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Transformers: Il Risveglio

Transformers – Il Risveglio, piccoli passi verso un nuovo franchise

Un film che impara dagli errori dei predecessori e riesce a risultare un'esperienza nuova e godibile

8 minuti di lettura

La travagliata saga dei Transformers, tra contraddizioni narrative e confusi reboot, arriva al settimo capitolo, che potrebbe finalmente dare la giusta direzione per il franchise: Transformers – Il Risveglio (in sala dal 7 giugno) infatti è il giusto equilibrio tra il fan service e la narrazione di una storia originale. Il film non avrà certo un’identità stilistica precisa come quella dei film di Michael Bay, ma in compenso mostra molto affetto per i suoi personaggi, sia quelli umani che i robottoni alieni, che invece hanno sofferto per anni di una scarsa rappresentazione in tutti i film precedenti (se si esclude il prologo di BumbleBee).

Vecchi ritorni e nuovi personaggi

Transformers: Il Risveglio

Transformers – Il Risveglio non è certamente il miglior blockbuster dell’anno, ma è una piacevole variante sul tema, trito e ritrito. Sicuramente è una forte deviazione dal trattamento abituale del franchise: per la prima volta dal 2007, i robot che danno il titolo al film sono effettivamente dei protagonisti, tanto quanto i personaggi umani, che stavolta non risultano insopportabili. Tutti hanno il proprio arco narrativo e la propria evoluzione, seppur piccoli e ridotti all’essenziale. Ma per il franchise è già un grande passo.

Optimus Prime (doppiato dal veterano Peter Cullen, su cui, come omaggio, è stato modellato il volto dell’Autobot) viene dipinto come un leader insicuro e modesto, che non nasconde le sue debolezze e i suoi sensi di colpa. Noah (Anthony Ramos) non è molto dissimile dal nobile Autobot, poiché anche lui si porta dietro peso della responsabilità del suo fratellino malato. Questo fil rouge che accomuna i due protagonisti aiuta il pubblico a simpatizzare per entrambi, senza perdere troppo tempo in approfondimenti futili.

Anche gli altri Autobot spiccano per le apparenze e personalità diverse: dopo sei film BumbleBee viene finalmente sostituito nel ruolo di spalla da Mirage, il cui carisma deriva sicuramente dal doppiaggio di Pete Davidson, che ha contribuito molto alla caratterizzazione scanzonata del robot. Ma a rubare la scena sono i nobili Maximals, Transformers multiversali dalle apparenze animalesche, ripresi dalla storica serie animata Beast Wars (uscita col titolo Biocombat in Italia). O meglio, ruba la scena il loro leader Optimus Primal, poiché tutti gli altri membri della squadra avranno sì e no due battute, ad eccezione di Airazor, doppiata dalla sempre più onnipresente Michelle Yeoh.

Transformers – Il Risveglio impara dagli sbagli dei suoi predecessori

Transformers: Il Risveglio

I due Maximal principali hanno una buona caratterizzazione, e dimostrano come hanno fatto del sacrificio il loro giuramento e la loro missione, proprio come Optimus Prime e i suoi Autobot. Queste affinità porteranno i diversi gruppi a collaborare invece che a scontrarsi tra di loro. Certo, non mancano i conflitti d’interesse iniziali, ma questi non vengono espressi attraverso futili battaglie fisiche tra i “robottoni buoni”, evitando così un altro cliché ormai stantio, presente invece in quasi tutti i film MCU.

Contrariamente ai film di Bay, i cybertroniani sono creature sagge e civilizzate, capaci di riflessione e confronto, invece che di sola furia omicida e battagliera, di cui invece fanno ampia dimostrazione nell’atto finale del film. Il climax porta ovviamente alla grande battaglia finale, entusiasmante, oltre che per i team Autobot e Maximal che finalmente combattono fianco a fianco, anche per il coinvolgimento diretto di Noah nello scontro. Anziché rimanere in disparte a guardare una lotta più grande di lui, riesce a fare la sua parte e a soccorrere i suoi nuovi alleati. Anche qui si vede una piacevole variazione ai soliti atti finali dei blockbuster.

La cura nei personaggi è molto apprezzabile, dalla somiglianza tra Optimus e il suo storico doppiatore alla presenza dei Terrorcon, il cui terrorizzante leader Scourge è doppiato da Peter Dinklage. Inoltre, la presenza in pompa magna di Unicron, personaggio chiave molto amato dal fandom, riscatta la sua infelice apparizione in Transformers: L’Ultimo Cavaliere, da molti visto come il punto più basso del franchise. I fan quindi saranno sicuramente deliziati da questi piccoli tocchi, ma al pubblico più grande Transformers – Il Risveglio sembrerà solo il solito blockbuster estivo, e avrebbero anche ragione. Se non per qualche piccolo, piacevole dettaglio, che si spera possa portare un po’ di aria fresca nel genere.

Un blockbuster che cambia le regole

Transformers: Il Risveglio

Nonostante si sia dato molto più spazio ai robot cybertroniani, la loro gestione lascia ancora molto a desiderare. Non aiuta sicuramente il ritmo molto veloce del film, che non lascia tempo per respirare o per dedicare il giusto tempo a certi momenti, che avrebbero giovato di più approfondimenti nei tanti personaggi. La trama infatti è fin troppo elementare, e ricade nei soliti topoi: c’è l’oggetto magico macguffin, i buoni e i cattivi che lo vogliono ottenere, un viaggio per il mondo e un climax con tanto di battaglia finale.

Non c’è innovazione nella trama, e per questo Transformers – Il Risveglio risulta alla fine un film abbastanza dimenticabile. Ma è da lodare il trattamento dei personaggi umani, che per una volta non risultano odiosi o inutili, anzi partecipano attivamente alla battaglia finale, specialmente Noah, che indossa una tuta robotica reminiscente di quelle indossate nella serie animata Transformers: Armada.

Inoltre, l’obbligatoria inclusività culturale non risulta troppo invasiva: nella parte centrale i protagonisti viaggiano in Perù nel bel mezzo di una celebrazione cittadina, ricca di costumi e musica locale. Ma questa parte non risulta didascalica o pesante, e non manca una certa ironia sull’argomento, quando Noah, di origini latine, viene chiamato razzista dall’Autobot Wheeljack per il suo accento ispanico.

Il film poi è ricco di piccoli easter eggs e rimandi a diverse iterazioni storiche del franchise, tra la presenza di Unicron e quella dei Maximal e Terrorcon. Anche dal punto di vista musicale, il film fa occhiolini ai fan di lunga data, che riconosceranno temi dalla trilogia originale e dal film animato del 1986. Inoltre, nella scena finale si annuncia un cross-over con un altro franchise Hasbro, richiesto a gran voce dai fan sin dall’inizio.

Insomma, Transformers – Il Risveglio ha tutte le carte in regola per far ripartire con delle buone premesse il franchise, e in più, paradossalmente, fa anche dei piccoli passi verso uno svecchiamento del genere blockbuster. Per i fan si spera che questo sia l’inizio di un viaggio appagante.


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Nato a Roma, studia attualmente al DAMS di Padova.
Vive in un mondo fatto di film, libri e fumetti, e da sempre assimila tutto quello che riesce da questi meravigliosi media.
Apprezza l'MCU e anche Martin Scorsese.

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