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Assassinio sul Nilo: piramidi, Kenneth Branagh e baffi a manubrio

8 minuti di lettura

Quando gli over 25 sentono nominare Assassinio sul Nilo non pensano ad Agata Christie, ma nemmeno al nuovo film di Kenneth Branagh che sta sbancando i botteghini dei cinema dal 10 febbraio 2022.

No, i Millennials pensano a un altro film, che veniva ossessivamente inserito nella programmazione de I bellissimi di Rete4. Assassinio sul Nilo, pellicola del 1978 con alla regia John Guillermin e un cast formato da grandi stelle del tempo: Peter Ustinov, Jane Birkin, Mia Farrow, Bette Davis, Jon Finch e Angela Lansbury.

Come aveva fatto per Assassinio sull’Orient Express, Kenneth Branagh cammina sul ghiaccio e riprende in mano un grande classico della letteratura già trasposto al cinema (in questo caso nel 1973 da Sidney Lumet) e lo riscrive con i canoni della Hollywood di oggi. La formula funziona?

Agata Christie con le lenti del 2022

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Il cinema degli ultimi anni sta subendo dei mutamenti, è innegabile. Che ci si possa trovare d’accordo o meno, cinema e streaming hanno scelto di veicolare dei messaggi ben precisi attraverso scelte di regia, casting e sceneggiatura per rispettare un termine diventato fondante: “inclusività”.

L’inclusività nel cinema di Hollywood non si ferma solamente all’inserimento più o meno forzato di personaggi di etnie diverse o di genere e orientamento sessuale diversificato (poco importa se questa caratteristica diventa l’unica del personaggio). In Assassinio sul Nilo ovviamente queste formule non mancano, con una riscrittura in chiave contemporanea di tutti i personaggi, scritti dalla penna affilata di Agata Christie, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Andiamo con ordine.

Hercule Poirot e i suoi baffi a manubrio (entrambi con e sul volto di Kenneth Branagh) si imbarcano per una crociera privata sul Nilo, insieme alla coppia di novelli sposi Linnet e Simon (Gal Gadot e Armie Hammer). Sul battello ci sono anche Jackie (Emma Mackey), l’ossessiva ex di Simon, Bouc (Tom Bateman), amico personale di Poirot e tanti altri personaggi tipicamente figli dei gialli corali della Christie.

Come da copione, un torbido omicidio interrompe la crociera e Poirot deve cominciare a indagare su ognuno dei presenti, figure controverse e ammantate di mistero.

Qui però Assassinio sul Nulo si inceppa. A mandare avanti la trama non è la ricerca dell’assassino, quanto più l’indagine parallela che si fa sul protagonista: Hercule Poirot. Sin dalle primissime scene della pellicola capiamo che l’omicidio è una scintilla per dare spazio all’analisi del celebre investigatore belga, ai suoi trascorsi e alla storia dei suoi iconici baffi.

Cambio di rotta per il battello di Assassinio sul Nilo

Linnet e Simon sul battello

Kenneth Branagh decide di cambiare la bussola della storia, facendo proseguire l’indagine come il più classico dei gialli a camera chiusa. Il vero interesse del regista non sta sullo svolgimento della trama, ma sull’introspezione. I personaggi secondari vengono lasciati a margine, usati per lanciare continui assist alla ricostruzione della vita di Poirot, al suo disincanto verso l’amore e ai suoi traumi.

I traumi. Qui torniamo alla lettura contemporanea dei classici e alla costruzione dei più recenti film di Hollywood. I protagonisti e gli antagonisti non sono più buoni o cattivi, sfaccettati nelle loro pulsioni naturali, no. Ognuno deve essere dotato di un trauma, da tirare fuori all’occorrenza per spiegare i propri atteggiamenti verso il mondo e persino il proprio look. L’apoteosi si raggiunge a scoprire una “origin story” per i baffi di Hercule Poirot, simbolo di un trauma subito durante la Grande Guerra e ricordo di un amore perduto.

Insieme alla peluria di Poirot a dare il tratto distintivo al film è la messa in scena trionfale, caratterizzata da una fotografia giallissima, con una CGI abusata e allo stesso tempo affascinante, specialmente nel buio della sala del cinema. Pur avendo delle scene girate effettivamente sul posto, di Egitto autentico si respira ben poco, mentre a prevalere è la monumentalità digitale di monumenti e piramidi posticce.

Piramidi digitali e piramidi autentiche

Tomba di Caio Cestio - Roma

A proposito di Assassinio sul Nilo e piramidi, non si poteva evitare di aprire una parentesi sulla promozione Made in Italy del film di Kenneth Branagh. Come in molti sapranno, a Roma c’è una piramide. Si tratta della tomba di Caio Cestio, costruita tra il 18 e il 12 a.C. ispirandosi alle magnifiche piramidi egizie.

Il 10 febbraio 2022, in occasione della prima del film, la Piramide Cestia è stata utilizzata come “telone” per delle proiezioni nella tecnica del videomapping, che gioca con le forme di un oggetto esistente per proiettare effetti visivi e prospettici. Dalle 19 alle 23, lo spettacolo, promosso da 20th Century Studios Italia con l’avvallo della Soprintendenza di Roma, ha fatto fermare passanti e turisti e infiammato gli animi sul web.

Storici dell’arte, giornalisti specializzati e attivisti hanno condannato il gesto, visto come uno sfruttamento commerciale dei monumenti italiani, senza alcun ritorno per la città e per la conservazione dell’opera. È solo di alcune settimane fa una polemica analoga per un videomapping fatto a Firenze per promuovere l’F-Light Festival, dove al termine dello spettacolo appariva il logo dello sponsor su Ponte Vecchio.

D’altro canto, c’è chi accoglie con piacere eventi di questo tipo, che parlano lo stesso linguaggio: quello dell’arte. Architettura, cinema e videomapping vengono ritenute forme d’arte, quindi in dialogo tra di loro senza danni di immagine, anzi: molte testate locali romane auspicano che questo evento, unito al clamore che ha suscitato, possano spingere verso una maggiore valorizzazione di un monumento così iconico della Roma antica.

Iniziative di questo tipo non sono nuove in Italia e a Roma: nel 2013 per promuovere l’uscita della PlayStation 4, Sony organizzò un evento di videomapping su Castel S. Angelo, ritenuto fuori contesto per il suo utilizzo basato più sulla forma (venne usato un inganno prospettico per trasformare il Mausoleo di Adriano in un disco volante) che sul monumento in sé. Qui almeno, tra Nilo, Egitto e piramidi, un contesto sono riusciti a trovarlo.

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