In onore del 64esimo compleanno del regista belga Jaco Van Dormael analizziamo il mondo surreale in cui sono ambientate le sue pellicole. Da sempre le opere di Van Dormael si sono distinte per il loro stile visivo e narrativo articolato ed interessante. Attraverso questo approfondimento su alcuni dei suoi lavori più celebri andiamo ad indagare i punti cardine che rendono uniche ed inconfondibili le sue opere.
Il pirandelliano Mr. Nobody
Jared Leto è Nemo Nobody, vecchio signore rugoso di 117 anni al centro di un reality futurista. In un mondo di immortali egli è infatti rimasto l’unico a confidare nella dignità della morte. Diventato idolo delle masse ci si interroga quindi sulla vita passata dell’ultimo mortale rimasto sulla terra. A un curioso giornalista l’arduo compito di ricostruire la vita del signor Nessuno. Come in preda alla demenza senile il povero anziano blatera di eventi sconnessi e confusi, che a tratti sembrano contraddirsi l’un l’altro. Parla della sua vita in Canada con la madre e del suo amore adolescenziale vissuto con Anna. Subito dopo, invece, fa riferimento ad avvenimenti accaduti in Inghilterra dove vive con il padre disabile. Un secondo dopo siamo in una navicella in rotta verso Marte e quello dopo ancora Nemo è in coma in seguito ad un incidente. Il tutto accompagnato dalle leggiadre note di Mr Sandman che aiuta a rendere l’atmosfera ancora più alienante. Insomma quante vite ha vissuto il signor Nobody? Tutte e nessuna, ovviamente.
Mr Nobody, ovvero la scelta secondo Jaco Van Dormael
Un vortice di avvenimenti contrastanti o concordanti avvolge lo spettatore che, un po’ confuso, cerca di trovare un senso a ciò che vede. Elementi surreali ed onirici accompagnano la narrazione facendo perdere a tratti il contatto con la realtà. Nonostante il profondo collegamento con i dubbi e le domande che ci assillano quotidianamente il film si solleva e fluttua nell’etere dello scibile. Il dramma di Nemo, colpito dalla maledizione della conoscenza, lo paralizza. I difetti e le gioie di ogni scelta gli appaiono davanti come il film che lo spettatore sta osservando, lasciandolo nel dubbio e nell’incertezza provocate dalla conoscenza delle conseguenze delle sue azioni. Privato del diritto del dubbio Nemo si ritrova eterno indeciso, intrappolato nell’infinito secondo che lo separa dalle sue possibili vite.
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In un miscuglio di teorie filosofiche esistenziali si intrecciano trame e stralci di vita che creano e disfano esperienze e sensazioni. Il sonno e la veglia distinguono scenari intricati e onirici, al limite tra sogno e realtà. Attraverso la macchina da presa Van Dormael descrive paesaggi e situazioni familiari ma distorte, chiare e colorate ma difettose, possibili ma improbabili. Il risultato è la rappresentazione di un’esistenza piegata sotto il peso della scelta. Dalla più importante alla più insignificante ogni decisione che prendiamo ci rende un po’ di più ciò che siamo e un po’ meno ciò che saremmo potuti diventare.
Dio esiste e vive a Bruxelles: la moderna sacralità
Van Dormael stupisce con quest’opera sul sacro e sul profano. Una pellicola fresca, ironica e divertente, ma che non scade mai nella volgarità. Il regista belga ci propone uno sguardo rinnovato e attuale sulla famiglia più celebre della storia, formata da niente di meno che Dio, Madre Natura, Gesù e la sorella Ea. Catapultata in una odierna Bruxelles attraverso una lavatrice, Ea, cerca riparo dal padre invadente e molesto che vuole tenerla segregata in casa. Stanca dei continui soprusi e della violenze fisiche che il padre le infligge, la ragazza decide di esplorare il mondo creato proprio dal padre in cui regna caos e miserabilità. La sua intenzione: cambiare le regole del gioco malato messo in piedi dal padre sadico e perverso.
La surrealità delle situazioni messe in scena da Van Dormael viene resa più credibile dalla scintilla di mistero che avvolge le nostre esistenze. I dubbi che ci divorano sulla nostra esistenza trovano una risposta creativa nel mondo del regista. L’idea di un Dio annoiato e per nulla interessato ai nostri problemi, sebbene non sia nuova, ha sempre un certo appeal sullo spettatore che si consola attribuendo a quest’ultimo la causa della propria miseria. L’elemento femminile, poi, gioca in quest’opera un ruolo centrale di riscatto e liberazione. La ribellione e la rinnovazione si tingono di rosa grazie alla sconosciuta sorella minore di Gesù, Ea, e a Madre Natura, madre di Ea e Gesù nonché dell’intero creato. La speranza e la rinascita, opera di uno sguardo rinnovato sul mondo e i suoi meccanismi, si rivelano la soluzione per una vita migliore e più serena.
Dio esiste e vive a Bruxelles, ovvero l’ironia
Con ironia pungente e un tocco di blasfemia Van Dormael ci delizia con la sua personale visione del divino e dell’immanente. Attraverso situazioni ed immagini surreali riesce, tramite l’assurdo, a rendere più umana la sacralità della religione, mostrandone un lato oscuro e vizioso. Riprendendo un po’ il concetto del genio malvagio di Cartesio inscena un ribaltamento etico e morale che quasi stizzisce e disturba lo spettatore per la sua schiettezza. Giocando al limite del concesso il regista crea uno spazio di riflessione nella mente dello spettatore con toni irridenti e sarcastici. Anche in questa opera ritroviamo il marchio di fabbrica del belga che attraverso realtà fantastiche e sovrannaturali crea spazi fantasiosi in cui si libera il suo genio cinematografico. Lo spettatore non può che rimanere in uno stato di silenziosa ammirazione davanti a ciò che la mente del regista è in grado di creare.
Dove sta quindi il confine tra reale e surreale? Van Dormael sembra averlo spostato un po’ più in là con le sue opere. Introducendo elementi onirici all’interno di contesti verosimili il regista ci insegna l’imprevedibilità della vita in tutte le sue sfumature. I suoi lavori sono resi interessanti da giochi di luci, colori ed ambientazioni che sembrano cavate fuori da sogni ed incubi. Osservare i suoi film significa rimanere intrappolati nella pazza mente di un belga che riesce a rendere i sogni realtà tramite la cinepresa.
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