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Terra di Tutti Film Festival

Al via il Terra di Tutti Film Festival 2020, il programma completo

11 minuti di lettura

Da oggi all’11 ottobre si svolgerà la quattordicesima edizione del Terra di Tutti Film Festival, rassegna annuale di cinema sociale che stavolta coinvolgerà solo la città di Bologna (di solito affiancata da Firenze). Le proiezioni avverranno sia dal vivo, in quattro sale della città (Cinema Lumière, Cinema Odeon, Vag61 e Cinema Tivoli), che in streaming, dove i film e i corti saranno di volta in volta disponibili per l’intera giornata d’uscita. La rassegna è prevalentemente gratuita.

Il Festival

Nato nel 2007 a Bologna, il Terra di Tutti Film Festival si occupa di proporre documentari incentrati su questioni come la disparità di genere, l’emergenza ambientale, l’immigrazione e la lotta per i diritti. L’aspetto più interessante dei film presentati è che prendono in esame situazioni di luoghi e popolazioni di cui si parla poco nei media mainstream. Alle proiezioni si affiancano anche dibattiti, performance, seminari e mostre fotografiche.

La rassegna è promossa da COSPE, associazione che da ormai quasi quarant’anni si occupa di pace e giustizia tra i popoli, diritti umani e sviluppo equo e sostenibile, e WeWorld, organizzazione italiana che si batte per i diritti di donne e bambini in 27 Paesi del mondo. La direzione è di Jonathan Ferramola, giornalista, autore radiofonico, producer e copywriter bolognese che dal 2017 è co-curatore anche del Festival Resilienze, dedicato alle grandi trasformazioni planetarie.

La programmazione e i premi

Il TTFF14 si è aperto il primo ottobre con un’Avant Premiere durante la quale è stato proiettato Notturno di Gianfranco Rosi al Cinema Lumière.

Oggi la mostra proseguirà con due eventi nella Cappella Farnese, Afrofobia e Fa’ la cosa giusta, che ruoteranno attorno al razzismo, tema portante della prima giornata. Tra gli ospiti, anche Sandro Veronesi ed Elly Schlein. In serata, al Vag61, l’apertura ufficiale del Festival con le foto di Michele Lapini e la proiezione di The Milky Way di Luigi D’Alife, documentario incentrato sulle migrazioni attraverso le Alpi. Contemporaneamente, in streaming, i riflettori saranno puntati sulle donne. Alle 11:00 si parlerà di diritti femminili ed empowerment, mentre saranno disponibili per la visione due corti (La Scuola Nella Foresta di Emanuela Zuccalà e Il Fagotto di Giulia Giapponesi) e tre lungometraggi (Indebted To All Women di María Lobo, Magar Women di Rosario Simanella e Beloved di Yaser Talebi).

Domani, mercoledì 7 ottobre, si parlerà prevalentemente di migrazioni. Al mattino ci sarà un incontro con le scuole al Cinema Odeon durante il quale saranno proiettati Se barrico la mente di Agnese Mattanò e i ragazzi dell’Istituto Penale per Minorenni di Bologna, Le comunità che vogliamo. La voce dei giovani su diritti umani e migrazioni, La vendedora de Lirios di Igor Galuk, 113/2018 di Davide Marchesi, Klod di Giuseppe Marco Albano e Io sono Rosa Parks di Alessandro Garilli. Oline si potranno visionare #387 di Madeleine Leroyer, American Chimera di Francesca Tosarelli e Fabio Bucciarelli, Klod, Another Paradise di Olivier Magis e After The Crossing di Joël Richmond Mathieu Akafou.  Nel pomeriggio, Migrazioni al #TTFF in diretta sulla pagina Facebook del festival, su quella di WeWorld Onlus e su Radio Città Fujiko durante la quale si approfondiranno con registi ed esperti le migrazioni e i processi di integrazione in Europa e nel mondo. In serata, Terra e diritti in Palestina live sulla pagina Facebook COSPE onlus e Storie dal mondo reale, con protagoniste donne e sostenibilità, all’Odeon, nel corso del quale i presenti guarderanno Magar Women di Rosario Simanella e Food For Change di Benoît Bringer. Presenti anche le fotografie di Camilla Miliani.

