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Don't Make Me Go

Don’t make me go: una sorpresa a metà su Prime Video

La nuova proposta di Prime Video supera il melò e, con qualche difetto, ci sorprende.

5 minuti di lettura

Un film può avere dentro di sé elementi già visti ma, se rimane sincero, poi funziona: è questo il caso di Don’t make me go. Il film, uscito il 15 luglio su Prime Video, è diretto da Hannah Marks, famosa come attrice per il suo ruolo nella serie Dirk Gently. La pellicola dell’esordiente regista ha come protagonisti John Cho (Cowboy Bepop) e Mia Isaac, rispettivamente nei ruoli di Max Park e Wally Park, padre e figlia che decidono di intraprendere un’avventura on the road.

Don’t Make Me Go: un rapporto sincero tra padre e figlia

Don't Make Me Go

John Park è un padre single e apprensivo che scopre di avere un tumore al cervello maligno. Il tumore potrebbe essere operato e le possibilità di sopravvivere sono del 20%, ma l’uomo decide di non rischiare. John non rivela la notizia alla figlia Mia e la costringe e fare un viaggio on the road, il cui vero obbiettivo è rintracciare la madre di Mia e sua ex moglie.

Il film di Hannah Marks, tra i cui nomi figura uno dei produttori di Little Miss Sunshine, non riesce a restituire l’originalità e l’ironia del film di Jonathan Dayton e Valerie Faris, ma rimane un dramma sincero e che attecchisce nei cuori degli spettatori. Don’t Make Me Go, dunque, non apporta niente di nuovo a livello drammaturgico, ma rimane sincero e ci fa affezionare a Mia e Max. 

Il loro rapporto è approfondito, i due personaggi sono reali e hanno reazioni veritiere a tutto quello che succede loro. Anche se Don’t make me go si presenta come un melodramma, quindi, riesce a superare tutti i cliché e diventare una storia reale, sicuramente pregna di stereotipi e di colpi di scena bruschi, ma in modo da non essere un film banale.

Una bel viaggio che si spegne sul finale

Don't Make Me Go

Il film è credibile anche e soprattutto per l’interpretazione di Mia Isaac e John Cho. I due hanno un’intesa non indifferente e il loro rapporto di padre e figlia appare naturale e intenso nei momenti più drammatici.  Il tutto è accompagnato da un look indie e caldo nella fotografia sempre piacente e in voga al giorno d’oggi. Don’t make me go riesce quindi ad alzare il tiro quasi fino alla fine dove, improvvisamente, rovina tutto con un colpo di scena innecessario e fuori portata.

Il film cambia totalmente direzione negli ultimi venti minuti, creando sicuramente una reazione nello spettatore, ma non lavorando su tutta l’atmosfera e il clima che si era creato nell’ora e un quarto prima. Il cambiamento finale è poco ragionato e sembra più vicino ad altri film che alla pellicola di Marks.

Oltre il melodramma, verso l’empatia

Don't Make Me Go

Tuttavia, Don’t make me go  non ricade nel melò, perché racconta il modo di essere di Mia e Max attraverso piccole cose: Mia che riesce a ottenere le sue lezioni di guida, prova del suo spirito avventuroso e curioso; John che sta cercando di stringere una relazione con un’altra donna con timidezza e disagio dopo tantissimo tempo.

Nonostante le imperfezioni, Don’t make go riesce ad accompagnare alla sua copertina molto attraente una scrittura non sciatta e prevedibile come ci si potrebbe aspettare. Mia e Max cercano di comprendersi, andando oltre i problemi generazionali e familiari in modo autentico e mai banale.

Con la colonna sonora accattivante di Iggy pop o dei The Strokes e la componente visiva on the road nelle grandi terre americane, lo spettatore riesce ad empatizzare con la visione dei due e con i loro sogni e le loro ambizioni.  Insomma, il nuovo prodotto di Prime Video si fa apprezzare, con qualche difetto ma un’interpretazione sentita e complice tra i due protagonisti.


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Classe 2000, studio cinema e arti contemporanee. Sono interessata anche al mondo dell'editoria e della comunicazione e vorrei fare troppe cose nella vita. Per ora scrivo, un modo per guardare oltre la provincia in cui vivo.

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