L’ultima Masterclass del 20° Florence Korea Film Festival ha coinvolto due ospiti d’eccezione, ovvero il regista di The Policeman Lineage, Lee Kyu-man, e (purtroppo in collegamento virtuale) uno dei due attori protagonisti, Cho Jin-woong, pilastro dell’industria cinematografica sudcoreana. Analizziamo gli aspetti fondamentali di The Policeman Lineage, per poi addentrarci nei retroscena grazie alle parole dei due ospiti.
The Policeman Lineage, un thriller a Seoul
Choi Min-jae (Choi Woo-shik) è un uomo di saldi principi diventato poliziotto per seguire le orme del padre, misteriosamente deceduto in servizio. Per ottenere un fascicolo su quanto accaduto, accetta di indagare per conto degli Affari Interni su Park Gang-Yoon (Cho Jin-woong), capo di una squadra investigativa sospettato di ricorrere a metodi poco ortodossi per estorcere informazioni. Nel corso delle sue indagini, Choi Min-jae comprenderà quanto il limite tra giusto e sbagliato sia facile da valicare, contemporaneamente facendo i conti sol suo passato.
Basato sul bestseller Blood of the Policeman di Joh Sasaki, The Police Lineage presenta due figure contrastanti, dando ad intendere fin dall’inizio che entreranno in conflitto. Da una parte il giovane Choi Min-jae non è che il poliziotto dell’immaginario collettivo, innocente e con i concetti di bene e male ben impressi in testa; dall’altra, Park Gang-yoon è il figlio diretto dell’esperienza sul campo che vede il mondo semplicemente per com’è davvero, crudele e impietoso nei confronti dei meno potenti.
I comportamenti dei due personaggi, così come le loro fisicità, riflettono appieno le rispettive ideologie; se il primo associa il suo distintivo ad un modello esemplare di condotta, il secondo agisce perseguendo un obbiettivo finale, arrestare i criminali, anteponendo la riuscita della missione al desiderio di non sporcarsi le mani.
Choi Min-jae e Park Gang-yoon non sono che i lati opposti di un confine indefinito e sfocato, che spesso attraversano e riattraversano quasi rendendone l’esistenza superflua, e in modo tanto repentino che lo spettatore fa fatica a seguirli. Un effetto che Lee Kyu-man esalta anche visivamente, con una regia dinamica per le scene di azione e primi piani nei momenti di forte valenza emotiva, facendo attenzione a mostrare sempre, proprio sempre, più di un punto di vista.
Insieme ad una colonna sonora tenebrosa, la costruzione della vicenda in una Seoul tetra e opprimente, le cui ambientazioni si associano, istintivamente, a una scena del crimine, rende The Policeman Lineage un thriller degno di questo nome, il cui unico difetto potrebbe essere un finale fin troppo aperto.
Lee Kyu-man e Cho Jin-woong protagonisti della Masterclass, come è nato The Policeman Lineage
Per realizzare The Policeman Lineage in modo quanto più realistico possibile, Lee Kyu-man ha intervistato la polizia locale e fatto ricerche sui loro riti di benvenuto; eppure, fa notare il pubblico, il set tetro e quasi claustrofobico (raccomandatogli, peraltro, dal direttore artistico di Squid Game) dipinge Seoul come la culla della criminalità. Su questo punto, il regista precisa: “il film non rispecchia del tutto la realtà, perché la Corea è un paese molto sicuro”, e poi aggiunge “comunque, i polizieschi sono molto popolari nel nostro paese, e la gente si aspetta più contenuti del genere”.
Un’altra apparente contraddizione evidenziata in The Policeman Lineage non poteva che essere la totale assenza di donne nel cast del film: “non volevamo ridurre le donne a delle mere comparse” dichiara prontamente il regista, “piuttosto abbiamo preferito sintetizzare molto, pur di rimanere fedeli al libro quanto più possibile”. Solo dopo la proiezione del film, Lee Kyu-man condivide col pubblico un dettaglio interessante “lavoro con mia moglie, che è sceneggiatrice, si vocifera che le donne siano state uccise da lei”.
Il successo del cinema sudcoreano è merito degli attori e dei registi prima di noi, che hanno costruito un torre con basi solide; da parte mia, farò di tutto per proseguire con questa torre
Lee Kyu-man al Florence Korea Film Festival
Seppure Cho Jin-woong non sia fisicamente presente, il suo contributo alla Masterclass non passa in secondo piano, e il pubblico non fa che porgli domande sulla sua carriera. Diventato attore grazie allo spettacolo teatrale di Peter Pan, con una filmografia che conta più di quaranta titoli, più di una volta ha interpretato il ruolo del poliziotto: “essendo molto grosso, spesso mi sono stati proposti ruoli di questo genere o che implicassero combattimenti corpo a corpo, eppure io preferisco film introspettivi in cui i personaggi viaggiano alla scoperta di sé”.
E pur desiderando di interpretare dei ruoli nuovi, Cho Jin-woong non ne ha in mente uno preciso: “Tutti i film sono diversi tra loro. Quando interpreto un ruolo cerco di arricchirlo con idee innovative, ma nello stesso tempo scelgo di restare fedele al copione, perché lì c’è scritto tutto quello che devo sapere”.
E a proposito di ruoli nuovi, il pubblico in sala si interroga sulla collaborazione con Choi Woo-shik, giovane protagonista di Parasite, forse più noto ai fan dei k-drama come Choi Woong di Our Beloved Summer. Su di lui Cho Jun-woong afferma, sorridendo:
“Quando l’ho visto ho pensato che fosse fragile come un pulcino, adatto ai film romantici più che ai polizieschi, e mi chiedevo come avremmo fatto a girare le scene di lotta”.
Una prima impressione condivisa da Lee Kyu-man: “mi guardava con gli occhi pieni di tenerezza, e non sapevo come fare a renderlo un poliziotto forte […]. Poi, osservandolo recitare, alcuni membri del cast hanno pianto”. E sul lavoro di Choi Woo-shik in The Policeman Lineage conclude: “la collaborazione tra gli attori ha portato a risultati stupefacenti”.
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