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Brando e Saint in Fronte del Porto

I 70 anni di Fronte del Porto

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6 minuti di lettura

Compie 70 anni Fronte del Porto (On the Waterfront), film di Elia Kazan con protagonisti Marlon Brando e una giovane Eva Marie Saint, al suo primo ruolo di nota. La pellicola, storia avvincente di rivalsa e aspro commento sulle classi sociali, in pochi anni scalò le vette delle classifiche, raggiungendo nel 1998 l’ottavo posto sulla lista dei migliori film di tutti i tempi dell’American Film Institute.

Ancora oggi, la celebre battuta pronunciata con amarezza dal personaggio di Brando «I coulda had class. I coulda been a contender. I coulda been somebody, instead of a bum which is what I am» È questione di classe! Potevo diventare un campione. Potevo diventare qualcuno, invece di niente, come sono adesso») è ricordata come una delle più memorabili nella storia del cinema. 

Fronte del Porto: tra crimine e redenzione

Marlon Brando in "Fronte del Porto"

Terry Malloy (Marlon Brando) è un ex pugile finito nel racket portuale di Johnny Friendly (Lee J. Cobb), testimone involontario di un omicidio perpetrato proprio dagli scagnozzi del capo della malavita. Inaspettatamente Edie (Eva Marie Saint), la sorella del morto, inizia una campagna di ribellione contro la corruzione, e Terry si avvicina a lei. Pur mosso da questa volontà di giustizia, non ha ancora il coraggio di confessare la verità.

Tuttavia, Friendly sospetta della fedeltà di Terry e lo minaccia attraverso suo fratello Charley (Rod Steiger). Quando anche suo fratello viene ucciso e il suo cadavere viene appeso come monito, il protagonista si decide finalmente a reagire, confessando in tribunale tutto quello che sa. Gli altri scaricatori di porto ben presto seguiranno Terry e si libereranno dal giogo della mafia, diventando alla fine lavoratori liberi. 

Realismo e critica sociale in Fronte del Porto

Rod Steiger e Marlon Brando in "Fronte del Porto"

Fronte del Porto ha le sue radici in “Crime on the Waterfront, una serie di articoli pubblicati da Malcolm Johnson nel 1948 sul New York Sun, premiati col Pulitzer l’anno seguente. Su questo reportage è basata la sceneggiatura del film scritta da Budd Schulberg, il quale scelse il porto di Hoboken, in New Jersey, come ambientazione principale. 

Il film doveva essere girato in Technicolor, ma Kazan riteneva che solo il bianco e nero potesse adattarsi al tono della storia. E, infatti, Fronte del porto è un noir nudo e crudo, un’indagine con scandaglio nelle profondità della corruzione nel mondo degli scaricatori di porto, dominati dai racket. 

Fronte del Porto: simboli nascosti

Brando e Saint in "Fronte del Porto"

All’inizio di Fronte del Porto, vediamo il protagonista osservare affascinato dei piccioni, chiusi in gabbia ma apparentemente soddisfatti. Contenti, come dirà Terry stesso, soltanto di mangiare, bere, volare e riprodursi – una semplicità alla quale anche lui aspira, perché essa porta alla libertà. Eppure, quando viene inquadrato dentro la gabbia, noi lo vediamo da fuori – intrappolato, anche lui, da qualcuno che lo tiene a terra e non gli permette di spiccare il volo.

La corrispondenza simbolica tra Terry e i piccioni viene confermata più avanti, quando in una conversazione con Edie si lamenta dei falchi che attaccano e uccidono i piccioni indifesi. Diventa chiaro, allo spettatore, che i piccioni rispecchiano Terry e tutti i lavoratori del porto, mentre i falchi rappresentano Friendly e la sua squadra.

Un secondo simbolo che appare ripetutamente nella pellicola (e anche in alcune locandine) è l’uncino. Usato dagli scaricatori di porto per afferrare e scaricare i pallet sulla banchina, l’uncino oscilla sempre alle loro spalle, diventando un temibile monito della loro condizione di prigionieri. Non è un caso, dunque, se il cadavere di Charley, fratello di Terry, venga proprio appeso a un uncino, come un pesce catturato all’amo.

Fronte del Porto nella storia del cinema

Personaggi di "Fronte del Porto"

Il film ricevette 12 nomination agli Oscar, accaparrandosi otto statuine, tra cui le più ambite: miglior attore protagonista per Brando, miglior attrice non protagonista per Saint, miglior regia per Kazan e, soprattutto, miglior film dell’anno. Ma non sono i premi a far meritare a Fronte del Porto la sua aura leggendaria, né il suo apprezzamento condiviso tra pubblico e critica.

È la capacità del film di costruire una storia di rivalsa e raccontarla con sincerità, senza sentimentalismi patetici. Fronte del Porto ci cattura con la sua malinconia ma anche con la sua forza ruvida, ricordandoci quanto sia labile il successo – per Kazan questo fu, infatti, l’ultimo vero film; mentre per Brando e Saint fu la pista di lancio per una carriera incredibile.


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Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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