L’8 ottobre si aprirà col seminario Media e migrazioni: analizzare i linguaggi e trovare nuove narrazioni alla Cappella Farnese, ma saranno le proiezioni a dominare. A partire dalle 18:00, infatti, al Cinema Tivoli verranno trasmessi Nuovi vicini plurali (una serie di documentari che parla dei migranti che hanno lasciato la propria casa e cercato di integrarsi nelle realtà d’arrivo), il già citato #387, A Letter to God di Bahman Zangeneh, The Visit di Rana Abedi e Objector di Molly Stuart. Saranno inoltre presentati la webserie CIAK MigrAction! e gli scatti di Claudio Majorana con tema il lockdown e le paure ad esso connesse. In streaming, una sessione dedicata all’ecosostenibilità con Sembradoras de vida di Diego Sarmiento, River Tales di Schroell Julie, Terra di Julia Kushnarenko, Stalking Chernobyl: Exploration After Apocalypse di Iara Lee e Puri. El camino del agua di Daniel Casado. Nel pomeriggio, la masterclass Let’s Diversity – diversità e creatività nelle produzioni TV sulla piattaforma Teams dell’Università di Bologna e L’impresa di essere donna live sulla pagina Facebook COSPE onlus.

È attesa per venerdì 9 ottobre la performance Displacement diretta da Andreco sui cambiamenti climatici in Piazza del Nettuno. Dalle 20:00 saranno proiettati Golden Fish, African Fish di Thomas Grand e Moussa Diop e O reflexo do lago di Fernando Segtowick, oltre a Terra e American Chimera. Online i riflettori saranno puntati sui diritti. In programmazione Balolé, The Golden Wolf di Aïcha Chloé Boro, Railway Men di Erige Sehiri e Walled Citizen di Sameer Qumsiyeh e Io sono Rosa Parks.

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Ricchissima la parte dal vivo della penultima giornata. Il mattino AMAzzonia – From heart to Earth al Mercato contadino CampiAperti. Nel pomeriggio Schermi e lavagne al Cinema Lumière, progetto di educazione all’immagine in movimento rivolto a bambini e ragazzi (accompagnato dalla visione di Qualcosa di meraviglioso di Pierre-François Martin-Laval), la presentazione della graphic novel Un’altra via per la Cambogia di Takoua Ben Mohamed al Borgo Mameli e il dibattito I popoli amazzonici tra covid e deforestazione al Làbas. In serata si torna nuovamente a parlare di questioni di genere al Lumière con Extra Safe di Nouran Sherif, Ashmina di Dekel Berenson e le repliche de Il Fagotto e La Scuola Nella Foresta. Presenti in sala le registe Emanuela Zuccalà e Giulia Giapponesi. La serata si concluderà con la riproposizione di River Tales e le fotografie di Fabio Bucciarelli. Online si parlerà di pesticidi, pesca, agricoltura e produzione di massa con You Think The Earth Is A Dead Thing di Florence Lazar e Food For Change di Benoît Bringer e Golden Fish, African Fish.

L’11 ottobre avrà luogo un tour già sold out per le strade di Bolognina, seguito da un pranzo africano preso il ristorante Adal, mentre proseguirà nel pomeriggio Schermi e lavagne. In streaming, cinque film focalizzati sulle lotte dei giovani in Burkina Faso, Stati Uniti, Yemen e Germania: After Your Revolt, Your Vote di Kiswendsida Parfait Kaboré, In The Middle di Miriam Al-Dhubhani, Revolution From Afar di Bentley Brown, Bureau 39: Kim’s Cash Machine di Sebastian Weis, Carl Gierstorfer e Lukas Augustin e Objector.

I premi

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Nel corso delle giornate conclusive del Festival verranno assegnati quattro premi.

Il primo, il Premio Benedetto Senni, se lo aggiudicherà la migliore opera sulla lotta alla povertà, la valorizzazione e preservazione delle risorse naturali, la sovranità alimentare, l’agricoltura sostenibile e biologica, il diritto all’acqua e le migrazioni. Il Premio Giovanni Lo Porto, invece, andrà al documentario che tratta la resistenza di uomini e donne che promuovono valori come solidarietà e rispetto dei diritti umani, della pace e della libertà. Il Premio Storie di giovani invisibili andrà al film che meglio racconterà le storie di ragazzi e ragazze che passano inosservati e serve a sostenere e valorizzare i giovani autori che raccontano le sfide affrontate dalle nuove generazioni. Infine, il Premio Voci di donne invisibili al miglior audiovisivo a tematica femminile, discriminazioni di genere, empowerment e parità.

Per il secondo anno consecutivo sarà anche presente una menzione speciale DAMSLab, assegnata dagli studenti e dalle studentesse del DAMS di Bologna all’opera che più di tutte è riuscita a valorizzare l’estetica del linguaggio documentario.


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Classe 1999, pugliese fuorisede a Bologna per studiare al DAMS. Cose che amo: l’estetica neon di Refn, la discografia di Britney Spears e i dipinti di Munch. Cose che odio: il fatto che ci siano ancora persone nel mondo che non hanno visto Mean Girls.

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