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Carlo Verdone e la commedia amara all’italiana

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Quando si pensa a Carlo Verdone, si pensa immediatamente a Roma, un’immedesimazione che è diventata canonica non solo per provenienza ma anche per rappresentazione. Verdone, infatti, ha vestito i panni di innumerevoli personaggi di sua invenzione, tutti romani, ma, in fondo, tutti profondamente italiani. Attraverso le storie di questi personaggi, Carlo Verdone, di storia, ne ha raccontata soprattutto una: quella dell’Italia, rappresentata attraverso una generazione che ha le proprie radici negli anni ’70 e che ha attraversato gli ’80 e i ’90.

Ne è uscito un ritratto disilluso, amaro e malinconico, stemperato però dalla comicità del suo autore, che è sempre attento a tratteggiare vizi, virtù, ossessioni e manie con una sincerità disarmante. Attraverso alcuni dei suoi film più riusciti, proponiamo un viaggio in questa Italia passata che forse parla ancora al presente, perché certe cose non cambiano mai e l’uomo in fondo è sempre uguale a se stesso.

I film a episodi di Carlo Verdone: Un sacco bello, Bianco, rosso e Verdone, Viaggi di nozze

Immagine tratta da "Un sacco bello" di Carlo Verdone. Primo piano di due figure, l'hippie Ruggero (Carlo Verdone) con la fidanzata Fiorenza (Isabella De Bernardi): lui seduto su una sedia e lei appoggiata dietro.

Carlo Verdone è conosciuto soprattutto per i suoi personaggi, che dal cabaret ha trasportato in televisione e poi al cinema. Infatti, i suoi film probabilmente più riusciti si basano proprio sulla rappresentazione di queste figure che sono maschere tragicomiche di un’Italia perennemente in crisi. Tali personaggi vengono approfonditi e indagati maggiormente rispetto a quanto avveniva negli sketch comici del passato e prendono forma in un cinema fatto di episodi legati tra loro, non solo da un tema comune, ma spesso da divertenti incontri fortuiti.

Un sacco bello è l’esordio di Carlo Verdone, prodotto da Sergio Leone, e racconta le vicende di tre ragazzi romani durante il ferragosto del 1980: innanzitutto troviamo Enzo, burino dall’eccentrico look anni ’70 che ha l’obiettivo di raggiungere Cracovia per una vacanza sessuale, dovendo però fare i conti con la sua solitudine. C’è poi Leo, ingenuo e imbranato ragazzo di Trastevere, sottomesso alla madre: deve raggiungerla a Ladispoli, ma viene trattenuto da Marisol, turista spagnola. Infine abbiamo Ruggero, hippy che vive in una comune di Città della Pieve, il quale rincontra “casualmente” il padre ed è da lui trattenuto in una discussione infinita a cui prenderanno parte altri improbabili personaggi.

Quest’ultimo è sicuramente l’episodio più riuscito, grazie a un Mario Brega incredibile (“Io mica so’ comunista così, sa! So’ comunista così!”) e a Carlo Verdone, che si moltiplica in quattro personaggi: Ruggero, il prete, il professore e il cugino. La discussione porta alla luce l’impossibilità di dialogo, non solo di una generazione che è l’emblema di una vacua ribellione al sistema, ma, più in generale, di un’Italia incapace di evolvere e uscire dalla propria, forse confortante, solitudine.

Immagine tratta da "Bianco, rosso e Verdone", film di Carlo Verdone. Furio (Carlo Verdone) e Magda (Irina Sanpiter) in piedi davanti alla loro macchina, ferma al lato della strada. Lei indossa una gonna e una camicia e appare visibilmente annoiata dal marito.

Bianco Rosso e Verdone è dell’anno successivo; l’espediente è questa volta il viaggio che tre personaggi devono compiere per giungere al seggio della loro città per votare. Qui, Carlo Verdone realizza un vero e proprio road movie, che porta in scena le inettitudini, le manie e le ossessioni degli italiani.

Anche qui ci sono tre protagonisti: il primo è Pasquale, emigrato in Germania che deve tornare a Matera; taciturno e impreparato, incontrerà diversi incidenti durante il tragitto, a delineare il ritratto di un Paese immorale e delinquente a cui lui è ormai estraneo. Furio è il pedante, ossessivo e nevrotico personaggio che, in compagnia della moglie e dei due figli, deve andare da Torino a Roma. Lui è una delle figure più iconiche ideate da Carlo Verdone, che ritornerà anche nel successivo film, Viaggi di Nozze. Infine troviamo l’ingenuo Mimmo, riproposizione del Leo di Un sacco bello, che da Roma è andato a Verona a recuperare la nonna (una straordinaria Elena Fabrizi), Sora Lella, per permetterle di votare.

È questo l’episodio più divertente del film, grazie proprio alla coppia Verdone-Fabrizi e alla partecipazione del principe camionista Mario Brega (“’Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma: oggi è stata ‘na piuma”).

Immagine tratta da "Viaggi di nozze" di Carlo Verdone. Raffigurata in primo piano, vestita in modo molto sontuoso, la coppia formata da Ivano (Carlo Verdone) e Jessica (Claudia Gerini).

Viaggi di nozze esce nel 1995: dopo 14 anni, Carlo Verdone torna alla forma dell’episodio e ripropone alcuni tipi già presenti nel suo cinema precedente, pur con qualche trasformazione.

