È uscito nelle sale italiane da giovedì 27 ottobre il primo progetto della neonata Bonelli Entertainment: Dampyr, opera prima del regista Riccardo Chemello e con gli attori emergenti Wade Briggs, Stuart Martin (Army of Thieves) e Frida Gustavsson (Vikings: Valhalla). Dampyr è un progetto molto ambizioso per la Bonelli e per l’Italia in generale: vuole essere il primo di una lunga serie di film e serie tv tratte dai fumetti della nota casa editrice italiana, già battezzata Bonelli Cinematic Universe, che comprende personaggi come Tex, Dylan Dog, Martin Mystère e Nathan Never, solo per citarne alcuni. Ma nonostante si possa apprezzare l’impegno per la realizzazione del film, Dampyr non riesce a superare la prova.
Chi è Dampyr?
Prima, una breve premessa per inquadrare le origini del personaggio: Harlan Draka, ovvero il Dampyr, nasce nel 1997 in un racconto della collana antologica Bonelli Zona X. In seguito alla chiusura della testata, gli autori Mauro Boselli (anche sceneggiatore del film) e Maurizio Colombo trasformarono il progetto in una testata regolare, chiamata Dampyr appunto, che esordisce nel 2000.
Harlan nasce verso la fine della seconda guerra mondiale in uno sperduto villaggio in Serbia, la madre muore partorendolo e cresce senza aver conosciuto suo padre. Invecchia molto lentamente e si spaccia per un dampyr, ovvero il figlio di una donna umana e di un vampiro, per racimolare qualche soldo facendo finta di risolvere casi di vampirismo nei vari villaggi.
Tutto cambia quando viene assoldato da Emil Kurjak, capo di una milizia, per aiutarlo a sconfiggere un’orda di vampiri che sta seminando il panico in guerra (la storia ha luogo nel bel mezzo delle guerre dei Balcani). Così conosce Tesla, una vampira che diventa un’improbabile alleata e conferma ad Harlan la sua natura di dampyr. I tre, insieme all’Amesha Caleb Lost, intraprendono l’eterna guerra contro i Maestri della Notte e altri gruppi di creature malvage, come vampiri e demoni.
La serie a fumetti ha avuto molto successo, e continua a essere pubblicata tutt’oggi, avendo raggiunto una quota di 271 numeri mensili, 18 annuali e svariati albi speciali. Come tutti i fumetti della Bonelli, anche Dampyr prende come modelli di riferimento attori famosi: in questo caso Harlan è ispirato a Ralph Finnies nel film Strange Days, mentre Tesla è ispirata alla cantante Annie Lennox.
Una produzione ambiziosa
Il primo film di Dampyr e del Bonelli Cinematic Universe rispetta le promesse e adatta in modo estremamente fedele le origini e la prima avventura del Dampyr, dalle vignette ai dialoghi, in cui si riconosce immediatamente l’impronta tipicamente Bonelliana, quella prosa verbosa e pedissequa che caratterizza gli albi della casa editrice. Questa fedeltà è stata voluta da uno dei produttori Vincenzo Sarno, che ha insistito perché ci fosse una ripresa diretta dei fumetti:
Mi sono battuto perché ci fossero le stesse vignette, se metti in parallelo film e fumetti trovi tutte le immagini più iconografiche: lei sul tetto, lei sulla croce, loro due davanti al palazzo, l’arrivo a Jorvolak, la scoperta dei cadaveri…
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Al di là della fedeltà alla storia originale, il film si fa apprezzare per il coraggio con cui affronta i suoi evidenti problemi di produzione. Il casting funziona: gli attori e le attrici sono abbastanza carismatici da reggere la sceneggiatura prevedibile e piena di cliché, e anche le interazioni tra i personaggi sono credibili. Le locations si possono contare sulle dita di una mano ma sono ben organizzate: dal villaggio zona di guerra alla città assediata, dalla chiesa abbandonata al covo del Maestro della Notte Gorka.
Il budget di 15 milioni è ben distribuito: esiguo ma abbastanza per fare il minimo indispensabile per un cinecomic che si possa rispettare. D’altronde, per fare un paragone sempre in Italia, il film di Mainetti Freaks Out ha avuto un budget di 13 milioni, e anche lì si parla di un film pieno di effetti speciali e locations. Ma quello che distingue un film come Freaks Out da Dampyr è che, come ha detto il produttore Roberto Proia
non siamo Freaks Out che invece è un prototipo, un film bellissimo e molto nostro, girato in italiano. Dampyr è un film girato in inglese con attori internazionali che risponde a strutture e generi molto più riconoscibili e quindi vendibili all’estero. È da lì che verranno i profitti del film.
