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Dirty Difficult Dangerous Copertina

Dirty Difficult Dangerous, una storia d’amore proibito

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5 minuti di lettura

Film d’apertura delle Giornate degli Autori alla 79a Mostra del Cinema di Venezia e vincitore del Premio Label Europa Cinemas come Miglior Film Europeo, Dirty Difficult Dangerous è il racconto romantico di Ahmed e Mehdia ambientato in una Beirut opprimente e disumana, con un afflato ambiguo che il regista Wissam Charaf riesce a conferire attraverso alcune scelte di regia, di racconto e con una mescolanza di generi e suggestioni.

Una storia a metà tra realismo e fiaba

Dirty Difficult Dangerous Mehdia e Ahmed braccio

Beirut, Libano. Lo sfondo tragico di una storia d’amore proibito. Una dimensione che sta sotto la superficie del racconto, attraversato da suggestioni fantastiche che sanciscono il passaggio dal realismo di una gravità insopportabile all’escapismo fiabesco di un mondo romantico. Le ferite lasciano simbolicamente scorie di ruggine che i personaggi riescono a prendere come fossero delle gemme.

Ma anche se celata, la realtà, in Dirty Difficult Dangerous, è sempre presente: i momenti di fantasia sono allo stesso tempo lo scarto che fuga la dimensione tragica e il punto di contatto con i brandelli di una realtà vibrante. In questo senso, i frammenti di metallo che inquinano il corpo di Ahmed (Ziad Jallad) come un morbo, creano allo stesso tempo una deviazione immaginaria dal reale e un ritorno alla materialità della guerra e degli ordigni che hanno caratterizzato il suo passato siriano.

La distanza delle emozioni in Dirty Difficult Dangerous

Dirty Difficult Dangerous Mehdia e Ahmed

Un ulteriore grado di separazione è dato dalla distanza emotiva che i personaggi intrattengono col mondo che li circonda. Dirty Difficult Dangerous è un ritratto laconico ed essenziale che rimuove la sua dimensione melò per accogliere piuttosto un’impassibilità emotiva. Il grado di corruzione e follia della realtà che vivono, in qualche modo testimoniato dai raptus violenti à la Nosferatu dell’anziano Ibrahim (Rifaat Tarabay), li ha come privati distopicamente di un’emozionalità forte; anche la sessualità è l’affettività sono infatti spesso goffe e poco coinvolgenti.

La loro fuga romantica è lo spasmo di una vitalità che si sta esaurendo, divorata da un contesto opprimente. L’atto della fuga e della resistenza è un’ultima flebile scintilla di umanità in un contesto disumano. Si tratta di un ambiente ostile, che rende possibile il traffico di persone e la violenza di matrice razziale, in cui per poter sopravvivere si arriva all’estrema soluzione di vendere i propri organi per poche migliaia di dollari.

L’imperscrutabilità di un mondo lontano

Dirty Difficult Dangerous Mehdia

Dirty Difficult Dangerous si muove su un equilibrio sgangherato di romanticismo, crudezza, grottesco, documentarismo e fantasia, a volte riuscendoci, a volte con risultati meno interessanti. È un mondo impossibile da raccontare e che i personaggi esterni a quel microcosmo non possono comprendere, ma anzi possono solo travisare.

La sequenza con la giornalista è un esempio proprio di ciò. Amhed, incaricato del ruolo di traduttore tra l’arabo e l’inglese, reinventa completamente le dichiarazioni che Mehdia (Clara Couturet) fa alla giornalista, che si commuove. Il regista sembra suggerire la presenza di uno sguardo occidentale che non potrà mai completamente afferrare una realtà così distante, se non attraverso una mistificazione o un pietà moraleggiante.

Lo stile di Dirty, Difficult, Dangerous

Dirty Difficult Dangerous Mehdia e Ahmed vasca

Lo stile visivo adottato da Wissam Charaf in Dirty Difficult Dangerous limita i movimenti di macchina e privilegia una staticità della macchina da presa, sempre in virtù di un minimalismo che tende ad assopire l’emotività verso una stasi dei sentimenti. I luoghi, per lo più si tratta di interni o di ambienti fatiscenti, fanno da sfondo a una danza di primi piani che scavano, o almeno ci provano, dietro i volti bellissimi e impassibili dei protagonisti.

Ne emerge un quadro che riesce a mantenere – nonostante le circostanze che vivono i personaggi – una gentilezza e una delicatezza nella messa in scena, assistita da un racconto che permette fuoriuscite fiabesche dal reale.


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Classe 1998, nato a La Spezia. Laureato in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione a Pisa e attualmente studente di Cinema, Televisione e Produzione Multimediale a Bologna. Sono appassionato di cinema sin da piccolo e scrivere mi aiuta a fare chiarezza su ció che guardo (quasi sempre).

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