La fantascienza, specie il filone europeo, ha sempre assunto un piglio sarcastico nei confronti dei blockbuster americani e di quella leggerezza che tratta il genere non con eccentricità ed epicità esagerata, ma inserendo una morale o una visione originale del presente. L’Europa è stata una roccaforte del cinema d’essai, dove si sono potuti sviluppare e rielaborare altri generi più famosi e declinarli verso manifesti politici o pellicole d’exploit con un gran senso dell’immaginazione.
In Francia e in Italia, dagli anni ’60 fino ad oggi, abbiamo sviluppato pellicole immerse in due realtà: quella fantastica dello spazio e della fiaba, e quella attuale, rurale o urbana. Insomma, da noi, personaggi anime di un fumetto come Jeeg Robot combattono e vivono nei quartieri suburbani di una Roma distante dal centro, oppure due razze aliene si sfidano e si preparano alla battaglia in un paesino francese che si affaccia sulla Manica.
L’Impero di Bruno Dumont, ultimo film del regista francese di Hors Satan e France, distribuito sulla piattaforma streaming Mubi, è una co-produzione internazionale realizzata da Francia, Belgio, Italia, Germania e Portogallo. L’Impero narra di uno scontro interplanetario tra la razza degli Uno, i paladini delle virtù, e la razza degli Zero, i cavalieri della perdizione che proteggono il nuovo principe, il quale porterà il mondo in una nuova era. Le due potenze aliene si danno battaglia nello spazio e nella campagna francese, per sottomettere e controllare definitivamente l’umanità.
L’Impero, battaglie spaziali e urbane tra alieni e mortali
Gli Uno e gli Zero sono tra noi. Gli alieni de L’Impero assumono fattezze umane per insidiarsi nella nostra società, corrompendola o portandola sulla retta via. I cavalieri del Margat cercano di attirare più umani alla loro specie e difendono un bebè destinato a regnare sul loro impero, mentre i combattenti degli Uno addestrano nuove reclute per la prossima battaglia contro la razza demoniaca degli Zero.
Jony è un demone, che ha in custodia il Margat assieme a sua madre e a Line, ragazza umana, da poco divenuta un’accolita. Jony si deve guardare non solo dall’incompetenza degli umani, in particolare della polizia, ma anche dalla sensuale Jane, principessa guerriera degli Uno, a cui è stato ordinato di eliminare il bambino. Scatterà anche una relazione interspecie con Jony poiché i due non resistono al loro lato umano, proprio come in una saga fantascientifica in cui nemici giurati si attraggono e a volte si sciolgono in un atto spassionato d’amore.
Fabrice Luchini, nei panni dell’estroso imperatore delle orde degli Zero, guida un cast di giovani talenti del cinema francese, come Anamaria Vartolomei, vista nel nuovo adattamento de Il Conte di Montecristo; Lyna Khoudri, che ha partecipato alla saga de I Tre Moschettieri e a The French Dispatch; Brandon Vlieghe, alla prima prova sul grande schermo; e Camille Cottin, nota nel panorama internazionale per Assassinio a Venezia e House of Gucci. Dumont sprona il suo cast ad una recitazione giocosa ed esagerata, volutamente caricata per fare da contrasto ad un ambiente assurdo, quasi ad imitare una recita teatrale di un episodio di Star Wars.
La leggerezza permea l’anima de L’Impero e non c’è un momento in cui i protagonisti non si ritrovino in situazioni tra l’assurdo e l’epico: siamo dalle parti del cinema fantastico di Van Dormael, che si sposa con gli effetti speciali e le battaglie di Star Wars. L’Impero nasce proprio per parodiare i film più famosi del genere e rielaborare in chiave fantascientifica e surreale l’Apocalisse di Giovanni. Infatti, oltre alle citazioni cinematografiche, come navi spaziali e spade laser, c’è proprio il conflitto di biblica memoria tra bene e male, la venuta dell‘Anticristo e l’Armageddon, lo scontro finale che sconvolgerà la Terra.
L’Impero, reinventare storie con umorismo e leggerezza
Ne L’Impero, le astronavi – che di spaziale hanno ben poco -, ricordano più cattedrali gotiche e regge barocche, abitate da esseri fatti di luce o d’ombra, che parlano al contrario e si baloccano con la loro corte, composta da scherzi della natura o nobili virtuosi. La colonna sonora è un’ulteriore presa in giro, che rende ancora più assurdi e paradossali i momenti seri e drammatici: le arie di Purcell e Bach sono di contrasto e accompagnamento alle azioni dei personaggi.
E cosa fa l’umanità di fronte a questo conflitto intergalattico? Nulla. O si arruola passivamente in una delle due fazioni, o guarda alla fine senza dire niente: un po’ come i due detective della polizia, Carpentier (un anziano che mugola e borbotta frasi sconnesse) e Van Der Weyden (il più logorroico dei due), che brancolano nel bel mezzo di una cittadina di campagna e che sembrano usciti da una vignetta umoristica. L’umanità va avanti, ma è sempre vittima dell’ignoranza di forze più grandi e dell’incapacità di risolvere i suoi problemi, figuriamoci quelli extraplanetari.
Gli alieni, però, si innamorano, litigano, complottano proprio come noi e non sono mai stati così spassosi e irriverenti. L’Impero è per chi è stanco dei film d’azione di massa e cerca un film con un registro diverso e originale, che parla allo spettatore con campi lunghi, umorismo ricercato e una storia universale e assurda. La fine è vicina ma non mai stata così divertente.
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