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Broker – Le Buone Stelle, il delicato ma cupissimo road movie di Kore’eda

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7 minuti di lettura

Presentato in concorso al 75° Festival di Cannes, Le buone stelle – Broker è l’ultimo film diretto, scritto e montato dal regista giapponese Hirokazu Kore’eda, alle prese per la prima volta con una pellicola in lingua coreana. Broker – Le Buone Stelle arriva in sala da giovedì 22 settembre, diamo uno sguardo ai punti salienti di questo ritratto familiare dai toni cupi, ciononostante non manchevole di dolcezza.

La trama di Broker – Le Buone Stelle

Una notte So-young (IU), ragazza madre dall’oscuro passato, abbandona il proprio bambino davanti a una chiesa, e il piccolo viene raccolto dal proprietario di una lavanderia Sang-hyeon (interpretato da Song Kang-ho, noto per The Host e il più recente Parasite), e dal suo aiutante Dong-soo (Gang Dong-won).

Quando la giovane torna indietro in preda al pentimento e scopre che il vero lavoro dei due uomini è cercare illegalmente famiglie adottive per gli orfani, accetta titubante di partire con loro, per conoscere lei stessa i possibili genitori del suo bambino. Ciò che nessuno sa è che la detective Soo Jin (Bae Doo-na) è a conoscenza di tutto, che li sta seguendo, e non aspetta che coglierli sul fatto per arrestarli.

I pregi e i (pochi) difetti di Broker – Le Buone Stelle

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Bae Doo-na in una scena di Le buone stelle-Broker

Premiato al Festival di Cannes come migliore attore protagonista un Song Kang-ho in ottima forma, più che adeguato a vestire i panni di un personaggio ambiguo e dall’aria duplice, di cui lo spettatore non riesce facilmente a farsi un’idea, e le cui motivazioni non sono mai del tutto chiare ma oscillano tra l’ambizione e il dolore.

Affiancata a lui una IU al meglio delle sue capacità attoriali, volto di un personaggio delicato e fragile la cui essenza è data dalla contrapposizione di luci e ombre, e con un oscuro passato a cui lo spettatore fa fatica a credere. Sfoderando uno sguardo magnetico velato di incoscienza, IU comunica con gli occhi ciò che non esprime in gesti e maniere, rendendosi la vera protagonista della pellicola e dimostrando di poter dominare lo schermo tanto quanto già domina il palco scenico con la sua voce.

Contrapposti a performance attoriali di qualità, Broker – Le Buone Stelle si riempie di dinamiche talvolta poco avvincenti, più simili a una costante attività di supervisione di personaggi che dovrebbero giocare un ruolo più decisivo; forse a causa dei non memorabili ruoli secondari o dell’interpretazione sottotono di Bae Doo-na che, similmente a quanto già fatto in The Silent Sea, manca di espressività e di un tocco di colore.

Nonostante tutto, Kore’eda riesce a compensare queste poche piccole manchevolezze. Il regista sceglie infatti, con Broker – Le Buone Stelle, di trattare con riflessività e delicatezza una questione spinosa come il traffico illegale di infanti, ponendo l’accento sulle diverse sfumature della questione. L’atmosfera che si percepisce man mano che la trama procede è di continua indecisione e tentennamento, a dimostrazione del fatto che nella vita non tutto è bianco o nero, che spesso la verità sta nel mezzo, che dietro ogni azione in apparenza sconsiderata si nasconde una serie di ragioni a noi sconosciute.

La pellicola di Kore’eda, dall’inizio alla fine, è il dispiegamento di un percorso frastagliato, in cui ogni passo compiuto è un motivo per domandarsi se si sta facendo la cosa giusta o no, per dubitare del proprio operato, per interrogare se stessi e il prossimo alla ricerca di conferme e di un supporto emotivo; infine, una ricerca compulsiva di contatto umano, come se quasi non se ne conoscesse l’essenza.

Perché guardare Broker – Le Buone Stelle, nonostante i difetti

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Gang Dong-won, Song Kang-ho e IU in Le buone stelle-Broker

Nel complesso, Broker – Le Buone Stelle è una pellicola lenta e silenziosa, dai toni pacati e dalle poche parole, intimista ma solo fino ad un certo punto, ricca com’è di domande senza risposta o in parte colmate da accenni a fatti passati; tutte caratteristiche che potrebbero far percepire il film come noioso e rendere più arduo, ai meno appassionati, cogliere appieno la sua vera bellezza.

Broker – Le Buone Stelle è il ritratto inconsueto di una famiglia i cui membri non hanno scelto di incontrarsi né di lasciarsi, né tantomeno di volersi bene, ognuno inseguito da demoni e dall’animo combattuto; persone segnate da esperienze passate e da traumi, non abbastanza fredde da rimanere indifferenti di fronte al sonoro pianto di un bimbo ma neanche abbastanza empatiche da non pensare a loro stesse, anche se per brevi istanti e soltanto un po’.

Nonostante la sua pericolosa e intrinseca lentezza, quello di Broker – Le Buone Stelle è un viaggio imperdibile, una corsa affannosa verso una una vita migliore per qualcuno che non sa ancora di poterla vivere; una dichiarazione decisa di come della vita altrui, al pari della propria, si debba solo e sempre essere grati, da gustare con in mano una ciotola piena di popcorn.


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Classe 1996, dottoranda in Ingegneria Industriale all’Università di Napoli Federico II, il cinema è la mia grande passione da quando ho memoria. Nerd dichiarata, accanita lettrice di classici, sogno di mettere anche la mia formazione scientifica al servizio della Settima Arte. Film preferito? Il Signore degli Anelli.

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