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il ladro di bagdad Copertina

Il ladro di Bagdad, il capolavoro di Raoul Walsh compie 100 anni

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5 minuti di lettura

Il ladro di Bagdad, diretto nel 1924 da Raoul Walsh, è un’opera cinematografica senza tempo che ancora oggi, cent’anni dopo la sua uscita, riesce a incantare per forza visiva e capacità immaginifica. Le scenografie esotiche e lussureggianti, la rêverie di una fiaba allo stesso tempo classica e pronta a nuove suggestioni, gli oggetti magici, sono solo alcune delle caratteristiche che ancora oggi contraddistinguono questa pietra miliare.

il ladro di bagdad Douglas Fairbanks


Il ladro di Bagdad, uno dei kolossal più costosi del suo tempo, è un progetto largamente voluto e supervisionato dallo stesso attore protagonista, Douglas Fairbanks, uno degli astri del divismo anni venti, che ha coinvolto nella realizzazione del film alcune personalità di grande talento, dal regista Raoul Walsh allo scenografo William Cameron Menzies.

La storia di Il ladro di Bagdad

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Al centro della trama c’è il giovane e audace ladro Ahmed, interpretato con maestria da Douglas Fairbanks, la cui grazia mascolina e carisma magnetico contribuiscono in modo prezioso alla resa del personaggio. Ahmed è un eroe intraprendente, determinato a conquistare il cuore della principessa Bagdad e a sconfiggere il malvagio Gran Visir Jaffar, interpretato con sinistra malvagità da Snitz Edwards. La performance di Fairbanks cattura perfettamente lo spirito avventuroso e romantico del personaggio, trasportando lo spettatore in un mondo di audacia e coraggio virile, anche grazie al suo physique dû role e alle sue doti atletiche, che gli permettono di scalare edifici, arrampicarsi su corde magiche e esibirsi in acrobazie.

Se da un lato si potrebbe dire che il personaggio protagonista di Il ladro di Bagdad appartiene per caratteristiche alla tradizione picaresca – un ladro che per sopravvivere è costretto a un mondo criminale che comunque non mette in ombra il suo animo buono – dall’altro lato il modello del racconto è quello classico del viaggio dell’eroe, che dal mondo ordinario compie un percorso pieno d’insidie e di sfide, dalla lotta con creature minacciose agli enigmi, per conquistare quell’oggetto (la scatola magica) o quella consapevolezza che gli permetterà di unirsi alla sua amata.

Più che nell’intreccio, la grandezza de Il ladro di Bagdad risiede nella creazione di soluzioni visive e di un impianto scenografico che riesce a dare forma a quel mondo impalpabile fatto di sogni e magia.

Scenografie e invenzioni visive

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Una delle caratteristiche più sorprendenti di Il ladro di Bagdad è il suo straordinario design artistico, curato dal genio scenografico del celebre William Cameron Menzies, che curò, tra i tanti, anche la realizzazione di Via col vento (Victor Fleming, 1939). L’universo magico del film si costituisce di palazzi esageratamente fuori scala, architetture raffinate e paesaggi magici, che portano il segno di un’opulenza idealizzata e di matrice orientalista.

La rappresentazione dell’Oriente è senza dubbio stilizzata e romanticizzata, e, sebbene nelle letture contemporanee l’orientalismo occidentale è stato ampiamente studiato nei termini di un discorso di potere dell’Occidente sull’Oriente (tra tutti, per primo, Orientalismo, saggio di Edward Said), per chi scrive lo spirito fantastico costituisce un presupposto talmente cruciale nell’essenza del racconto che svincola il film da certi problemi di rappresentazione.

Tra le varie fonti d’ispirazione, che vanno dalle fiabe ottocentesche al cinema espressionista tedesco, si possono rintracciare alcune affinità con le opere di Edmund Dulac, illustratore del libro Le Mille e una notte, da cui il film trae dichiaratamente e liberamente ispirazione.

Il ladro di Bagdad si distingue non solo per la sua maestosa scenografia e l’imponente uso dei set, ma anche per le innovative invenzioni visive che vanno ben oltre la semplice disposizione di fondali e oggetti di scena. Nel corso del film, vengono impiegate astute tecniche di trucco meccanico in scena, che consentono trasformazioni sorprendenti degli ambienti e la creazione di illusioni visive. L’uso sapiente dei viraggi, delle sovrimpressioni e dei giochi di luce aggiunge ulteriore profondità alle immagini, che contribuiscono a conferire al film un’atmosfera magica che trascende la sua epoca e porta Il ladro di Bagdad fuori dal tempo.


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Classe 1998, nato a La Spezia. Laureato in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione a Pisa e attualmente studente di Cinema, Televisione e Produzione Multimediale a Bologna. Sono appassionato di cinema sin da piccolo e scrivere mi aiuta a fare chiarezza su ció che guardo (quasi sempre).

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