Si è appena conclusa dopo un mese e mezzo Daredevil: Born Again, l’attesissimo debutto ufficiale dell’Uomo Senza Paura su Disney+ dopo le tre stagioni di grande successo su Netflix (2015-18). Charlie Cox veste di nuovo i panni di Matt Murdock/Devil da protagonista, dopo i camei in Spider-Man: No Way Home, She-Hulk ed Echo, insieme alla sua nemesi per eccellenza, il Wilson Fisk di Vincent d’Onofrio.
Il ritorno di Daredevil si porta dietro un grande hype sin dal suo annuncio, e altrettanta preoccupazione da parte dei fan: sarà riuscito a soddisfare le aspettative e ad alzare finalmente il livello delle serie MCU?
La lunga strada per arrivare a Daredevil: Born Again
Daredevil era tra le serie originali Netflix più amate dai fan, e la sua cancellazione nel 2018 generò non poche polemiche, fino all’annuncio del suo “trasloco” sulla neonata Disney+. La gestazione di Daredevil: Born Again è stata lunga e non priva di complicazioni, come una riscrittura pressocché totale a seguito dei primi screening e dell’insoddisfazione di alcuni membri del cast (tra cui Jon Bernthal). Lo show, concepito inizialmente come un legal drama in 18 episodi, è stato quindi riportato ad atmosfere ben più simili alla serie madre, e le puntate sono state dimezzate (con una seconda stagione già annunciata).
Per approfondire, leggi di più sulla nostra first impression di Daredevil: Born Again!
Come il materiale di partenza, Daredevil: Born Again si concentra molto di più sull’uomo Matt piuttosto che sul vigilante Devil. Infatti, un evento nella prima puntata porta Murdock a dire apparentemente basta al costume da Diavolo, per concentrarsi a fronteggiare unicamente in tribunale le minacce a New York: una scia di omicidi “artistici” per mano del sadico Muse; poliziotti corrotti che idolatrano The Punisher e, soprattutto, l’ascesa di Wilson Fisk a sindaco della città.
Daredevil: Born Again, l’importanza di essere Matt Murdock
Quella di Daredevil: Born Again è la storia di due uomini e delle maschere dietro cui celano la propria vera natura. C’è molto più spazio per il Matt in giacca e cravatta, e le apparizioni in costume si concentrano nell’ultimo terzo di stagione: com’era stato nell’ultimo atto della serie madre, l’assenza di “azione supereroistica” per larghi tratti non è un difetto, quanto una piacevole opportunità per scavare a fondo nell’animo dell’avvocato e nel suo perpetuo conflitto tra giustizia legale e personale. Il bravissimo Charlie Cox ha così occasione di stabilire una volta di più, se ce ne fosse bisogno, come il ruolo sia visceralmente suo.
Quando poi l’azione irrompe, vengono smentiti i timori – fondati – dei fan sul fatto che lo show potesse essere disneyzzato e quindi ci fosse un ammorbidimento della violenza. Daredevil: Born Again non si tira indietro nel mostrare scontri pesanti e sangue in quantità, oltre ad una scrittura molto più adulta (anche nel linguaggio), rispetto ai – deboli – canoni a cui le serie MCU ci avevano abituati.
Eterno contraltare è il sempiterno Kingpin di Vincent d’Onofrio. Se il travestimento di Matt da avvocato serve a tenere a freno i suoi istinti più viscerali, quello di Fisk da rispettabile politico non è che un mezzo per poter convogliare proprio quegli istinti. Ecco quindi che, dietro la facciata del sindaco che ama la Grande Mela, Kingpin stringe la sua morsa sulla città nella sfida a distanza con Murdock, dichiarando guerra a tutti i vigilanti. Al suo fianco l’amata Vanessa (Ayelet Zurer), che durante l’assenza del marito a seguito degli eventi di Hawkeye ed Echo ha assunto il comando, eventi che hanno aperto però una crepa nel loro rapporto.
Daredevil: Born Again tra volti nuovi e vecchi amici
Daredevil: Born Again apre un nuovo ciclo facendo da ponte tra passato e futuro. Volti amati come Karen Page (Deborah Ann Woll), Foggy Nelson (Elden Henson), Ben Poindexter (Wilson Bethel) e Frank Castle (Jon Bernthal) compaiono con meno screentime, in favore di una pletora di nuovi personaggi: il vigilante White Tiger (il compianto Kamar de los Reyes, deceduto prematuramente durante le riprese), la dottoressa Heather Glenn (Margarita Levieva), l’ambizioso e arrivista sottoposto di Fisk, Daniel Blake (Michael Gandolfini), e la giovane giornalista BB Urich (Genneya Walton).
La serie ha così modo di non appoggiarsi unicamente ai fan favorite ma di creare un proprio immaginario. Nonostante le nuove leve non abbiano, inevitabilmente, il carisma dei “vecchi”, sono in particolare i giovani Blake e Urich a spiccare: il primo per la sua rincorsa al potere in cui Fisk stesso si rivede; la seconda per stabilire una connessione pulsante con la gente di New York grazie al suo programma The BB Report (sulle orme di suo zio Ben).
Daredevil: Born Again si sviluppa per buona metà con puntate verticali, che seguono ciò che sembra il caso della settimana. Tutte le vicende, però, vanno poi a convergere orizzontalmente nell’esplosivo finale, che conclude questa prima stagione con un cliffhanger non indifferente.
Qualche difetto in un’ottima rinascita
Il principale problema di Daredevil: Born Again è proprio la riduzione degli episodi. Nonostante la riscrittura sia stata un’evidente scelta azzeccata, il taglio a sole nove puntate ha portato inevitabilmente a dover accumulare diverse storyline che non sempre hanno avuto il tempo necessario, o a risolvere delle situazioni con forzature narrative. Muse, ad esempio, anticipato come villain della stagione, viene chiuso piuttosto in fretta; Bullseye aleggia su tutta la serie, ma i suoi interventi sono pochi (per quanto estremamente incisivi); lo stesso Punisher ha vero spazio solamente nel finale, per quanto sia più che sufficiente: la chimica tra lui e il Diavolo di Hell’s Kitchen è inossidabile e lo show s’impenna quando sono entrambi in scena.
Malgrado ciò – e delle coreografie di combattimenti non all’altezza dei fasti passati, con una CGI spesso, ancora una volta, balbettante – Daredevil: Born Again non delude assolutamente le aspettative. Al di là dei travagli produttivi, i Marvel Studios confezionano finalmente una serie TV con a cuore i propri personaggi e le loro storie, non dimenticando i loro background e presentandoli con una narrazione adulta e coerente con ciò che racconta. I fan di lunga data dell’Uomo Senza Paura potranno quindi ritenersi più che soddisfatti, mentre i nuovi troveranno un prodotto che è già di gran lunga il miglior show dell’MCU dopo una lunga sfilata di serie, salvo un paio di eccezioni, tra il mediocre ed il dimenticabile.
La serie Netflix, pur essendo sulla carta nella continuity MCU, è sempre stata in disparte negli eventi del grande cosmo Marvel. Ora che Daredevil è ufficialmente in-timeline, starà ai Marvel Studios gestire l’impatto che gli eventi della serie potrebbero avere sulla macrotrama dell’universo condiviso.
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Assolutamente d’accordo!!
Daredevil è stato da sempre il mio personaggio preferito e dopo il film del 2003 con Ben Affleck ( che potevate doveva osare di più) la Prima serie Netflix ha dato lustro a uno dei personaggi più cupi dell’universo Marvel.
Complimenti per la recensione!
Grazie mille per le belle parole!