Presentato al pubblico in sala dallo stesso Lee Jung-jae, è stato proiettato al Florence Korea Film Festival la sera dell’8 aprile, ed ha lasciato tutti a dir poco esterrefatti; non tanto per le tematiche trattate, ma a causa del ruolo ricoperto dall’attore che, dopo Squid Game, molti immaginavano soltanto a ricoprire il ruolo dell’eroe. Scopriamo di più su Deliver Us from Evil e sui suoi retroscena, grazie alle parole dello stesso Lee Jung-jae.
Di cosa parla Deliver Us from Evil
In-nam (Hwang Jung-min) è un abile sicario che ha appena rintracciato e ucciso Koreda, uno dei maggiori esponenti della mafia giapponese. Di ritorno da quello che sembra il suo ultimo incarico, riceve la notizia che Young-joo, un tempo sua amante, è stata brutalmente uccisa dopo aver denunciato la scomparsa della sua bambina di nove anni.
Deciso a ritrovare la figlia che non sapeva di avere e metterla in salvo, In-nam si reca a Bangkok per seguire una pista. Peccato che Ray (Lee Jung-jae), fratello minore di Koreda, sappia del suo coinvolgimento nella morte del mafioso, e voglia vendicarsi uccidendo chiunque gli sia mai stato vicino.
Caccia all’uomo
La pellicola diretta da Hong Won-chan è una sfrenata caccia all’uomo che non lascia spazio a fasi di riposo, ma prosegue alzando l’asticella della tensione man mano che il protagonista procede con le sue indagini. Una corsa contro il tempo, in poche parole, dal duplice obbiettivo: salvare una bambina innocente da un crudele destino, ma nel contempo evitare che vada incontro a qualcosa (in questo caso, qualcuno) di ancora peggiore.
Il personaggio di In-nam è complesso e ricco di sfaccettature: a un lato è un criminale di indole violenta e dall’oscuro passato, dall’altro solo un uomo spezzato dalla vita e ansioso di lasciarsi tutto alle spalle, a cui si presenta all’improvviso una seconda chance. Due facce di una medaglia che faticano a convivere e che più volte, dall’inizio del film, combattono strenuamente per prevalere l’una sull’altra.
Ulteriore punto di forza di Deliver Us from Evil è l’invidiabile carisma del personaggio di Yui, donna transgender che accetta di aiutare In-nam con la speranza di ottenere il denaro per l’operazione. Un personaggio, quello interpretato da Park Jeong-min, secondario sulla carta ma centrale di fatto, capace di apparire allo stesso tempo macchiettistico e commovente.
Lee Jung-jae e il personaggio di Ray
Le reazioni esterrefatte del pubblico in sala, la sera dell’8 aprile, erano tutte per Lee Jung-jae: meschino, violento, crudele senza apparente motivo, il suo Ray è nettamente opposto al Seong Gi-hun di Squid Game (non del tutto innocente ma dall’animo buono). È un criminale che trae piacere dall’uccidere a sangue freddo, le cui azioni non vengono mai contestualizzate tramite il ricorso alla solita backstory triste; e forse è proprio questo, come afferma Lee Jung-jae, a rendere Ray tanto disumano agli occhi del pubblico.
Sul rapporto con il personaggio, l’attore dichiara:
Ho cercato di renderlo particolare focalizzandomi sui dettagli, guardando foto e cercando di tenere la mente aperta; ho anche lavorato insieme al regista per apportare dei cambiamenti, e questo è stato il risultato.
Per quanto riguarda le scene di azione, movimentate a dir poco, il pubblico in sala non ha potuto fare a meno di manifestare la sua curiosità: “All’inizio non erano previste molte sequenze d’azione, pensavo che l’atmosfera sarebbe bastata […]”, ha dichiarato Lee Jung-jae, “poi mi è stato detto che sarebbe stato meglio inserire delle scene di lotta”.
E sulla preparazione fisica necessaria per girare le suddette scene, aggiunge:
Mi sono allenato con il regista per una settimana, troppo poco per fare abituare il corpo; per quelle scene ci sono voluti quattro giorni di riprese.
Eppure, che siano stati quattro giorni o un mese, il risultato non è affatto da buttare via.
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