Il 28 novembre 2024 alle 21.15 esce su Sky Documentaries il documentario Faye Dunaway, prodotto da HBO. Il film ripercorre la vita e la carriera della leggenda di Hollywood, presentato in anteprima al Festival di Cannes nella categoria Cannes Classics.
Diretto e prodotto da Laurent Bouzereau, il documentario sarà disponibile in streaming su NOW e on demand.
Chi è Faye Dunaway?
Il 14 gennaio 1941 nasce a Bascom, una piccola città della Florida, Dorothy Faye Dunaway. Figlia di Grace April Smith e di John MacDowell Dunaway Jr, durante l’infanzia si sposta di frequente, seguendo il padre, un militare degli Stati Uniti, nelle sue assegnazioni. Studia recitazione a Boston e inizia a lavorare al Lincoln Center Repertory Theater di New York.
Esordisce a Broadway nel 1961 con A Man of All Seasons di Robert Bolt, mentre nel cinema ottiene il suo primo ruolo nel 1967 in E venne la notte di Otto Preminger, in cui affianca Jane Fonda. Raggiunge il successo nello stesso anno, quando Arthur Penn la vuole come protagonista di Gangster Story (Bonnie & Clyde), in cui recita insieme a Warren Beatty e Gene Hackman. Per la sua interpretazione di Bonnie, riceve una candidatura agli Oscar come migliore attrice protagonista: questo personaggio è tra quelli che hanno avuto più impatto su di lei e per cui è maggiormente ricordata.
Recita con Steve McQueen ne Il caso Thomas Crown di Norman Jewison, nel 1968. Poco dopo, si sposta in Italia per girare Amanti di Vittorio De Sica. Durante le riprese, inizia una relazione di tre anni con Marcello Mastroianni, con il quale avrebbe voluto avere dei figli, ma l’attore era ancora legato alla moglie Flora Carabella. Successivamente, Faye Dunaway torna a Hollywood, dove lavora a Il compromesso di Elia Kazan e Il piccolo grande uomo di Arthur Penn. Si sposa prima con Peter Wolf, relazione che dura dal 1974 al 1979, e poi con Terry O’Neil (dal 1983 al 1987), da cui ha il suo unico figlio, Liam, nel 1980.
Negli anni Ottanta, si dedica meno al cinema e più al teatro e alla televisione, apparendo, per esempio, in un episodio della serie Colombo. Nel 1993 torna in sala con Il valzer del pesce freccia, in cui affianca Jerry Lewis e Johnny Depp. Nel 2002 recita in Le regole dell’attrazione e nel 2007 ha un ruolo nella serie Pandemic – Il virus della marea, oltre a comparire in un episodio di Grey’s Anatomy.
Faye Dunaway non è solo una leggenda di Hollywood, ma anche una grande icona di stile, che continua a ispirare le tendenze della moda di oggi. Fin da Gangster Story possiamo notare il suo impatto nell’ambito: l’attrice indossa basco e gonna midi, proponendo, anche attraverso gli abiti, un ideale di libertà ed eleganza immediatamente riconoscibile. Dunaway si allontana dalla femminilità classica, sfoggiando pantaloni e cappelli (questi ultimi diventano presto simbolici per la sua immagine) e avvicinandosi quasi a un’estetica androgina. Naturalmente, con il passare del tempo si sono imposti altri modelli, che, però, in un modo o nell’altro, recano un debito nei confronti di Dunaway e della sua Bonnie, che rimangono tutt’oggi icone indiscusse di stile.
Considerata tra le migliori attrici degli anni Sessanta e Settanta, Faye Dunaway ha vinto un Oscar per Quinto potere, tre Golden Globe, un BAFTA e un Emmy, oltre ad avere una stella sulla Hollywood Walk of Fame. Vediamo ora alcune tra le interpretazioni più emblematiche della sua carriera.
Faye Dunaway, le performance più iconiche
Nel corso del documentario, si ripercorrono e citano alcuni tra i film principali di Faye Dunaway:
- Gangster Story (1967) di Arthur Penn è il film che porta l’attrice al successo. La pellicola narra la storia vera di Bonnie e Clyde, coppia di criminali che opera negli USA tra il 1930 e il 1934. Prodotto da Warren Beatty, che interpreta anche Clyde, Gangster Story è stato inserito al ventisettesimo posto nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi dall’American Film Institute e ha vinto due Oscar. Nata come rivisitazione del filone dei film gangster degli anni Trenta, la vicenda raccontata da Penn segna fin da subito una cesura nella storia del cinema, trasformando una commedia che spinge gli spettatori a parteggiare per i due criminali in un film che, pur con ironia, non nasconde né edulcora la violenza. Gangster Story è caratterizzato da un alto tasso di realismo e da quel desiderio di libertà ricercato dalla Nouvelle Vague, con due antieroi che incarnano gli impulsi della controcultura giovanile degli anni Sessanta.
- Chinatown (1974) di Roman Polanski fa ottenere a Dunaway la seconda candidatura agli Oscar. Si tratta di un neo-noir che vede protagonista Jack Nicholson nei panni dell’investigatore Jake Gittes, assoldato da una donna per investigare sulla presunta infedeltà del marito, e che rimane vittima di una serie di raggiri. Da qui, si sviluppa una pellicola che intende omaggiare il giallo hard boiled, delineando la Los Angeles del 1937 come città simbolo dell’immaginario statunitense. Il film, prodotto da Robert Evans, rilancia il genere del noir e i Paramount Studios. Particolarmente importanti e riusciti sono i costumi di Anthea Sylbert indossati da Faye Dunaway, che qui interpreta Evelyn Mulwray. L’abito da sera nero diventa rappresentativo dell’attrice, della sua eleganza unita a semplicità.
- Quinto potere (1976) di Sydney Lumet è la pellicola con cui, finalmente, Dunaway vince l’Oscar alla migliore attrice. L’opera vuole essere una satira del mondo televisivo statunitense del tempo, contro la disumanizzazione delle persone che ci lavorano. Riceve dieci candidature agli Oscar e ne vince quattro. Dunaway, in riferimento alla sua interpretazione di Diana Christensen, lo definisce “uno dei ruoli femminili più importanti degli ultimi anni”, proprio per l’elemento di disumanità, a cui molte donne dovevano ricorrere per riuscire a fare carriera.
- Mammina cara (1981) di Frank Perry ha valso a Faye Dunaway il primo di due Razzie Award per la peggiore attrice (l’altro per Maledetta ambizione del 1993). Si tratta di un film biografico sulla vita della diva Joan Crawford, interpretata, appunto, da Dunaway, e basato sull’omonimo romanzo della figlia adottiva, Christina Crawford. Quest’ultima definisce la madre come una figura alcolizzata e violenta: la sua figura nel film è considerata, infatti, il quarantunesimo personaggio più cattivo della storia del cinema.
Faye Dunaway, i dettagli del documentario
Il documentario Faye Dunaway si propone come ritratto intimo di una delle più importanti leggende di Hollywood e si articola tramite interviste al figlio Liam Dunaway O’Neill e a colleghi come James Gray, Mickey Rourke e Sharon Stone.
Si ripercorrono le tappe principali della vita e della carriera dell’attrice, concentrandosi sull’influenza che Dunaway ha avuto e continua ad avere su più generazioni di registi e attori. Altro focus essenziale è quello della salute mentale dell’attrice (affetta da disturbo bipolare), esplorata nelle sue luci e ombre attraverso ricordi e riflessioni. In generale, il film intende raccontare successi e difficoltà, trionfi e sfide, di un’attrice emblematica nella storia di Hollywood.
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