I Cavalieri dello Zodiaco è l’ultima in ordine di tempo delle trasposizioni in live action di anime giapponesi, filone che ha preso piede negli ultimi anni ma che purtroppo sembra produrre sempre clamorosi buchi nell’acqua. Lo abbiamo ormai potuto constatare più volte, con pellicole come Dragonball Evolution, Ghost in the Shell e Death Note, diventate quasi iconiche per la loro bruttezza, o nel migliore dei casi semplicemente mediocri, come nel caso di Cowboy Bebop.
La maledizione sembra dunque essersi ripetuta anche con l’opera di Masami Kurumada, da sempre amatissima anche in Italia, ma la cui trasposizione finora non si può certo dire abbia riscosso gli entusiasmi della critica.
I Cavalieri dello Zodiaco: cronaca di un disastro annunciato?
La pellicola di Tomasz Baginski ha infatti totalizzato un misero 35 su Metacritic e un ancor meno lusinghiero 23% su Rotten Tomatoes. A non essere piaciuta ai critici è stata innanzitutto la trama: secondo Jan Strusiewicz di Polygon «quella che una volta era una storia appassionante sui miti greci e il destino è stata ridotta a un banale scontro tra la tecnologia e la fede/magia», mentre per Alan Ng di Film Threat «la mancanza di una trama appassionante fa sì che il film diventi un’insipida sequela di avventure e scene di combattimento».
Nulla di entusiasmante anche sul fronte delle interpretazioni. Per Roger Moore di Movie Nation «la recitazione non è mai davvero cattiva, soltanto indifferente. Persino dei professionisti come Bean e Janssen non riescono a mostrare entusiasmo per questa sciocchezza». A lasciare a desiderare poi è anche quello che dovrebbe essere il punto forte in un film del genere, la CGI, definita di volta in volta come «scadente» (Wealth of Geeks), «blanda» (IGN Movies) e «mal realizzata» (Arkansas Democrat-Gazette).
In generale, sembra che la pecca maggiore del film sia la mancanza di originalità e personalità, che fa sì che alla pellicola manchi anche un target di riferimento preciso. Lo esprime bene Carlos Aguilar del Los Angeles Times, per cui il film «non soddisferà le pretese da parte dei fan di un’omaggio autentico alla serie preferita della loro infanzia, né farà capire ai neofiti come mai questa storia di coraggio cieco di fronte a ostacoli insormontabili abbia ispirato una devozione pluridecennale».
Per Movie Nation, l’impressione che lo spettatore riceve durante la visione de I Cavalieri dello Zodiaco è una di dejà-vu: «tutto ciò che si vede sono tutte le altre mediocri saghe young adult che ricorda e da cui prende a prestito, ma che non riesce a eguagliare o a surclassare». Un’opinione simile l’ha anche Alex Maidy di JoBlo’s Movie Network, secondo cui «Così com’è, I Cavalieri dello Zodiaco sembra un compromesso progettato per lanciare un franchise che sembra improbabile vedrà la luce». Lapidario il giudizio dello spagnolo Yago Garcìa di Cinemanìa, per cui «I Cavalieri dello Zodiaco è semplicemente un altro titolo nella lista degli adattamenti in live action di anime fallimentari».
As the Gods Will, o “come si traspone uno shonen“
Bisogna dunque disperare di poter vedere una trasposizione valida di un anime/manga con attori in carne e ossa? A nostro parere no, perché un esempio di come ciò sia possibile esiste già. Ci riferiamo a As the Gods Will, film diretto da Takashi Miike nel 2014 e tratto dall’omonimo manga shonen di Muneyuki Kaneshiro e Akeji Fujimura.
Con questo film Miike è riuscito a mantenersi fedele all’opera originale senza nulla sacrificare alla godibilità dell’esperienza filmica e facendo un uso sapiente ed efficace di effetti speciali e CGI. Il risultato è una pellicola leggera, divertente, ricca di azione e ironia, perfetta per un pubblico giovanile. Speriamo che i registi occidentali che vorranno cimentarsi con il mondo anime e manga in futuro scelgano di prendere spunto da qui piuttosto che da I Cavalieri dello Zodiaco.
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