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«The English Game», la serie Netflix sul calcio come religione

8 minuti di lettura

The English Game è una miniserie britannica, presente nel catalogo Netflix. Composta di sole sei puntate, è la classica serie TV che non ha pretese e grandi ambizioni. Si limita soltanto a raccontare una storia, vera, che prende uomini e donne di ogni ceto sociale, uniti da una sola passione: il calcio.

Ebbene, The English Game cerca di indagare le origini che si celano dietro allo sport più seguito al mondo. Ideata e creata da Julian Fellowes, Tony Charles, Oliver Cotton, la serie gode di un ottimo successo e di interesse da parte del pubblico. Complice anche un buon cast, The English Game appare come un’opera ben scritta, ben recitata, geniale nel suo piccolo.

The English Game

«The English Game»: come nasce il calcio moderno

1879, Inghilterra. Un gruppo di gentiluomini inglesi ha creato il calcio e la prima competizione nazionale: la FA Cup. Molte squadre sono composte da uomini altolocati che si contendono il famigerato trofeo, tuttora esistente. Mai prima d’ora una squadra formata da proletari è riuscita ad arrivare in finale.

Tuttavia, nella cittadina di Darwen, nel Lancashire, il Darwen FC, presieduto dal capo del mulino James Walsh (Craig Parkinson), ingaggia due giocatori scozzesi: Fergus Suter (Kevin Guthrie) e Jimmy Love (James Harkness). È il primo acquisto nella storia del calcio, purtroppo illegale per mancanza di norme scritte nel regolamento.

L’obiettivo del Darwen FC è quello di vincere la bramata coppa, la cui finale viene disputata contro gli Old Etonians, squadra di gentlemen capitanata da Arthur Kinnaird (Edward Holcroft). La finale finisce in pareggio e ancora non esistevano i supplementari.

Nei mesi successivi, con un balzo temporale, seguono varie vicende. La bravura di Suter arriva al proprietario del Blackburn Rovers, il quale decide di comprare i migliori giocatori sul mercato, col fine di creare una squadra di professionisti, dedita solo al gioco del calcio. Il protagonista accetta, così come il suo migliore amico.

Sebbene l’astio creatosi da parte del Darwen FC, Suter e Jimmy diventano il simbolo dell’intera classe operaia. In loro divampa la speranza di toccare e portare a casa la FA Cup, così da far scorgere al mondo intero quanto sia importante un trofeo del genere per l’intero mondo proletario.

Non solo calcio: tra operai e gentiluomini

Nonostante il calcio faccia da perno principale, sullo sfondo di The English Game notiamo una serie di importanti tematiche che si muovono all’interno di un delicato periodo storico. È la fine dell’Ottocento, di lì a poco il mondo avrebbe conosciuto le cause nefaste della Grande Depressione. Il capitalismo stava incrinando, sempre più, i rapporti già precari tra la classe dirigente e la classe operaia.

Vediamo, infatti, un racconto che si spacca in due: da un lato, tra vestiti eleganti, la fortuna di avere un’istruzione e ambienti tipici dell’alta borghesia, il mondo dei gentiluomini, di chi ha in mano le redini del mercato industriale e non solo. Di contro, tra ambienti umili, misere condizioni di vita e abiti spenti dai colori scuri, il mondo proletario, quello che sorregge il maggior peso di una crisi.

Tra temi sociali e politici, The English Game si prende il merito di narrare una realtà che studiamo con freddezza sui libri di scuola. Non mancano, infatti, scene di rivolte, di persone ridotte sul lastrico le quali, armate di forconi e torce, si dirigono verso la casa del padrone per far capire chi realmente comanda.

Ma la violenza genera altra violenza. Ed è così che subentra la speranza. Essa indossa gli abiti di una sfera di cuoio che, calciata, sostiene gli animi di tutti quelli che non hanno più uno stimolo di vita. Qualora entrasse in porta (la rete, all’epoca, ancora mancava!), il boato del pubblico colorerebbe di gioia e allegria gli animi grigi e spenti. Sicché vedere la propria squadra del cuore sollevare un premio importante, equivale a una vita ben vissuta.

The English Game

Non solo uno sport

Ciò che fuoriesce all’interno di The English Game è un’importante riflessione. Il calcio non è solo uno sport, ma una vera e propria ragione di vita. Una religione, quasi, che rispetta un rigorismo, lontana da probabili atteggiamenti fanatici. La serie racconta gli esordi del calcio, quando tutto era in fase embrionale e gestito da un gruppo di gentlemen che, per svagarsi, rincorreva un pallone di cuoio.

È l’uomo a donare una vera essenza e qualità allo sport. Lo idealizza. Nella serie, infatti, non mancano scene di persone aggregate sia sugli spalti, sia nei pressi di un pub, ansiose di conoscere il risultato della partita. Non mancano, tra l’altro, riprese di sguardi in bilico tra l’ansia di una sconfitta e la felicità di una vittoria.

Il calcio, in The English Game, è un motore vitale. È un vessillo sotto il quale chiunque, appassionati o meno, si sente uguale e vicino al prossimo. Non importa quale sia la provenienza sociale. Non importa quanto una persona sia ricca o umile. Il calcio rende identici nella fatica, negli stati d’animo e nelle emozioni più sopite.

Una visione piacevole

Come accennato sopra, The English Game è una serie che non ha molte pretese. Nella sua brevità, si limita a raccontare una storia fatta di passioni e importanti temi storico-sociali. Comprendiamo benissimo che la serie può anche non piacere, ma è da riconoscere il lavoro che sta alle spalle. Non è semplice, infatti, girare scene del calcio giocato, fatto di movimenti e tanta corsa. Tuttavia gli attori e i creatori della serie hanno saputo creare un ottimo prodotto. E non possiamo che ringraziare Netflix per avercelo offerto.


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Classe ’93, vivo a Taranto, città che un tempo era l’angolo di mondo che più allietava il poeta latino Orazio. Laureato in lettere, trovo nella letteratura un grande appagamento dagli affanni quotidiani. La mia vita è libri, scrittura, film e serie TV. Sogno di fare della cultura il mio pane quotidiano.