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Guida turistica per innamorarsi, la banale dolcezza dell’ultima rom-com Netflix

5 minuti di lettura

Il 21 aprile Netflix ha dato il benvenuto a una nuova commedia romantica, Guida turistica per innamorarsi (A Tourist’s Guide to Love), diretta da Steven K. Tsuchida e con protagonista la veterana delle rom-com Rachael Leigh Cook. Ultimamente la famosa piattaforma americana si è distinta poco in fatto di prodotti originali: sarà questa la volta buona per riscattarsi?

Un tour del Vietnam e dell’amore

Guida turistica per innamorarsi

Amanda (Rachael Leigh Cook) lavora in un’agenzia di viaggi di Los Angeles. Il suo capo la spedisce in Vietnam sotto copertura per indagare le potenzialità di una compagnia di bus turistici del luogo in vendita. Una volta giunta a destinazione, Amanda incontra Sinh (Scott Ly), nipote del proprietario della compagnia e sua guida turistica. La missione di Amanda sarà quella di farsi condurre nei posti più affascinanti del paese e, in segreto, prenderne nota per poter poi ideare un tour ad hoc a firma della sua agenzia.

Tuttavia, il Vietnam e soprattutto Sinh hanno in serbo per lei tante sorprese che la lasceranno senza fiato. Insieme all’ammirazione per il paese e la sua cultura sboccia anche l’amore – sentimento che mette Amanda in una posizione scomoda dato che non ha ancora rivelato a Sinh la ragione del suo viaggio. Quando lui lo scopre, sembra ormai tardi per riparare al danno, ma Amanda prende coraggio e decide di dichiarare la purezza dei suoi sentimenti, e con un bacio la coppia suggella un nuovo inizio. La compagnia verrà acquistata dall’agenzia di Amanda, ma Sinh potrà mantenere il lavoro dei suoi sogni in qualità di guida turistica.

Guida turistica per innamorarsi, o anche Guida al cliché

Guida turistica per innamorarsi

Guida turistica per innamorarsi si abbuffa di ogni cliché della commedia romantica. L’incipit segnato da una canzone pop già sarebbe bastato a smascherare la totale assenza di ispirazione del film, ma non è l’unico elemento rivelatore: sguardi languidi che durano un’eternità, momenti di rivelazione posticipati sino all’ultimo con trovate ridicole, fraintendimenti facilmente evitabili, una rincorsa prima della partenza dell’amato e il bacio finale ripreso in crane shot che si innalza verso il cielo… questo film li annovera tutti.

Non che i cliché siano malefici a prescindere; si può anche essere disposti a ignorarli purché incastrati in una trama abbastanza avvincente. Ma dell’avvincente Guida turistica per innamorarsi ha ben poco, pertanto il film si affloscia su se stesso.

Il potere trasformativo del viaggio

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Tema cardine di Guida turistica per innamorarsi è il viaggio, inteso come esperienza emotiva e spirituale. Amanda, che all’inizio si preoccupa di mettere la spunta su quante più locations vietnamite possibili – anche nell’ottica opportunistica che la accompagna nella prima parte della sua avventura – imparerà da Sinh il piacere di lasciarsi trasportare.

Che sia il luogo a guidare il viaggiatore, e non viceversa, abbandonandosi all’improvvisazione. Questa è, secondo Sinh, la differenza tra turista e viaggiatore: soltanto il secondo adotta una nuova visione del mondo, e ne esce una persona migliore, arricchita dall’esperienza. Per questo motivo le sue visite sono improntate alla scoperta dei luoghi meno conosciuti, al contatto con la gente del posto – basti pensare alla gita al suo villaggio natale, dove fa conoscere ad Amanda la sua amata nonna. Alla base, Guida turistica per innamorarsi è anche il racconto di una rivoluzione interiore e di un cambio di prospettiva.

Guida turistica per innamorarsi: sì o no?

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Sebbene sia rinfrescante vedere una rom-com che non sia ambientata a Los Angeles o a New York e, allo stesso modo, un film ambientato in Vietnam che non parli della guerra, il cambio di scenografia non è di certo sufficiente a salvare il film dal suo crogiolo di banalità e pigrizia. Tutto è all’insegna della prevedibilità: gli scambi di battute, le dinamiche fra i personaggi, il loro distacco dalla realtà. Guida turistica per innamorarsi sembra essere, più di ogni altra cosa, una guida filmica per annoiarsi.


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Classe 1998, ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università Statale di Milano. Ammaliata da quella tragicità che solo la letteratura russa sa toccare, ho dato il mio cuore a Dostoevskij e a Majakovskij. Viale del tramonto, La finestra sul cortile e Ritorno al futuro sono tra i miei film preferiti, ma ho anche un debole per l’animazione. A volte mi rattristo perché so che non mi basterebbero cento vite per imparare tutto ciò che vorrei.

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