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Immagine tratta da Inside Out 2: da sinistra, Tristezza, Rabbia, Gioia, Imbarazzo, Ansia, Invidia, Ennui, Paura, Disgusto.

I migliori film d’animazione del 2024, secondo noi

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17 minuti di lettura

L’animazione non è un genere, è un mezzo, direbbe Guillermo Del Toro. Polimorfo e in continuo movimento, il cinema d’animazione riesce a dare vita agli immaginari più diversi, complessi, variopinti. Se il cinema è un sogno, la sua evoluzione più alta è nell’animazione perché nessun altro linguaggio visivo riesce a tradurre con la stessa libertà emozioni e mondi altrimenti solo pensati: grattacieli di plastilina sorgono sotto gli occhi degli spettatori, personaggi disegnati a penna saltano da un foglio all’altro, animali d’acquerello si rincorrono sullo schermo a ritmo di musica.

Nonostante sia stato a lungo etichettato come materiale per bambini, questo tipo di cinema sta trovando nuova linfa, perdipiù lontano dalle grandi case storiche, che quest’anno hanno continuato a perdere mordente (salvo rare eccezioni). Il 2024 è stato segnato da pochi blockbuster e tante piccole perle, ancor più di quanto era avvenuto lo scorso anno. Abbiamo provato a stilare una lista degli nostri preferiti, senza dimenticare la serialità. L’assenza di film come Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki e Linda e il pollo è giustificata dal fatto che fossero già presenti nella lista dei migliori film d’animazione del 2023, sebbene siano arrivati nelle sale italiane solo nel 2024.

La lista, come al solito, non segue un’ordine di gradimento né di altro tipo, ma le serie d’animazione si trovano nella seconda metà dell’articolo.

Inside Out 2

Gioia e Ansia in Inside Out 2.

Esordio alla regia di Kelsey Mann e sequel dell’amatissimo film Pixar del 2015, Inside Out 2 rivede la sua protagonista un anno dopo la fine delle sue ultime avventure: Riley ora ha tredici anni e deve iniziare il liceo, un momento fatidico per qualsiasi adolescente. Le sue emozioni – Gioia, Rabbia, Tristezza, Disgusto e Paura – sono, loro malgrado, costrette a cedere il comando ai nuovi arrivati: Imbarazzo, Invidia, Ennui e, soprattutto, Ansia.

Inside Out 2 si dimostra un seguito legittimo del suo predecessore, surclassandolo addirittura per ampiezza ed inventività delle ambientazioni e fascino del character design. Il suo messaggio finale di accettazione di sé, pur non essendo originale, colpisce perché vediamo i pregi e difetti di Riley in azione, comprendendo cioè le emozioni delle sue emozioni. Un prodotto di qualità, che ha saputo risvegliare nei fan della Pixar un affetto che, purtroppo, negli ultimi tempi si era assopito.

Il Robot Selvaggio

Un'immagine de Il Robot Selvaggio, in cui vediamo il protagonista i cespugli.

Diretto da Chris Sanders, Il Robot Selvaggio, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo illustrato da Peter Brown, è una favola universale capace di rivolgersi indistintamente al pubblico adulto come al bambino, trattando temi complicati come la genitorialità, la morte e la ricerca di una propria identità.

Grazie a una storia commovente e al tempo stesso ironica, profonda nella sua semplicità, Il Robot Selvaggio scalda il cuore degli spettatori, raccontando il rapporto tra tecnologia e natura, ma soprattutto presentando una profonda riflessione sulla nostra società. È l’amore il sentimento che anima il film, nella sua concezione di forza inarrestabile capace di creare connessioni indissolubili. E in un mondo, il nostro, in cui sembra esserci sempre meno spazio per l’amore, Il Robot Selvaggio è un inno di rivoluzione sociale.

Flow Un Mondo da salvare

Immagine tratta dal film d'animazione Flow: il gatto protagonista si trova sull'albero di una barca in mezzo al mare.

Diretto dal lettone Gints Zilbalodis, Flow è un film audace come pochi: scegliere il medium dell’animazione e mescolarlo all’estetica videoludica non è cosa che si vede tutti i giorni; farlo raccontando una storia senza dialoghi di alcun tipo è pura follia creativa. Eppure, i silenzi di Flow funzionano alla perfezione, a tratti carichi di potenziale comico, a tratti madidi di poesia e tragedia. Protagonisti sono un piccolo gatto nero e la sua banda di assortiti animali, dispersi in un mondo senza umani e completamente inondato da un diluvio universale.

Il loro viaggio richiama proprio la struttura narrativa più classica dei videogiochi: spostarsi da punto A a punto B. In più, il film è costruito a piccoli compartimenti stagni di episodi ed ostacoli da superare, che sembrano quasi rimandare ad una suddivisione in livelli di gioco. Ma ciò che maggiormente convince dello strano mix di media da cui nasce Flow è la sua estetica pulitissima e quasi poligonale: il character design, le atmosfere e i colori richiamano più che esplicitamente i capolavori del game director Fumito Ueda, autore di Shadow of the Colossus (2005) e The Last Guardian (2016).

