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Immagine tratta dalla docuserie E poi il silenzio - Il disastro di Rigopiano. Trincia e Campanella sul luogo della tragedia.

E poi il silenzio, il podcast di Pablo Trincia diventa una docuserie

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Uno come Pablo Trincia, il podcaStar italiano per eccellenza, non poteva che arrivare laddove i suoi racconti, seppur coinvolgenti e trainanti, confluivano in un naturale scopo: l’immagine di inchiesta televisiva. Così, il podcast E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano, dopo essere approdato su tutte le piattaforme di ascolto, arriva anche sottoforma di docuserie.

Si tratta di un documentario che racconta, con video inediti le testimonianze dirette di sopravvissuti, parenti delle vittime e soccorritori, la tragedia che coinvolse gli ospiti dell’Hotel Rigopiano nel gennaio 2017. E poi il silenzio è una storia straziante e altrettanto reale. Ed è proprio il reale la materia principale su cui Trincia indaga, traendone un racconto che gioca con l’immedesimazione facile dell’ascoltatore. Per questo, Sky TG24 ha trasformato il podcast in una miniserie composta da cinque puntate, uscite in anteprima il 20, 21 e 22 novembre 2024.

E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano

Immagine tratta da E poi il silenzio - Il disastro di Rigopiano. Pablo Trincia sul luogo della tragedia.

Lo ammette Trincia stesso, parlando della serie, disponibile ora su NOW e on demand su Sky (“Ho subito capito che si tratta di una grande storia corale nella quale tutto il pubblico può identificarsi”) che la vicenda di E poi il silenzio fosse un catalizzatore di emozioni forti, perché immediate e sostanzialmente… possibili. A chi non capita di passare un weekend in un hotel con servizio Spa? O di andare in crociera, approfittando degli sconti di fine stagione? O, ancora, di vedere i propri parenti crescere e prendere la propria strada, facendo conoscenze e amicizie, anche se spesso e volentieri quelle non ci piacciono (proprio come Elisa Claps, altro caso trattato da Trincia)?

La normalità, la tragedia nel quotidiano, il caso nell’individualità, il pericolo sempre dietro l’angolo, anche e soprattutto nei momenti meno sospetti. Sono gli ingredienti ideali che compongono la ricetta del podcast perfetto, e di una narrazione, come quella di E poi il silenzio, che ci riguarda e ci coinvolge tutti in un ascolto tanto collettivo easylistening quanto individuale.

E poi il silenzio, una docuserie può funzionare?

Immagine dei soccorsi tratta da E poi il silenzio - Il disastro di Rigopiano.

La nuova docuserie E poi il silenzio asseconda il desiderio voyeuristico principale richiesto dal pubblico di Trincia: dare visibilità, una forma e un volto concreti alle vicende e ai protagonisti narrati. Facendolo, si dona alla storia una concretezza visiva ineguagliabile. Ma funziona? La domanda potrebbe risultare banale, ma in realtà bisognerebbe chiedersi, piuttosto: se funzionava il podcast, a quale pro serviva fare anche una serie? E sì che – ad ammissione di Trincia stesso – le musiche e il sound design di Michele Boreggi (una specie di regista invisibile e onnipresente nei podcast di Chora Media) fanno leva sull’unico senso a disposizione del format, ovvero l’udito, rendendo evocativo l’immaginario trinciano.

Forse è quella sete fastidiosa che viene dopo aver ascoltato più e più volte un podcast (spesso su casi irrisolti o inquinati dalle intricate maglie della burocrazia italiana), ossessionandosi alla storia, a spingere a voler vedere sempre più. Si desidera scoprire quel materiale inedito promesso e dare, appunto, conferma alla realtà narrata, vedere se i volti degli intervistati corrispondono a quanto la tua mente ha immaginato. Come se servisse l’immagine a dare verità a una vicenda, o come se la rappresentazione uditiva non bastasse, neanche quando si tratta di qualcosa di estremamente concreto come un caso di cronaca. Sembra che, d’altronde, non importi con quanta credibilità ci venga raccontata una storia: l’occhio vuole sempre e comunque la sua parte.

Gli serve quella crudezza che solo l’inchiesta televisiva riesce a dare, necessaria anche per i sovraesposti casi mediatici di oggi, spesso raccontati a spizzichi e bocconi dagli organi di stampa. C’è dietro, forse, anche una necessità impellente di fare chiarezza: un “Ok, ora l’ho visto veramente. Posso crederci”.

E poi il buio

Immagine tratta da E poi il silenzio - Il disastro di Rigopiano. Primo piano di Pablo Trincia che intervista uno dei superstiti.

Ci sono due modi di vedere una storia: vivendola insieme ai suoi protagonisti o ascoltandola attraverso un filo narrativo. Pablo Trincia ha insegnato all’Italia che la narrazione formato podcast non è più una scommessa, bensì una forma narrativa compiuta in grado di macinare ore e ore di ascolti (su Spotify ha già conquistato il primo posto nella classifica Top Podcast). E poi il silenzio è ovviamente assordante, ma si potrebbe dire la stessa cosa della serie tv? Con che occhi abbiamo deciso di vedere la storia?


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Studente alla Statale di Milano ma cresciuto e formato a Lecco. Il suo luogo preferito è il Monte Resegone anche se non ci è mai andato. Ama i luoghi freddi e odia quelli caldi, ama però le persone calde e odia quelle fredde. Ripete almeno due volte al giorno "questo *inserire film* è la morte del cinema". Studia comunicazione ma in fondo sa che era meglio ingegneria.

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