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Ed è proprio in questa scelta di fare un film più “internazionale” (ovvero più banale) che Dampyr fallisce l’impresa, e qui sta il suo più grande difetto che lo priva di un grande potenziale, ormai sprecato.
L’enorme potenziale sprecato di Dampyr
È chiaro che per lanciare un nuovo universo cinematografico (per di più il primo italiano) non si pensi solo al mercato ristretto della madrepatria, ma anche a un pubblico più esteso. Forse anche da questo fattore è dipesa la scelta di iniziare questo progetto mediatico con Dampyr invece che con un personaggio più noto come Dylan Dog, visto il disastroso risultato del film con Brandon Routh prodotto nel 2011.
In realtà, dice Sarno, Dampyr è stato scelto come punto d’inizio poiché è l’unico personaggio della Bonelli con una origin story, il conosciuto e familiare escamotage narrativo di ogni storia di supereroi:
Il punto è che Dampyr è l’unico nostro personaggio con un jumpstart: per la nascita di un universo volevamo iniziare con il racconto della nascita di un personaggio. Ci serviva proprio un entry point e un momento nel tempo preciso, il 1992, per poter iniziare tutto, cioè per impostare la timeline di tutto il progetto Bonelli.
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Anche per il casting si è optato sin da subito per attori anglosassoni, o che comunque parlino fluentemente in inglese, in modo da poter impacchettare un prodotto immediatamente e facilmente esportabile al di fuori dell’Italia. Ma la volontà di realizzare un film di facile accesso per tutti ha inevitabilmente comportato una mancanza di creatività e di originalità.
Non che i fumetti di Dampyr, o della Bonelli, siano famosi per la loro originalità: da sempre la casa editrice non maschera il fatto di “prendere in prestito” concetti o personaggi da altri film o serie tv (basti pensare a Nathan Never e a Blade Runner).
Ma Dampyr potrebbe essere stata comunque un’occasione d’oro per raccontare un personaggio italiano con una storia e delle modalità più personali, per creare una narrazione, un’estetica, un mondo che avessero un’impronta subito riconoscibile e riconducibile a questo neonato Bonelli Universe, in modo da farci veramente riconoscere all’estero e da valorizzare i nostri personaggi.
Invece Dampyr prende la strada più sicura e sceglie di essere un blockbuster (anche se ha un budget che non se lo può permettere) pieno di cliché, frasi fatte, personaggi monodimensionali, trama scontata e costruzione di un eroe sui generis.
Il futuro di Dampyr e del Bonelli Cinematic Universe
È ancora presto per dire se Dampyr sarà un successo o un flop, vista la promettente acquisizione del film da parte di Sony, che ora detiene i diritti per la distribuzione negli Stati Uniti e in altre zone. Nonostante ciò, la Bonelli ha già annunciato che è già in fase di scrittura un secondo capitolo, vista anche l’immancabile scena post-credits del film. Ma la Bonelli ha anche promesso che Dampyr è solo l’inizio.
Già nel 2018 infatti venne annunciato non solo il cast e la data d’uscita del film (che ha comunque sofferto dei ritardi dovuti al lockdown, che non hanno aiutato nella promozione del film), ma anche una serie tv di 10 episodi su Dylan Dog prodotta nientedimeno che da James Wan e la sua casa di produzione Atomic Monster. Anche qui si tratta dunque di una serie in lingua inglese, che Michele Masiero, direttore editoriale della Bonelli, ha promesso introdurrà diversi protagonisti dei fumetti Bonelli, gettando le basi per futuri film e spin-off.
Inoltre è in produzione dal 2019 una serie tv, prodotta da Lucky Red, tratta da Il Confine, che avrebbe dovuto far partire un progetto cross-mediale tra fumetto, serie tv, giochi di ruolo e romanzi. Non è chiaro se questo rappresenterà un universo narrativo inedito a parte o se sarà inglobato dal più vasto Bonelli Cinematic Universe. Quello che è certo però, è che la Bonelli è appena entrata in campo, e non ha intenzione di lasciarlo.
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