Invelle

Immagine tratta dal film d'animazione Invelle: madre e figlia si abbracciano.

Scrivere di animazione italiana quasi non sembra vero, ma farlo di buona animazione italiana pare un sogno. Eppure, Invelle, del già affermato autore Simone Massi, è un complesso viaggio attraverso la storia italiana e l’identità, prima contadina, poi proletaria, di tre donne. Nonna, madre e figlia si susseguono nel ruolo di protagoniste come se fossero l’una la naturale progressione della precedente: il loro ruolo nella casa di poco cambia, mentre il mondo attorno a loro muta in maniera irreversibile, passando dai primi anni del 1900, attraverso il fascismo, fino agli anni di piombo.

Ciò che più colpisce del film è lo spregiudicato utilizzo delle possibilità offerte dal medium: giochi d’inchiostro e di prospettiva; mirabolanti “movimenti di macchina” che entrano negli spazi bianchi e li trasformano in pezzi di trama; un raffinatissimo uso dell’animazione. Tutto ciò consente a Invelle di misurarsi, sia per temi affrontati che per resa tecnica, con grandi titoli dell’animazione autoriale come The Missing Picture (2013) e La Casa Lobo (2018).

Invelle è presente anche nella nostra lista dei migliori film italiani del 2024.

Orion e il Buio

orion e il buio film d'animazione del 2024

A dieci anni di distanza dallo straniante Anomalisa, Charlie Kaufman torna all’animazione con Orion e il Buio, tratto dall’omonimo libro illustrato di Emma Yarlett e diretto da Sean Charmatz. Il protagonista, Orion, è un bambino ma è già panofobico, è terrorizzato da qualsiasi cambiamento e pensa sempre al peggio. Kaufman racconta una storia che forse diverte i bambini ma che mette a disagio gli adulti, che in Orion non possono non vedere l’incarnazione di una società alla deriva, logorata dall’ansia da prestazione fin dalla più tenera età.

Una notte, le paure del protagonista prendono forma: Buio in persona si presenta nella sua cameretta e da lì l’intero film è un tentativo di convincere Orion ad apprezzare tutto ciò di cui ha timore, vincendo la paura con la conoscenza. Buio lo porta con sé nella notte, accompagnato da una bizzarra combriccola: Sonno, Dolci Sogni, Quiete, Insonnia, Rumori Misteriosi, cinque creature antropomorfe in stile Inside Out (o Elemental). La trama – kaufmaniana senza correre il rischio di essere disturbante per un pubblico di bambini – si stratifica e si rivela più interessante del previsto. Disponibile su Netflix.

Memoir of a Snail

Primo piano della protagonista di Memoir of a Snail.

Presentato in anteprima a Milano nei primi giorni di dicembre, l’ultima fatica dell’australiano Adam Elliot, regista dell’ormai moderno classico Mary and Max (2009), è un vero e proprio tripudio di animazione in stop motion. In Memoir of a Snail, seguiamo le vicende di Grace, timida ragazza alla quale capitano una serie di terribili sfortune, che la costringono ad allontanarsi dal gemello Gilbert e a chiudersi a chiocciola in un mondo fatto di possessioni materiali e memorabilia a forma di lumaca.

Già dall’inquadratura d’apertura, uno strepitoso piano sequenza eseguito su uno dei “set” di stop motion più riccamente decorati degli ultimi anni, il film rende chiarissimo il proprio messaggio: un mondo inondato di chincaglierie e oggetti inutili viene sorvolato dalla camera proprio come nel celeberrimo finale di Quarto Potere (1940), quando tutti i possedimenti di Kane vengono disposti attorno alle fornaci di Xanadu per essere bruciati, a mo’ di profilo cittadino, coi suoi grattacieli, avveniristici ponti e soffocanti spazi. Memoir of a Snail parla proprio dell’odierno consumismo e di come tante, troppe persone siano appesantite dal loro maniacale accumulare “roba,” nel senso Verghiano del termine. Una piccola gemma di rara poesia e forza politica.

Hazbin Hotel

I personaggi della serie d'animazione Hazbin Hotel.

Il valore intrinseco di un prodotto come Hazbin Hotel, creato dall’illustratrice Vivianne Medrano, sta nell’iter produttivo da cui nasce: dai primi sketches di più di dieci anni fa, passando per l’episodio pilot da 100 mila e passa visualizzazioni su YouTube, fino all’acquisizione da parte di A24 e l’uscita della prima stagione su Prime Video.

Seguiamo le avventure di Charlie Morningstar, principessa dell’Inferno, e degli ospiti del suo hotel, una serie di demoni e peccatori in cerca di redenzione e comprensione. Quello che davvero affascina di Hazbin Hotel è, oltre all’ottima fattura di animazione, character design e musiche, la natura stessa del progetto. Infatti, fino a qualche anno fa, era raro fare il salto dal web ai media più tradizionali senza cadere rovinosamente all’atterraggio, mentre Medrano dimostra che non solo il salto è possibile, ma che, se curato con il giusto quality control ed un’immensa dose di caparbietà, il web può seriamente diventare fucina di nuove voci creative, pronte a farsi sentire e a rinnovare stili e archetipi della narrazione visiva.

