Dungeons & Dragons-L’onore dei ladri, uscito il 29 marzo, è il tanto atteso lungometraggio fantasy dei due sceneggiatori americani Jonathan Goldstein e John Francis Daley, basato sull’omonimo gioco di ruolo creato nei primi anni ’90 da Gary Gygax e Dave Arneson che è riuscito incredibilmente a conciliare pubblico e critica davanti ad una storia basata su un fenomeno culturale mondiale. Da Stranger Things fino a Magic The Gathering, l’universo di questo gioco è sempre in espansione e ha grandi potenzialità crossmediali che ne fanno una delle principali attrazioni in qualsiasi fiera a tema e non.
Molti attori e personalità culturali spingono anche sull’aspetto educativo e divulgativo del gioco tanto da proporlo nelle scuole e nelle università grazie proprio all’infinite possibilità di storytelling e worldbuilding che offre. Per non parlare dell’immedesimazione del giocatore nel proprio ruolo, nella partecipazione attiva e alla pianificazione per superare ostacoli e neutralizzare nemici potenti con la propria compagnia.
Gli adattamenti, per quanto la loro realizzazione possa sembrare semplice e molto sicura, specialmente quelli basati su giochi da tavolo e videogiochi, sono missioni impossibili o maledetti dai flop dei loro predecessori, distrutti dalla comunità dei fan e da operazioni produttive che ne distorcono l’autenticità. Fortunatamente non è il caso di questo film. Finalmente, seppur con una trama a tavolino fin troppo semplice, Dungeons & Dragons ha un adattamento studiato e rispettoso nei suoi confronti che prende spunto da buoni blockbuster e che potrebbe avere una buona possibilità di una creazione di un nuovo universo cinematografico.
Se l’avventura non comincia in taverna comincia in una prigione in cui Edgin, un bardo che ha perso la speranza e Holga, un barbaro scacciato dalla propria tribù, evadono per raggiungere la figlia dell’Arpista ma ben presto dovranno affrontare inganni da persone insospettabili e una tremenda minaccia che incombe sulla città di Neverwinter e sulla terra di Faerun da parte dei Maghi Rossi di Thay, spietati necromanti e abili strateghi politici. I due recluteranno ex compagni di rapine e alleati improbabili per recuperare mitici artefatti magici e per salvare la figlia di Ed e la popolazione dalle trame di Sofina, maga e consigliera del sovrano della città.
Dungeons & Dragons, un party stellare e ironico dal carattere disfunzionale
Chris Pine interpreta un bardo sbruffone e ironico, caratteristica molto comune nei suoi ruoli, che riunisce a sè reietti e falliti che condividono una storia tragica come la sua per imprese epiche e per riconquistare l’amore e l’affetto di sua figlia: lui riesce a giostrarsi tra momenti di pathos e idiozia in maniera brillante. Con lui ci sono l’energica Michelle Rodriguez, i muscoli di questo atipico gruppo di eroi, ormai a suo agio nei franchise cinematografici, l’impacciato e sorprendente Justice Smith, la schiva ed introversa Sophie Lillis nei panni di Doric, una druida tiefling a cui è molto cara la Natura e l’audace e serioso paladino Xenk, interpretato da Rège-Jean Page.
I personaggi sono scritti come se fossero pronti per una sessione di gioco, ognuno con un background preciso e con obiettivi personali che confluiscono nell’obiettivo principale: sopravvivere e sconfiggere il Male. Il più definito tra questi ovvero Edgin ruba la scena prepotentemente agli altri ma la storia dà adito al resto dei suoi compagni di risolvere drammi interiori e problemi familiari e di mostrare capacità fuori dal comune: basti pensare all’arco di autoconsapevolezza e di redenzione di Simon che gli permette di acquisire più fiducia e nuovi poteri.
La pecca di Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri è la poca attenzione verso i villain che non sono così ben tratteggiati e risultano poco interessanti o piatti: il personaggio doppiogiochista di Hugh Grant, la canaglia Forge, è un puro stereotipo dell’uomo politico e spregiudicato, per giunta un ladro, e non riesce a risultare del tutto convincente, seppur il carattere goffo ed estroverso e i maghi rossi rimangono una citazione per strizzare l’occhio ai fan di vecchia data, non molto minacciosi e cauti rispetto a quello che ci si aspetta da nemici così potenti.
Dungeons & Dragons, la cura verso l’ambientazione e il sodalizio tra SFX e VFX
Sebbene la colonna portante della storia siano i personaggi, l’ambientazione è molto curata sia dal punto di vista tecnico e letterario: si possono godere degli errori durante le missioni dei protagonisti e negli incantesimi dei protagonisti proprio perché c’è un rispetto scolastico delle regole autentiche di gioco, ben riadattate in un contesto poco interattivo.
Durante il film possiamo vedere i protagonisti interagire con creature di qualsiasi sorta e mostri giganteschi che soddisfano sia gli estimatori degli effetti speciali sia quelli visivi: c’è un attenzione verso il creature design che viene mostrato sia attraverso un uso composto dei VFX e della presenza di animatronics che non risultano stucchevoli ma ben integrati nel resto dell’ambiente. Si può avvertire un senso di matericità puro dalla pelliccia di un tabaxi alle scaglie di un enorme drago rosso.
Il tono è scanzonato e divertente nel film ma proprio in linea con i background dei protagonisti riesce ad emozionare il pubblico, sia quello neofita che appassionato. Lo studio nella materia di gioco di ruolo è promosso e risulta uno spettacolo d’azione immerso in un high-fantasy che strizza l’occhio sia ai film della Marvel sia ad alcuni classici del genere anni ’80 e alla trilogia cinematografica della Terra di Mezzo.
Con più attenzione verso il dettaglio e cura verso i personaggi, si spera che a questo storico franchise si dia più giustizia rispetto al flop degli anni 2000. Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri è un buon punto d’inizio e una pellicola nerd piena di azione e divertimento.
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