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Ansia in Inside Out 2

Inside Out 2, amare anche le proprie contraddizioni

9 minuti di lettura

L’attesa è finita: arriva Inside Out 2, sequel del film Pixar che nel 2015 raccolse la doppietta di Oscar e Golden Globe, oltre che il favore di un pubblico entusiasta. La protagonista Riley, ora cresciuta, deve barcamenarsi tra scuola, amiche e sport in balia di nuove emozioni al comando della sua testa. 

Inside Out 2: il quintetto si allarga

Le emozioni in Inside Out 2

Riley ha 13 anni ed è sull’orlo della pubertà – un cambiamento epocale che mette in subbuglio non solo il suo corpo, ma anche la sua testa. Gioia, Rabbia, Paura, Disgusto e Tristezza, che fino a quel momento erano stati i padroni della testa di Riley, ora si trovano costretti a dare il benvenuto a quattro nuove emozioni: Ansia, Invidia, Imbarazzo ed Ennui. Un ampliamento del vecchio quintetto che corrisponde a nuove difficoltà della vita della ragazza, come l’inizio del liceo, nuove conoscenze e lo stress dell’hockey, sport al quale Riley si dedica con passione. 

Ma il vero cambiamento avviene nella mente di Riley, quando alla console Gioia viene spodestata da Ansia, con un piano per garantire alla ragazza un perfetto inserimento sociale nella nuova scuola. I nuovi arrivati cacciano il quintetto originale, così iniziano ad affiorare comportamenti egoisti, battute sarcastiche, invidie e sospetti. Le migliori amiche vengono ignorate in favore di quelle nuove, più grandi e più cool. Finché, però, durante una partita decisiva, Riley si rende conto della sua scorrettezza e Ansia decide di abbandonare il comando esclusivo.

Le emozioni, concordi in un’alleanza e consce delle difficoltà, imparano a capire e apprezzare una Riley più sfaccettata, non priva di contraddizioni e difetti, ma del resto quella che deve essere: una ragazza appena avviatasi sulla strada dell’adolescenza.

Nella testa di un’adolescente

Gioia e Tristezza in Inside Out 2

Non troppo tempo fa, la Pixar si era cimentata nello scandaglio dello spettro emotivo adolescenziale con Red, pellicola dove la protagonista Mei – anche lei tredicenne – vive le tumultuose trasformazioni del suo corpo. Con Inside Out 2, si ritorna sullo stesso percorso ma in maniera molto più introspettiva, leggendo letteralmente la mente di Riley intenta in tutte le sue decisioni ed elucubrazioni. Il continuo cambio d’ambientazione, tra la testa della protagonista e fuori di essa, già sperimentato con successo nel primo film, trova in Inside Out 2 un nuovo dinamismo: in certe scene i cambi sono davvero repentini, ma non rovinano mai il fluire della storia. 

Con la crescita di Riley, si è esteso anche il suo mondo interiore – un mondo la cui rappresentazione, proprio in virtù della sua natura astratta, richiede un’inventiva eccelsa. Concetti psicologici che tutti conosciamo riescono a stupire per la genialità della loro raffigurazione: così il flusso di coscienza diventa un fiume, i segreti sono custoditi in un caveau, i ricordi più importanti radicano in un albero della personalità e gli scenari immaginari sono disegnati da tanti piccoli impiegati che poi mandano una proiezione al cervello.

Inside Out 2 e l’accettazione di sé

emozioni represse in inside out 2

Con la sovrapproduzione di prodotti mediali di ogni genere, nessun messaggio è mai davvero originale. Ciò che più conta, ormai, è il modo in cui questo messaggio viene presentato, messo in discussione e risolto. In Inside Out 2 la protagonista viene travolta da una tempesta di esperienze nuove che si traducono in nuove emozioni; le convinzioni che l’avevano sostenuta nella sua prima gioventù si disfano per fare spazio ad altre; ed esigenze fino a quel momento sconosciute fanno capolino.

Una parte rilevante in Inside Out 2 è ricoperta dalla classica (ma innegabilmente vera) ossessione adolescenziale per l’integrazione sociale, la paura di restare esclusi, la percezione che gli altri hanno di noi. Riley, come la maggior parte dei suoi coetanei, percepisce le cose con un’urgenza tutta sbilanciata: le sciocchezze diventano questioni di vita o di morte, mentre i veri problemi si rimpiccioliscono in bazzecole. In questo terreno fertile, Ansia riesce facilmente a prendere il controllo e a porre Riley in uno stato di inquietudine costante, che la porterà alla fine ad avere un attacco di panico. 

Un momento, questo, davvero epifanico, dal quale la ragazza uscirà più consapevole. La morale di Inside Out 2 non ha nulla di inaudito in sé: impara ad accettarti per come sei, amando i tuoi pregi e riconoscendo i tuoi difetti. Tuttavia, proprio perché vediamo in un certo qual senso quegli stessi pregi e difetti in azione  – o comunque le emozioni alla loro radice – si tratta di una prospettiva avvincente, che trasporta il messaggio con più agilità, rendendolo efficace. 

L’arte del character design

Le nuove emozioni in Inside Out 2

Nelle ultime imprese Pixar, il character design non è stato particolarmente apprezzato. Non sono piaciute le rotondità semplificate di Red e Luca, mentre Elemental rimane ancora oggi abbastanza maldestro da quel punti di vista. Con Inside Out, invece, si recuperano gli standard.

In questo sequel, possiamo ammirare il design delle nuove emozioni: Imbarazzo è un ragazzone di colore rosa acceso – la sfumatura delle guance quando si colorano per la sua presenza – con un cappuccio a coprirgli costantemente il viso; Ennui è spigolosa, poco impressionabile e sfoggia un accento francese, sempre distesa languidamente sul divano; Invidia è piccola ma con dei grossi occhi luccicanti, attraverso i quali spia e desidera ciò che non ha; Ansia ha occhi sporgenti, una grossa bocca dal sorriso insicuro e un ciuffo arancio che assomiglia a un groviglio di fili.

Leggere e interpretare un mondo completamente astratto e irrappresentabile e renderlo non solo bello, ma anche incisivo, è un vanto di casa Pixar.  

Inside Out 2: sì o no?

Inside Out 2 è un sì pieno, per noi. Un film che trasuda genio e umorismo – forse la migliore comicità Pixar degli ultimi anni, con battute capaci di strappare una risata e raramente inopportune – e aggiunge davvero qualcosa rispetto al suo predecessore.

Pur mancando un’esplorazione del lato più fisico dell’età dello sviluppo – cosa che, del resto, aveva già fatto Red affrontando non pochi tabù della pubertà femminile – questa pellicola si giostra tra un cast numerosissimo, ambientazioni quasi interamente di fantasia e un registro screziato di emozioni. Così come la protagonista che alla fine, commossa, si ricongiunge con le sue amiche e si prepara a gettare uno sguardo verso il futuro – ignoto e pieno di promesse – Inside Out 2 è un’esperienza catartica, che ci ricorda di che cosa è capace una casa d’animazione come la Pixar.


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Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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