Il Robin Hood contemporaneo incanta Venezia con una sintesi equilibrata di voci e una raffinatezza musicale che spazia dagli Eurythmics a Édith Piaf.
È un’incredibile storia di salvezza quella di Doug (Caleb Landry Jones), sopravvissuto a un’infanzia terrificante e cresciuto nel solo amore dei suoi cani. “Ovunque ci sia un uomo infelice, Dio invia un cane” diceva Alphonse de Lamartine. Dogman di Luc Besson, in concorso nell’80ma edizione della Mostra, si ispira a un articolo letto dal regista su una famiglia francese che a cinque anni gettò il figlio in una gabbia. Com’è possibile sopravvivere a una simile brutalità, cosa prova e come reagisce mentalmente un individuo vittima di violenza?
La sofferenza, per l’essere umano, è un terreno di gioco comune, e l’antidoto – come da tradizione narrativa – è sempre stato l’amore. L’onestà di Dogman rifugge la banalità di un sentimento corruttibile, dal tempo, dallo spazio, dall’indole delle persone e lo fa investendo di una responsabilità salvifica una specie diversa dalla nostra: i cani. È per questo che il film di Besson incanta con la sua verità: è rude, ma elegante; dichiara subito, sin dall’inizio, chi è Doug e perché non si pente di chi è diventato. Il linguaggio semplice nelle movenze e nella sensibilità disarmante del protagonista diventa una poesia che è impossibile ascoltare senza rimanerne coinvolti: “Le persone vogliono la verità nelle storie, anche se sanno che è finzione” – ha dichiarato Besson – “volevo che sentissero qualcosa per il protagonista. Arrivi a fare il tifo per Doug”.
Nelle sale italiane arriva dal 27 settembre con Lucky Red.
Caleb Landry Jones è il volto di Dogman
Douglas “Doug” (Caleb Landry Jones) viene arrestato dalla polizia e portato in centrale. È un soggetto difficile da inquadrare: al momento dell’arresto, infatti, gli agenti l’hanno trovato vestito da Marilyn Monroe in un camion che trasportava, nel bagagliaio, un numero indefinito di cani. Per analizzarne il profilo psicologico viene incaricata la dottoressa Evelyn Decker (Jojo T. Gibbs) che stabilisce, da subito, un legame di fiducia reciproca per cui Doug si sente a suo agio nel ricordare il proprio passato di violenza. Dopo essere fuggito dalla prigione in cui lo teneva rinchiuso il padre, allevatore di cani da combattimento, Doug – ora in sedia a rotelle – conosce un’unica forma di amore, quella che sono in grado di donargli solo i suoi cani. Sarà proprio questo legame ad aiutarlo nella sua crociata.
Robin Hood contemporaneo o Superuomo?
Ci sono gli Abba, gli Eurythmics, i cani, Édith Piaf, l’universo Drag, i clan in cerca di vendetta. Ingredienti lontani anni luce che Besson mescola con equilibrio alternando, alla confessione intima, fluida e senza orpelli di Doug, le stravaganze di un personaggio costruito al millimetro da Caleb L. Jones, nella postura, nelle microespressioni del viso, nel movimento incontrollato e appena percettibile delle dita. Doug è un reietto, un emarginato che nel suo trasformismo trova una voce adatta per esprimersi e piacersi: non ama gli umani, non ne condivide l’arrivismo, la venalità, l’opportunismo, l’egoismo, l’infedeltà. Ama i suoi cani, che dagli umani non si distinguono per virtù, ma per la loro assenza di vizi. Lo stesso Doug non è esente dai vizi, al punto che man mano che il racconto progredisce è difficile stabilire se gli si addica più il ruolo di vittima o di carnefice. Qual è il limite alla violenza? Esiste una violenza giusta e giustificata? Doug è Robin Hood o Raskol’nikov di Dostoevskij?
In Dogman, Besson realizza un mélange di linguaggi che si compie e si rivela nelle sonorità inusuali e ardite del compositore Éric Serra che avvicinano lo spettatore a emozioni tangibili in grado di sottolineare la progressione emotiva di un protagonista difficile da afferrare nella sua interezza, eppure completamente onesto: Doug è un folle, un comico, un protettore e un assassino.
Seguici su Instagram, Facebook e Telegram per scoprire tutti i nostri contenuti!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!