young adult, questo fantasy si rivolge ai ragazzi per mandare un messaggio che non si limita al classico “accettati così come sei”, ma che illustra chiaramente i disagi dovuti alla xenofobia e alla mancanza di un dialogo pacifico.
Dato che forma e contenuto proposti nella prima stagione sono stati vincenti, si auspica un ritorno dei personaggi per una seconda stagione (preannunciata dal finale). Stavolta, magari, con qualche episodio in più, che certo andrebbe contro la politica bulimica di Netflix, desideroso di moltiplicare a dismisura i prodotti in catalogo, ma aiuterebbe lo spettatore a godersi meglio la trama e a scoprire il Grishaverse.
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