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Vita da bohème, l’educazione sentimentale di Kaurismaki

7 minuti di lettura

Nella sua celebre opera filosofica Eros e Civiltà Herbert Marcuse afferma che: 

 «…i valori estetici possono avere una funzione nella vita come ornamento o elevazione culturale, come passatempo privato, ma vivere con questi valori è privilegio del genio o segno del bohèmien decadente…»

Bohémien, tra decadenza e libertà

vita da bohème

Bohémien è un appellativo che a partire dal XIX secolo, viene usato per definire artisti che non hanno conosciuto il successo e che in attesa della notorietà, conducono una vita grama e disordinata, e al contempo, anticonformista e libertaria.

Il bohémien è decadente ci dice Marcuse, perché il bohémien è indigente e sempre sull’orlo di consolidare definitivamente il fallimento che caratterizza la sua esperienza di vita. Il fallimento e l’incertezza del futuro connotano la «Vita da Bohème». Da questo punto di vista il bohémien vive alla giornata, senza strumentalizzare la propria razionalità verso una stabilità economica e più in generale senza dedicarsi a una professione lavorativa fissa e stabile. Per queste caratteristiche il bohémien è una sorta di hippie votato all’arte e alla bellezza, cioè come ci dice Marcuse, vive dei valori estetici, e questo aspetto lo accomuna al romantico dandy

Il bohémien si sottrae alle leggi del mercato del lavoro, si sottrae alle dinamiche dell’esercizio del potere e ai rapporti di forza del mondo societario, vive in fondo una vita anarchica di cui fa quello che vuole. In questa condizione esistenziale, che potremmo definire oggi come hipster, risulta possibile scorgere un’umanità autentica, un modo di vivere prettamente umano, cioè umano in modo puro: la vita del bohémien è fatta di sentimenti, emozioni, passioni, velleità, interessi molteplici per cose disparate, idee, sensazioni. 

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«Vita da bohème», un film sul sentimento

vita da bohème

Proprio questa dimensione spiccatamente umana e sentimentale è ciò che il regista finlandese Aki Kaurismaki cerca di intercettare nel suo film più celebre: vita da bohème del 1992. Il lungometraggio, tratto dal romanzo Scènes de la vie de bohème di Henri Murger, traccia una rappresentazione in stile realismo classico della vita di tre bohémien che si conoscono e stringono amicizia: un pittore albanese, un compositore irlandese e un drammaturgo parigino. Nello spaccato della loro vita insieme che il film restituisce, Kaurismaki pone l’accento sui sentimenti: è palese la sincera amicizia e il reciproco sostegno che i tre artisti si corrispondono.

Accanto all’amicizia troviamo l’amore, puro e semplice, un amore d’intesa e di cura che coinvolge l’emotività del pittore albenese e di una candida ragazza, Mimi. L’amore tra loro deve fare i conti con la realtà, con la difficoltà economica, che mette in crisi il loro rapporto senza distruggere il loro amore. L’incertezza del futuro è estesa dal piano economico alla vita emotiva e alle singole esperienze esistenziali dei tre amici, le cui esistenze sono ritmate dal cambiamento repentino e dall’imprevedibilità di cui sono in balia gli eventi che vivono. 

Vita da bohème è un film sulle emozioni, sui sentimenti e sulle relazioni interpersonali fondate esclusivamente su di essi. I sentimenti però si dipanano all’interno di uno stile di vita gramo, per cui uomini di cultura vivono il disagio della povertà senza tradire la loro essenza più intima e personale, cioè restando anticonformisti. 

una narrazione lirica delle emozioni

vita da bohème

La pellicola mostra come la cultura e la vena artistica non si accordino con la ricchezza e la prosperità economica in generale. Vivere con quei valori estetici di cui parla Marcuse è un privilegio del genio che ottiene successo in modo indiscusso oppure una condanna alla decadenza esistenziale e alla precarietà economica. I tre artisti vivono in modo anticonformista perché il loro modo di essere è ecccentrico, ovvero eccede le categorie sociali convenzionali e, ponendosi al di là di esse, non consente di godere del loro costruito benessere. 

Tuttavia, nonostante i tre artisti fatichino a fare fronte ai morsi della necessità e del bisogno, conservano la loro umanità e la loro personalità. non sono falsi, ma sinceri e trasparenti, non sono avari né maliziosi, e questo unicamente perché si sottraggono, con il loro modo di essere, alla logica spietata del profitto e del guadagno a qualsiasi costo. La loro vita si fonda sui sentimenti e sulle emozioni, poichè sono questi ad alimentare la loro arte, la quale, in una sorta di circolo virtuoso, informa la loro vita. 

Kaurismaki riesce benissimo a rappresentare come l’arte attinga dalla vita e come restituisca alla vita formando la personalità dell’artista. Alla base di questo meccanismo circolare c’è il coacervo di sentimenti e di emozioni, positive e negative, che i tre artisti vivono sulla loro pelle. 

Vita da bohème è un magistrale esempio di narrazione lirica, in cui i personaggi della trama creano una relazione empatica straordinaria con lo spettatore. 


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Laureato in filosofia, sono appassionato di cinema fin dall’età infantile. Ho una propensione per la riflessione e per l’elaborazione dei concetti, per questo nella visione di un film mi muovo soprattutto sull’analisi delle intersezioni tra il contenuto narrativo e lo stile registico che lo sviluppa. Amo riflettere sulle caratterizzazioni dei personaggi e sugli sfondi simbolici e filosofici che li costituiscono all’interno della trama di cui sono protagonisti. Guardo al cinema come a un sofisticato modo di rappresentazione degli aspetti cruciali della vita. Guardare un film per me significa entrare in un meccanismo riflessivo che fa comprendere, ma anche formulare, relazioni concettuali e costruzioni teoretiche. Il cinema è per me un modo di fare filosofia.