Il professore logorroico e pedante Raniero Cotti Borroni è alle sue seconde nozze con Fosca (Veronica Pivetti) ed è mal sopportato anche lei, fin dal viaggio di nozze. Invece, Giovannino e Valeriana sono gli italiani medi, non ricchi, non poveri, ma avversati dai parenti, che, a causa del loro egoismo, impediscono alla coppia il loro viaggio di nozze. Infine, troviamo i coatti Ivano e Jessica, protagonisti dell’episodio sicuramente più riuscito del film, ricordato grazie al tormentone ‘O famo strano. Maleducati, trasgressivi e costantemente eccitati, i due si troveranno presto a fare i conti con la noia della quotidianità di coppia.

Questo è il centro di Viaggi di nozze, una critica non tanto al matrimonio, quanto alla società tutta, al consumismo e all’incomunicabilità. Se i personaggi dei primi film di Carlo Verdone sono usciti dagli anni ‘70 e mostrano una vacuità e un’inconsistenza figlia delle aspettative disilluse degli anni ‘80, quelli degli ultimi appartengono totalmente agli anni ‘90: tutto è già stato vissuto e il consumismo imperante si è mangiato ogni cosa, anche la speranza per il futuro.

Carlo Verdone in Borotalco, l’invenzione come unico rifugio

Immagine tratta dal film "Borotalco" di Carlo Verdone. Sergio (Carlo Verdone) e Nadia (Eleonora Giorgi) sono per strada, su una moto. Lei lo abbraccia e gli parla all'orecchio.

Nel 1982, Carlo Verdone gira Borotalco, abbandonando per la prima volta la struttura del film a episodi per una storia unica, anche se al suo interno c’è sempre spazio per la pluralità. Il protagonista è Sergio, personaggio tipico di Verdone, interpretato da lui stesso. È un trentenne abbastanza inetto, incompetente sul lavoro e incapace di tenere testa al suocero, arreso a una relazione in cui non crede davvero. Un giorno, però, incontra Nadia (Eleonora Giorgi) e, per conquistarla, si finge un’altra persona, Manuel Fantoni, rubando la finta identità inventata prima da Cesare (Angelo Infanti).

Borotalco ha la struttura e lo sviluppo di una tipica commedia degli equivoci, divertente e brillante, ma racchiude in sé una riflessione amara: l’unica possibilità di sopravvivere alla realtà è quella di rifugiarsi nella finzione. Sergio è affranto e deluso da una vita già delineata ma insoddisfacente, al punto da trovare rifugio nell’identità fittizia e nel racconto di storie di vita vissuta al fianco di grandi star hollywoodiane. Poter immaginare, sognare un’altra vita possibile, gli dà un’emozione da tempo non provata.

Come sempre accade nelle commedie di questo tipo, alla fine tutti i nodi vengono al pettine e l’inganno viene svelato. I protagonisti proseguono con le loro vite, ma nel finale si scorgono una delusione e un dolore enormi: l’immaginazione, la finzione e il racconto saranno sempre meglio della realtà a cui siamo destinati.

Carlo Verdone in Compagni di scuola, lo scontro tra sogni e realtà

Immagine tratta dal film "Compagni di scuola" di Carlo Verdone, che raffigura otto personaggi, alcuni in piedi e altri seduti sugli scalini della casa, vestiti elegantemente.

Compagni di scuola esce nel 1988. Qui Carlo Verdone prende sicuramente spunto da Il grande freddo di Lawrence Kasdan, uscito nel 1983, ma il film dimostra di essere una puntale descrizione della società italiana del tempo. La premessa è semplice: degli ex compagni del liceo si rincontrano dopo 15 anni a una rimpatriata organizzata da una di loro. Troviamo quindi tutti i tipi stereotipati che ognuno di noi ben conosce: il secchione, la bella, il simpatico, lo stronzo, lo sfigato, la coppia che si prende e si lascia in continuazione, il bullo, il secchione… Una ventina circa di personaggi a dare vita a un film corale in cui ogni personaggio trova il suo spazio di caratterizzazione e indagine.

Dopo un inizio segnato dal puro divertimento, il film procede su una strada diversa, più amara e cattiva: lo scopo dichiarato della rimpatriata è infatti fare le somme e le sottrazioni della propria vita. I personaggi si trovano così messi davanti ai propri fallimenti e delusioni. Realizzano che l’età adulta non ha portato alla realizzazione dei sogni dell’adolescenza, che la vita è stata deludente, per ognuno sotto diversi aspetti (economico, amoroso, lavorativo…). Ritrovarsi faccia a faccia con le persone che più ti conoscevano in gioventù vuol dire togliersi la maschera, mostrarsi per quello che si è veramente e ammettere di aver fallito.

Con Compagni di scuola, Carlo Verdone raggiunge l’apice di quella sua caratteristica commedia amara: si ride, certo, ma, soprattutto, un po’ si soffre con i personaggi, si empatizza con loro, perché per tutti è possibile ritrovare qualcosa di sé in questi stereotipi. Come sempre, il ritratto di Verdone non è personale, ma generale. Ciò a cui lui vuole togliere la maschera è la società alto-borghese degli anni ‘80, figlia del sogno consumistico ricco di possibilità, cresciuta frustrata già a trent’anni, abietta, delusa.


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Chiara Cazzaniga, amante dell'arte in ogni sua forma, cinema, libri, musica, fotografia e di tutto ciò che racconta qualcosa e regala emozioni.
È in perenne conflitto con la provincia in cui vive, nel frattempo sogna il rumore della città e ferma immagini accompagnandole a parole confuse.
Ha difficoltà a parlare chiaramente di sé e nelle foto non sorride mai.

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