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Il castello invisibile

Il castello invisibile, la fiaba che racconta la realtà

5 minuti di lettura

ll castello invisibile è una pellicola diretta da Keiichi Hara e Takakazu Nagatomo, tratto dall’omonimo romanzo romanzo di Mizuki Tsujimura pubblicato nel 2017 e trasposto anche in forma di manga nel 2019. Film di animazione che fonde lo stile classico con un accenno di CGI non troppo invasiva, usa lo stile narrativo della fiaba per raccontare una storia adolescenziale fin troppo attuale, seppur non arrivi mai del tutto a toccare le corde più profonde dell’animo.

La storia, i personaggi, lo stile

Kokoro è una ragazzina delle medie che da un po’ non riesce ad andare a scuola. Qualcosa l’ha turbata al punto di angosciarla anche solo al pensiero di mettervi piede, cosa che l’ha condotta a passare la maggior parte del tempo dentro casa, isolata, incapace di parlare di cosa sia accaduto persino con sua madre. Sembra non vi sia soluzione, fino a che il suo specchio non diviene un portale magico verso un castello misterioso.

Qui Kokoro incontrerà altri ragazzi che, in egual misura, sembrano cercare un rifugio. Il castello offre esplorazione, divertimento, scoperta, ma vi sono delle regole da seguire e una caccia al tesoro da intraprendere. Chiunque di loro infatti riuscirà a trovare la chiave misteriosa celata tra le sue mura potrà esprimere un desiderio. Ma se non rispetteranno le regole un lupo giungerà a divorarli.

Strutturato come una fiaba (edin particolare quella del Lupo e i sette agnelli), Il castello invisibile si compone di varie fasi lasciando allo spettatore il compito di capire cosa abbia condotto i ragazzi in un luogo così misterioso e come riusciranno a completare la missione a loro assegnata. Come in ogni fiaba che si rispetti vi è un insegnamento dietro l’angolo, una “morale” da apprendere, o forse solo una verità che possa dare loro libertà, riuscendo a superare gli ostacoli che sembrano averli incastrati.

Il castello invisibile, l’amicizia come balsamo per il dolore

I sette protagonisti de Il Castello invisibile condividono un triste segreto, declinato nelle loro rispettive esperienze di vita. Sono ragazzini che devono affrontare cose distanti ormai dal mondo degli adulti che forse, per questo motivo, non possono essere il loro primo rifugio o ancora di salvezza.

Lo vediamo con Kokoro che non riesce a parlare dei suoi problemi con la madre ma solo con una insegnante, seppur le parole fatichino a lasciare le sue labbra. Lo vediamo anche con gli altri ragazzi che, seppur fuori dal focus della narrazione su Kokoro, patiscono qualcosa e a modo loro cercano di tenerla a bada o combatterla.

Il castello che dapprima appare come un luogo in cui andare per “sfuggire” ai loro problemi, si rivela in verità il posto dove “affrontarli” senza più scappare: insieme. L’amicizia diventa come un balsamo che carezza il cuore, perché seppur le cose fuori non possano essere cambiate ciò che fa la differenza è avere qualcuno al proprio fianco a cui appoggiarsi, con cui sentirsi “al sicuro”.

Il castello invisibile, una riflessione sull’adolescenza

Il castello invisibile

Il castello invisibile vuole raccontare le difficoltà e gli ostacoli che ogni adolescente affronta e che prendono la forma di un lupo feroce a cui è difficile sfuggire. I legami diventano dunque un mezzo e una strategia per far fronte a ciò che fa paura, consolidandosi grazie alle esperienze comuni e impreziosendosi grazie alla libertà di essere loro stessi, specie se fragili.

La pellicola fonde bene diverse tecniche di animazione, ma per quanto la sensibilità nipponica nel trattare certi argomenti come adolescenza e bullismo sia percepibile, non si arriva mai davvero a fondo nei sentimenti e nella questione preferendo rimanere in superficie. Un film godibile che tuttavia non può essere definito indimenticabile, ma che di certo sa intrattenere il pubblico, incantandolo con la sua estetica.


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Biotecnologa, appassionata di cinema dalla più tenera età, si muove con facilità tra animazione e horror, non privandosi della delicatezza delle pellicole nipponiche o dell'orrore insito in produzioni più macabre. Curiosa e aperta alle novità, adora i particolari, che sono quelli che le rimangono più impressi nei film. Lo storytelling e i personaggi sono i suoi punti deboli.

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