Che fatica essere in vita. Lo sa bene Linda (Mélinée Leclerc), bimba di 8 anni che deve fare i conti con una delle tragedie più grandi: perdere uno dei due genitori in tenera età. Il papà di Linda, infatti, morì quando era molto piccola, di conseguenza, lei non se lo ricorda se non per piccoli dettagli. Tuttavia, fa specie uno dei (in)significanti particolari: la ricetta del pollo coi peperoni che suo padre faceva sempre a Linda e a sua moglie, madre della bambina, Paulette (Clotilde Hesme).
Come però spesso capita, i ricordi che fanno paura non si vogliono affrontare. La ricetta del padre viene quindi volutamente dimenticata dalla madre di Linda, e così in tutti gli anni della sua infanzia la ragazzina ricorderà soltanto il profumo, la differenza cromatica che divide il bianco del pollo agli sprazzi verdi, arancio, rossi, gialli dei peperoni – evidenziati anche grazie a un’animazione che sperimenta con la tridimensionalità donata dalla pittura – insomma, macchie nitide ma sostenute dalla memoria in modo vago, indefinito, un punto che aleggia nel vuoto cosmico di ciò che fu e di ciò che sarà.
Per Linda quindi il padre era tutto, ma anche niente allo stesso tempo. Una figura atemporale in cui immedesimarsi solo a parole e sensazioni. Per lui si ricorda che ha pianto (per ovvi motivi, ma non ci addentriamo nello spoiler), i momenti di convivialità, la parlata italiana mista a quella francese. Una madre, felice.
Linda vuole il pollo!
Linda e il pollo è il nuovo, energico, evanescente esordio nel lungo animato di Chiara Malta e Sébastien Laudenbach, presentato agli Acid di Cannes 2023 e in anteprima nazionale al 41° Torino Film Festival. Come al solito, il titolo originale rende meglio: Linda veut du poulet!, che ha anche un giustissimo e imperante punto esclamativo, a sottolineare il doppio volto della storia tragicomica. Il risveglio, infatti, di una coscienza recondita, quella di Paulette, è il pretesto per rivitalizzare un’esistenza che per madre e figlia è ancora sospesa in un limbo.
Paulette perde l’anello di fidanzamento a cui teneva molto, e incolpa subito la figlia di averlo scambiato con un berretto di un’amica. Infuriata, la madre la mette in punizione (e questo significa andare a dormire dalla zia, la sorella di Paulette, scorbutica per definizione). Scopre che poi in realtà Linda non ha mai rubato il gioiello, e, sentendosi in colpa, concede alla figlia un desiderio per sdebitarsi. Il pensiero della bimba va subito al pollo e peperoni, la ricetta scomparsa del padre.
Il giorno dopo, così, madre e figlia si mettono alla ricerca di un supermercato aperto. Parallelamente, un evento di stampo nazionale invace le vite dei protagonisti. Viene infatti annunciato lo sciopero generale: trasporti fermi, negozi chiusi e scuole serrate. Come si fa quindi a comprare un pollo in un paese che prende sul serio gli scioperi?
Linda e il pollo, storia di divisione
Per le due (ma anche per tutto il piccolo mondo che popola il loro quartiere) incomincia un viaggio che parte dal basso e arriva al punto più alto. Da una semplice ricetta allo scendere a patti con la mancanza del marito/padre. Il lutto vissuto attraverso la ricerca di un pollo, vivo (!), come a riprova del fatto che letteralmente ognuno piange i propri morti come meglio crede (e i recentissimi avvenimenti di cronaca nera italiani ci hanno dimostrato, al contrario, che tutto ciò non è rispettato). In poche parole: ritrovare quell’armonia famigliare, da scoprire in nuove anime e nuove vite, per evitare di fossilizzare il proprio sguardo su ciò che è già stato, e che non tornerà più.
Perché, come dicono gli stessi registi:
Il pollo è un MacGuffin che permette di condurre la storia. Genera un’opportunità per madre e figlia di riunirsi e piangere il marito e il padre. La sua morte ha creato una divisione tra Linda e Paulette che il film cerca di riconnettere.
Un film italiano
In merito a questo Linda e il pollo la gente chiacchiera, ma non è come si sente dire in giro per le vie di Torino. Non è un limbo in sé, la morte lo è – perché è così anche nel mondo reale – mentre il processo narrativo è la riappacificazione, l’anello di congiunzione tra madre e figlia, classi e movimenti sociali che si scontrano e si ritrovano, è l’unione ritrovata di parenti in lutto e la sconfessione di stereotipi ben radicati nel nostro vivere quotidiano.
Il pollo è un escamotage narrativo fantastico che de-satura l’aria, gravata su Linda e Paulette, ma anche un’incarnazione degli spiriti passati, in particolare quello del padre defunto. Rimpiazzare i fantasmi, cacciarli, inseguirli, distruggerli per continuare a vivere, trovare una rotta (soprattutto per i più giovani) per ricostruire le fondamenta della propria vita. Poi sì, è anche cinema d’intrattenimento, di animazione, per tutti, in particolare per ragazzi. Ma bando alle banalità, e ai Me contro Te che “salvano” la sala cinematografica, il film in concorso al TFF41 è un’ottima dimostrazione di come l’intrattenimento al cinema per e di Tutti è ancora possibile.
Anche perché Linda e il pollo è “un film italiano” (come direbbe Luca Guadagnino): prodotto, scritto, interpretato, recitato e animato in Francia, ma diretto da Chiara Malta, che tra l’altro è attualmente al lavoro per una Serie TV con Groenlandia di Matteo Rovere e Sydney Sibilia. Da tenere d’occhio.
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