È decisamente passato in sordina Honey don’t! di Ethan Coen, che continua la sua trilogia iniziata nel 2024 con Drive-Away Dolls. Nel cast Margaret Qualley nel ruolo della protagonista Honey, Aubrey Plaza, Charlie Day, Chris Evans, Talia Ryder e Billy Eichner.
Honey don’t!, un film senza identità
L’investigatrice privata Honey O’Donahue (Margaret Qualley) si ritrova coinvolta in indagini riguardanti alcune morti sospette che stanno avvenendo nella sua città, Bakersfield. Con il susseguirsi delle indagini, Honey scopre ben presto che tutte le vittime avevano contatti con la misteriosa chiesa guidata dal Reverendo Drew (Chris Evans). A complicare la delicata situazione arriva anche una poliziotta, MG Falcone (Aubrey Plaza), che entra nella vita di Honey non solo a livello professionale ma anche personale, scombussolando così la difficile situazione familiare della ragazza.
Ethan Coen porta sulla scena un lungometraggio che mescola elementi tipicamente noir con elementi appartenenti al genere della commedia nera, riuscendo a mantenere la classica vena ironica, surreale e provocatoria che spesso caratterizza la sua produzione. Ad Honey don’t! non basta non prendersi sul serio per poter funzionare; una sceneggiatura scialba e senza una direzione precisa, personaggi per nulla approfonditi e un ritmo sempre più calante, contribuiscono a rendere il film senza identità.
Anche questa volta Ethan Coen, che lavora di nuovo senza il fratello Joel, riesce a costruire un’atmosfera in bilico tra ironia e realismo. Lo fa grazie ad elementi come la scenografia, composta per la maggioranza del discorso narrativo da paesaggi di periferia isolati e abbandonati, oltre che edifici decadenti, che sottolineano al contempo il degrado e lo stato d’animo dei protagonisti. A questo si accompagnano però numerose dispersioni, soprattutto a livello di storia, che forzano quindi la naturalezza della narrazione.
Honey don’t!, quando il problema sono i personaggi
Uno dei difetti principali e più evidenti di Honey don’t! è però quello dei personaggi. Honey, interpretata brillantemente da Margaret Qualley e protagonista attorno alla quale si sviluppa la vicenda, nonostante il ruolo che ricopre si ritrova ad essere una semplice bozza all’interno della sua stessa storia. Privo di caratterizzazione e della profondità necessaria anche il personaggio di Drew, il misterioso reverendo interpretato da Chris Evans; se ne intravede l’ambiguità, ma non viene mai realmente esplorata, portando a chiedersi: era davvero necessario alla storia?
Nonostante il lungometraggio tocchi tematiche importanti e ampie come la ricerca di sé stessi e della propria identità, il rapporto con un passato ingombrante e le controversie dei poteri più alti, queste sono affrontate in modo eccessivamente superficiale, eliminando l’aspetto psicologico necessario ad una storia di tale portata. Numerosi sono anche gli avvenimenti e gli elementi accennati e poi dimenticati: la setta del Reverendo Drew, il passato di Honey, la vita segreta di MG, passando poi alle misteriose morti. Circostanze che, nella loro complessità, fanno perdere al film il proprio focus.
Honey don’t!, in breve
Il nuovo lavoro di Ethan Coen è un film che, dati i numerosi lati negativi che non si riescono ad ignorare, vuole osare ma non riesce a farlo. Con una sceneggiatura che cade facilmente nella banalità e personaggi privi di una vera e propria caratterizzazione, Honey don’t! non soddisfa del tutto, lasciando in sospeso troppe domande fondamentali.
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