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NWR Credit: Stephanie Cornfield
Credit: Stephanie Cornfield

Venezia 81 – Beauty is not a sin, chi lo dice che un film non può durare sette minuti?

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3 minuti di lettura

Beauty is not a sin è l’ultimo lavoro di Nicolas Winding Refn: presentato Fuori concorso alla Mostra del cinema di Venezia, Beauty is not a sin racconta in sette minuti una storia di peccati splendidi, di bellezza e di redenzione in Sicilia. A dispetto delle note di regia che lo definiscono un film di sette minuti, Beauty is not a sin non è né un lungometraggio né un corto: è una pubblicità. La prima pubblicità della storia a entrare nella selezione ufficiale di un festival.

Credit: Stephanie Cornfield
Ritratto di NWR
Credit: Stephanie Cornfield
Ritratto di Nicolas Winding Refn

La Sicilia di Refn tra glamour e motori

Una scena di Beauty is not a sin

Siracusa: un prete (Stefano Gaeta) si accinge a ricevere la confessione di una ragazza (Laura Grassi). Il volto della splendida giovane è incorniciato dalla grata del confessionale. Non riusciamo a sentire le parole, ma vediamo il susseguirsi di espressioni sul viso della ragazza che rievocano i peccati per i quali chiede di essere assolta. Un susseguirsi di flashback ci mostrano la ragazza intenta a ingozzarsi di cannoli o distesa su un divano mentre scruta un ragazzo con desiderio.

Ma tra i peccati commessi dalla ragazza ce n’è uno in particolare che colpisce il prete: quello che ha come protagonista assoluta la moto della MV Agusta, che diventa catalizzatore dei desideri dei personaggi. Finita la confessione, il prete indossa il casco e sale sulla moto, alla ricerca della bellezza nel peccato evocata dalla confessione della ragazza.

Beauty is not a sin: la bellezza tra antico e moderno

Una scena di Beauty is not a sin

La firma di Refn è palpabile in ogni fotogramma di Beauty is not a sin: dalle sonorità dark electronic di Julian Winding (già autore del brano The Demon Dance in The Neon Demon) che accompagnano immagini plastiche della ragazza che esplora il mondo del peccato, scolpite da luci sgargianti da club, fino all’intersezione tra uomo e macchina.

L’immagine del prete con il casco è il prototipo di un nuovo uomo, a metà tra spiritualità e tecnologia, arcaicità e progresso, che si stratifica sulla classica figura dell’uomo di fede tormentato dalle tentazioni e dai demoni interiori. La giovane interpretata da Grassi a prima vista potrebbe incarnare la figura della tentatrice biblica, ma in realtà nel piccolo quadro di Beauty is not a sin è più vicina a una sorta di angelo che libera i preti dai fantasmi dei sensi di colpa cattolici e gli offre la rivelazione assoluta: la bellezza non è peccato.


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