Dracula è una miniserie televisiva, apparsa sulla piattaforma streaming Netflix. Scritta e ideata da Mark Gatiss e Steven Moffat, famosi per aver creato la celebre serie TV Sherlock, con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, Dracula porta sul piccolo schermo il famoso vampiro.
Un Dracula atipico?
La miniserie, articolata in una sola stagione di tre puntate, prende spunto dall’omonimo romanzo, Dracula, scritto da Bram Stoker. Tuttavia, la storia del conte viene ridimensionata e adatta a un pubblico più… moderno. È chiaro: ciò che realizzano è un prodotto horror, imbevuto di aspetti innovativi.
Ma, complice la struttura narrativa à là Sherlock, la serie appare agli occhi di molti come atipica. Partendo dalla vicenda narrata nel romanzo, la serie, minuto dopo minuto, prende una deriva del tutto originale. Grazie all’aiuto degli effetti speciali e del macabro in primo piano, Dracula offre un importante lezione sia di scrittura e sia di televisione.
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Tra passato e presente
Dracula si apre con l’avvocato britannico Jonathan Harker (John Heffernan) che arriva, in una sera d’inverno gelido, al castello del conte Dracula (Claes Bang). Egli si reca in Transilvania per discutere della volontà, da parte del conte, di trasferirsi in Inghilterra. Accolto in modo alquanto spettrale, dinanzi gli apparirà un uomo molto vecchio, sul punto di morire. Il conte, appunto, in “vita” da ben quattro secoli.
Tuttavia, ciò che l’ignaro Haker non sa, è quello di essere lì per uno scopo ben preciso: essere una preda di Dracula. Infatti, notte dopo notte, il conte si nutre del sangue dell’avvocato, apparendo a quest’ultimo sempre più giovane. In compenso Jonathan diventerà più debole, cadendo letteralmente a pezzi e divenendo un vero e proprio non-morto.
Ad aiutarlo, sarà una promettente e anticonvenzionale suora, Agatha Van Helsing (Dolly Wells), la quale è determinata a conoscere ed eliminare Dracula. Ella, infatti, con grande tenacia riesce a sfidare il Vampiro, tanto che quest’ultimo sarà “perseguitato” sia dalla stessa suora, sia dalla sua discendenza.
Infatti, con un balzo di 123 anni, la serie approda ai nostri giorni. Il conte si troverà ad affrontare la dottoressa Zoe Van Helsing (Dolly Wells), pronipote della suora, intenzionata ad analizzare scientificamente Dracula. Egli è solo un vampiro? È solo un dannato? Dietro c’è davvero la mano del diavolo? Tutto si può ridurre a mera superstizione?
Fede o scienza?
Parafrasando il pensiero di Agostino, il vescovo di Ippona era convinto che il rapporto tra «fede e ragione non fosse assolutamente in contrasto». Anzi, entrambi cercavano di armonizzarsi secondo una circolarità: per cui la fede è la luce dell’intelletto, mentre l’intelletto è la condizione per accogliere la medesima fede. Può sembrare strano, ma Dracula affronta una tematica di questo tipo.
Il binomio fede e scienza, declinato nel rapporto luce-ombra, diventa metro di giudizio e di analisi interna della miniserie. Facendo leva sulla visione metaforica del Vampiro, la serie circoscrive importanti interrogativi che più volte, noi comuni mortali, abbiamo concepito.
E tali interrogativi emergono da personaggi fragili, incapaci di trovare una risposta che li soddisfi. Suor Agatha si rifugia nella religione, in Dio. Vive per anni in un monastero, ma in cuor suo è conscia del fatto che non basti essere completamente sottomessi alla religione per capire l’inconscio. Ed è per questo motivo che fuoriesce la sua controparte: la dottoressa Zoe Van Helsing, la quale, con metodo scientifico, cerca di capire il perché dell’esistenza del Vampiro.
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