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Essere Hikikomori documentario

Essere Hikikomori, quattro ragazzi e il mondo fuori dalle loro stanze

5 minuti di lettura

Essere Hikikomori, una produzione Sky e Fidelio disponibile dal 29 gennaio, scritta e diretta da Michele Bertini Malgarini e Ugo Piva, è un documentario che descrive la difficile condizione degli adolescenti che decidono di isolarsi e di rifiutare la vita sociale, chiudendosi all’interno delle loro stanze e limitando le interazioni con il mondo esterno.

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Chi sono gli hikikomori

Essere Hikikomori Crepaldi

Essere Hikokomori entra così nei ‘rifugi’ di Eva, Alessandro, Alessio e Davide e cercano di infrangere la barriera che i giovani hanno messo tra loro e la realtà fuori dalla loro stanza. I quattro ragazzi raccontano la loro vita, il loro vivere quotidiano scandito da giorni sempre uguali, i loro hobby e il rapporto con le persone amate, in un percorso di avvicinamento all’individuazione dell’origine del proprio disagio.

I giovani sono ripresi da molteplici prospettive e i punti camera evidenziano la condizione di estraneità e alienazione: Eva, Alessandro, Alessio e Davide sono ombre dietro a tende e persiane viste dalla strada, i loro volti sono riflessi sul vetro delle loro finestre, i loro movimenti sono brevi passaggi dalle stanze e i corridoi degli spazi che abitano. Essere Hikokomori indugia su esitazioni e silenzi, segnali di incertezza, di fragilità, accompagnando pause e parole alla musica elettronica di Populous, che cadenza il ritmo di un viaggio di scoperta interiore a tratti amaro.

Gli altri

La narrazione lascia la parola anche ai genitori dei protagonisti, che si riuniscono in gruppi di ascolto ed effettuano una dolorosa analisi del proprio ruolo, rapportandolo al disagio dei figli.

La conduzione scientifico-psicologica è affidata invece a Marco Crepaldi, psicologo e fondatore dell’Associazione Hikikomori Italia che cerca di identificare le radici di questi atteggiamenti. Un’estrema consapevolezza di sé, un’intelligenza e una sensibilità fuori dal comune, un forte sentimento di incomprensione nei confronti degli altri – che non capiscono gli hikikomori e che da questi non vengono capiti – sono solo alcuni degli elementi che portano a una paralisi nell’agire quotidiano.

Essere Hikikomori: documentario e animazione per un unico racconto

Essere Hikikomori documentario Sky

Parallelamente al racconto diretto dei protagonisti, in Essere Hikikomori avanza lo sviluppo di una storia animata realizzata dai ragazzi stessi che segue la loro parabola: l’animazione narra di un’umanità che gradualmente si ritira sottoterra per fuggire alla devastazione che essa stessa ha prodotto sulla Terra. Le persone si isolano a tal punto da dimenticarsi come sia la vita non sotterranea.

Si attua così una interessante commistione di registri che fa interagire e concilia due linguaggi dell’audiovisivo che sembrano – solo all’apparenza – molto distanti.

È qui che la scelta di realismo da sempre legata al genere documentario ha bisogno di un supporto e un appiglio nell’immaginifico per arrivare a rappresentare una dimensione interiore altrimenti complessa da spiegare. L’immediatezza dell’animazione riesce nell’intento di agevolare l’immedesimazione dell’osservatore e, come spiega il teorico Thomas Lawrence Martinelli nella sua opera “Il documentario animato. Un nuovo genere di racconto del reale e i suoi protagonisti internazionali”, ha lo scopo di “trovare un nuovo punto d’incontro fra documentazione ‘oggettiva’ della realtà e l’espressione di una o più soggettività, di diversi punti di vista e sensibilità”.

Inoltre, un’ulteriore motivazione è la semplicità cui è spesso associata l’animazione che, come afferma Martinelli, “può arrivare a un pubblico più ampio e in modo più coinvolgente e spettacolare”.

Alla stregua del racconto portato avanti dall’animazione, Essere Hikikomori chiude su una nota positiva per ognuno dei protagonisti: il rapporto con un genitore ricucito, lo sbocciare di una storia d’amore, la volontà di concludere un percorso di studi e cercare la propria dimensione in un altro paese, l’avvio di un gruppo di supporto per ragazzi hikikomori.


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Nata e cresciuta a Milano, laureata in lettere ed editoria, appassionata e lavoratrice del cinema. Trovo nel documentario in tutte le sue forme e modalità il mezzo ideale per rappresentare, conoscere e riflettere sulla realtà.

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