Su Netflix sbarca un irriverente e simpaticissimo, e a tratti anche romantico, racconto di come la fine dell’umanità può trasformarsi una seconda occasione, o in altre cento occasioni. Zombie 100 – Cento cose da fare prima di non morire è il film che prende origine dalla omonima collana manga disegnata Haro Aso e Kotaro Takata; manga precedentemente trasformato in una serie animata sempre sulla stessa piattaforma streaming. Insomma, l’apocalisse a volte può essere una rinascita…
La storia tragicomica e surreale di Zombie 100
Una storia, dunque, che per molti potrebbe non apparire nuova o perlomeno innovativa. La serie manga dalla quale è stato tratto questo lungometraggio firmato dal regista nipponico Yusuke Ishida è molto nota, sia in patria che fuori dai confini del Giappone. Una trama che gioca in continuazione tra tematiche personali, romantiche e addirittura filosofiche: amicizie, amore (anzi amori), obiettivi e rinascita. Un pentolone che si riscalda con l’inizio di una vera e propria apocalisse.
Tokyo, Giappone. Akira Tendo (Eiji Akaso) riesce a ottenere il lavoro tanto desiderato negli uffici di una prestigiosa casa di produzione. Un sogno che ben presto, dopo soltanto una manciata di ore dall’inizio del primo giorno di lavoro, è destinato a trasformarsi in un orrendo incubo; peggio degli zombie.
Niente pause, niente giorni liberi, nottate intere passate sulla scrivania, mille impegni. A consolarlo, un amore impossibile verso una collega tanto carina. Un incubo che dura un anno; fino a quando, un giorno, uno come tutti gli altri, Akira mette il piede fuori la porta di casa, scende in strada e, ancora stordito dal suono dell’odiata sveglia, scopre che la città è invasa dagli zombie.
Primi segni di un’apocalisse alla quale, per il momento, egli sembra essere l’unico sopravvissuto. Nulla di cui gioire; ma in fin dei conti con una marea di zombie che invadono le strade di Tokyo, ci si può prendere un giorno libero dal lavoro. Da questo momento inizia il vero e proprio film. Akira si vede con le spalle al muro, di fronte a lui la fine dell’umanità; ma prima di divenire “cibo per zombie”, com’è solito ripetere lo stesso protagonista, ci sono almeno cento cose da fare.
Una classica “to do list” che porterà il giovane impiegato a vivere la pagina più entusiasmante e piena della propria esistenza. E l’intera opera di Ishida gira intorno proprio agli obiettivi scritti su un foglio da Tendo. Dai goal più semplici, come rimettere a posto la camera, andare in campeggio (in casa, ovviamente), chiedere scusa al proprio migliore amico; fino a quelli più utopici, come diventare un supereroe. Ma nulla in Zombie 100 appare impossibile; nemmeno un insperato (in senso negativo) ritorno al lavoro…
Netflix regala ai propri spettatori una simpatica reinterpretazione di quella che potrebbe sembrare a molti la classica “invasione zombie”. In questo caso, però, non c’è tempo per considerazioni di tipo biologico, vale a dire tutte le tradizionali sfaccettature, molto noiose, che si soffermano nella ricerca della causa e della cura di tale fenomeno. Qui ci sono sentimenti, azioni, e anche uno squalo con le gambe. Insomma, divertimento allo stato puro. Un film pop, come denota anche la colonna sonora utilizzata, a tutti gli effetti. Un simpatico passatempo se si vuole, con poche pretese e tantissime sorprese.
Zombie 100, una tremenda invasione raccontata in salsa super pop
In fin dei conti Zombie 100 – Cento cose da fare prima di non morire rappresenta uno spaccato carino, divertente e soprattutto super alternativo della tradizionale “fantascienza apocalittica“. La carica emotiva dell’intero racconto, in questo lungometraggio nipponico, viene trasferita sul vero senso della vita. Una vita fatta per divertirsi più che per lavorare; e soprattutto una vita da passare con gli altri, amici e conoscenti. Una vita, infine, in cui ci si aiuta e in cui si ama e in cui, anche senza dichiarazioni strappalacrime, si viene amati.
Dunque, un film che scorre bene e che diverte. Nulla, come già anticipato seppur in modo velato precedentemente, viene preso troppo seriamente. Ma questo non rompe certamente il legame che si va a creare tra spettatore e (il piccolo) schermo, e cioè di conseguenza racconto cinematografico.
Così anche le più assurde sorprese – e l’apocalisse zombie in alcuni punti, almeno sul piano della realtà, passa addirittura in secondo piano – non paiono poi così stravaganti. In fin dei conti c’è sempre da seguire una trama manga alla quale poco interessa del confine tra reale e irreale. Una vera e propria opera pop leggera e divertente, anche se le due ore (e passa) a un certo punto iniziano a farsi sentire sulle spalle (e gli occhi) di chi guarda.
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