Camping du lac, lungometraggio premiato al Locarno Film Festival e in concorso al Torino Film Festival, è un ibrido tra documentario e film di finzione dal cuore tenero e curioso. Il suo tentativo è quello di ricreare una mitologia fantastica attorno ad un luogo che presenta contesti straordinari e persone fuori dal comune.
Eléonore Saintagnan, l’autrice e l’interprete di questo reportage romantico e sociale si perde, a causa di un guasto alla macchina, nella campagna bretone, tra le leggende locali di santi e mostri lacustri e tra le vite di un campeggio vicino ad un lago, dove si narra che, da tempi immemori, ci sia una creatura misteriosa. Questa è il vero catalizzatore della storia e delle esistenze degli abitanti di un territorio pregno di magia.
Camping du lac, la ricerca dei luoghi e delle storie
In Camping du lac i sopralluoghi e le ricerche sono stati fondamentali per la costruzione della storia e per la creazione dei due protagonisti del lungometraggio: il lago e il mostro. La regista è infatti rimasta affascinata dall’aura emanata dal campeggio e da elementi particolari come statue di bisonti e indiani, portati dall’America da un vecchio musicista dell’Ohio, rimasto nel campeggio dopo aver trovato un nuovo amico nel lago. Nel processo di lavorazione, la regista ha riadattato una favola vietnamita, immergendola nel territorio e nelle tradizioni bretoni.
Le leggende trattate sono viste da molteplici punti di vista e gli stessi flashback hanno come interpreti gli stessi narratori e depositari di quelle storie, così da restituire autenticità e vigore alle tradizioni locali, che si evolvono a seconda delle reazioni degli abitanti di quel luogo. Il lago, infatti, si trasforma da un’oasi immersa nella natura e distante dalla città a una riserva di pesca grossa, campo di battaglia contro il mostro, fino a diventare un ‘attrazione turistica che rischia di minare l’ecosistema lagunare. Lo stesso ecosistema che, tra l’altro, durante le riprese, ha offerto spunti e occasioni interessanti per lo sviluppo della storia.
Come essere protagonisti e creatori del proprio mondo
Gli stessi abitanti che vediamo aggirarsi in Camping du lac sono outsider appassionati di criptozoologia, amanti della natura o persone in cerca di tregua dal mondo odierno. Li accomuna l’obiettivo di incontrare il mostro e proteggerlo dalle minacce, s’aiutano tra di loro e diventano protagonisti delle storie che raccontano, depositari di nuovi fenomeni culturali o imprenditori di attività collegate al territorio.
L’intento della regista è quello di usare personaggi reali e autentici per trovare l’insolito e immergersi in un contesto analizzato con cura e con una creatività estroversa ed originale. Partendo dalla base del documentario, Camping du lac assume una deriva fantastica verso la fine, anche perché riesce ad esaudire i sogni dei protagonisti sia nella loro realtà sia nella finzione del lungometraggio.
Lo spirito di sperimentazione è poi arricchito da una messa in scena semplice e curiosa, coadiuvata da un taglio documentaristico e un tono sognante. Le letture sono molteplici, ma quella fondamentale si trova nel ritorno a meravigliarsi della natura e nell’invito a perdersi, esplorando nuovi stili e raccontando nuove storie.
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