Arcane

Jinx nella serie d'animazione Arcane.

Arcane, che ha ridefinito le regole dell’epica fantasy, si è conclusa quest’anno con la seconda ed ultima stagione, ma difficilmente verrà dimenticata, in quanto ha aperto una nuova era nel trattare temi come il conflitto, l’amore e l’odio. Le città di Piltover e Zaun sono ai ferri corti e i protagonisti si scontreranno per difendere la loro gente e combattere per i loro ideali: nuovi campioni entrano in gioco e hanno il potere di ribaltare la situazione e cambiare la realtà in cui vivono.

La stupefacente colonna sonora accompagna incredibili sequenze d’azione e combattimento; l’adrenalina, oltre che lo stile, i fondali e i colori, esplode in ogni inquadratura, un quadro in cui il 3D e il 2D si mescolano e offrono uno spettacolo ineguagliabile e splendente da ogni punto di vista.

Sausage Party: Cibopolis

Brenda e Frank in Sausage Party: Cibopolis.

Evan Goldberg, Seth Rogen e Jonah Hill non si smentiscono e non smettono di portare sullo schermo spietate e corrosive parodie animate sulla politica e la società americane, in questo caso sotto forma di cibi parlanti che sottomettono la razza umana.

Sausage Party: Cibopolis è la serie sequel del già noto e sarcastico film d’animazione politicamente scorretto diretto da Conrad Vernon: i cibi hanno sconfitto e ucciso gran parte degli esseri umani e ora devono fare i conti con un pianeta ostile e con i loro desideri di potere e di vendetta repressi, che li portano a domandarsi come strutturare una nuova società e come fondare un nuovo governo. Follia alimentare animata in 3D, il film non si lascia mai scappare un’occasione per un gioco di parole o un doppio senso, per strappare una risata allo spettatore o per sbalordirlo con la quantità di scene assurde che la serie offre senza troppi fronzoli.

Twilight of the Gods

Sigrid combatte in Twilight of the Gods.

Cosa succede se Zack Snyder s’impossessa dell’enorme compendio di mitologia norrena e lo affida a due registi d’azione come Jay Oliva e Eric Carrasco? I due tirano fuori una storia di vendetta e dolore, in cui una donna, per vendicarsi dello sterminio della propria famiglia da parte di un Thor arrogante e sanguinario, raduna a sé una compagnia di fuorilegge, mistici e mercenari per andare davanti alle porte del Valhalla a chiedere un pegno di sangue per il torto subito e, sotto consiglio di Loki, ad assaltare il regno degli dei, dando inizio alla fine del mondo, il Ragnarok.

Twilight of the Gods è una serie d’azione epica, in cui Snyder si diverte a mettere in scena una tragedia e, attraverso l’animazione tradizionale, si libera di ogni freno inibitorio per accontentare il suo vasto fandom e offrire 8 episodi in cui sangue e sberle alle divinità non si frenano. E tutto ciò è gloriosamente divertente.

Secret Level

Immagine dei personaggi di Secret Level.

Il potere dell’immaginario pop videoludico al suo massimo splendore. Secret Level, la nuova serie d’animazione di Tim Miller, è un viaggio tra i diversi universi del videogioco che sorprende e stupisce anche i meno avvezzi al medium. Le 15 storie rielaborano i mondi d’appartenenza o sono delle appassionate lettere d’amore verso i fan e il videogioco originale: i titoli si sprecano, da quelli più famosi, tra cui Dungeons & Dragons, Unreal Tournament, Warhammer 40.000 e Pac Man, fino a quelli più ricercati, come Sifu, Exodus, Spelunky e Crossfire.

Ogni episodio è realizzato con uno stile d’animazione iper curato e adatto al tono e alla reinterpretazione di quel preciso universo. La serie è puro intrattenimento e conferma che il videogioco e il grande schermo ormai sono legati come non mai: nuovi filoni narrativi e nuove arti di forme ibride possono essere possibili. Basta non smettere di giocare.


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Dal 1995 inseguo sogni e mostri. Che siano di plastilina o di pixel. Quando mi fermo scrivo poesie, giro qualche video e se riesco mi riposo cucinando una torta di ciliegie con un buona tazza di caffè, con un sottofondo di una colonna sonora sognante o di un album di Sting.

Classe 1998, con una laurea in DAMS. Attualmente studio Cinema, Televisione e Produzione Multimediale a Bologna e mi interesso di comunicazione e marketing. Sempre a corsa tra mille impegni, il cinema resta il vizio a cui non so rinunciare.

Appassionato e studioso di cinema fin dalla tenera età, combatto ogni giorno cercando di fare divulgazione cinematografica scrivendo, postando e parlando di film ad ogni occasione. Andare al cinema è un'esperienza religiosa: non solo perché credere che suoni e colori in rapida successione possano cambiare il mondo è un atto di pura fede, ma anche perché di fronte ai film siamo tutti uguali. Nel buio di una stanza di proiezione siamo solo silhouette che ridono e piangono all'unisono. E credo che questo sia bellissimo.

Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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