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Il respiro di Shlomo, sopravvissuto ad Auschwitz: dietro le quinte di un documentario importante

4 minuti di lettura

In occasione della Giornata della Memoria, il 27 gennaio 2023 andrà in onda su Rai 1, all’interno della storica rubrica TV7, il documentario Il respiro di Shlomo, prodotto dalla Fondazione Museo della Shoah in collaborazione con Rai Cinema, diretto da Ruggero Gabbai, autore Marcello Pezzetti.

Chi scrive ha partecipato in qualità di produttrice esecutiva e montatrice alla realizzazione di quello che si può definire un film sfidante dal punto di vista emotivo e produttivo.

Il respiro di Shlomo documentario

Questo è il racconto di un’esperienza emotivamente complessa per via della tematica trattata: la storia di Shlomo Venezia parte dalla Grecia, da Salonicco, in seno a una delle comunità più vitali e numerose del Mediterraneo, e prosegue attraversando i luoghi simbolo del buco nero della storia del ‘900, da Auschwitz-Birkenau a Mauthausen.

Il respiro di Shlomo, un deportato nel Sonderkommando

Il respiro di Shlomo film
Shlomo Venezia

Quella di Shlomo è una storia particolarmente difficile da ricostruire – e da ascoltare – perché approfondisce un aspetto spesso poco trattato della vita concentrazionaria: il Sonderkommando, quel gruppo di deportati, di cui Shlomo faceva parte, che aveva il crudele compito di lavorare all’interno delle strutture di messa a morte e che quindi era costretto a vivere a stretto contatto con i cadaveri e con l’orrore dello sterminio sistematico.

Il documentario tocca tutti i temi legati alla Shoah: lo sradicamento dalla propria comunità di origine e dai luoghi familiari, il dolore insostenibile della perdita dei propri cari, la necessità di sopravvivere circondati dalla morte. Nel farlo, si è tentato di restare fedeli allo stile narrativo di Shlomo stesso, uno stile essenziale e controllato, che anche nel racconto dell’orrore e di ciò che è inimmaginabile (perciò quasi impossibile da riferire) mantiene compostezza e non lascia trasparire commozione o dolore.

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Ricostruire la Shoah in Il Respiro di Shlomo

Dal punto di visto produttivo e post-produttivo, si è voluto rendere visivamente il trauma della deportazione attraverso un delicato lavoro di giustapposizione di immagini, accostando la bellezza del paesaggio greco catturato dalle riprese (il sole di Atene, il mare di Salonicco…) alle macerie delle camere a gas di Birkenau, demolite poco prima dell’evacuazione del campo.

Un’ulteriore sfida è stata quella di intrecciare la testimonianza di Shlomo Venezia – raccolta nel 1996 dagli autori del CDEC e dal regista Gabbai stesso per l’Archivio della Memoria – con le parole dei testimoni di oggi: Walter Veltroni, lo storico Roberto Olla, le storiche Béatrice Prasquier e Laura Fontana, il figlio e la nipote di Shlomo, rispettivamente Mario Venezia e Michela Venezia. Sono loro a veicolare un ritratto più intimo e umano di Shlomo, discostandosi dalla figura di “Shlomo testimone” per avvicinarsi (e avvicinare l’osservatore) alla figura di uno Shlomo più privato, un amico, un padre, un nonno.

I loro racconti aprono uno spiraglio su una dimensione interiore inafferrabile: cosa può comportare l’essere sopravvissuto ad Auschwitz, l’esigenza e la scelta di preservare le persone che si amano con il silenzio, la duplicità di questo silenzio, un’arma a doppio taglio che protegge ma lascia un segno anche a distanza di generazioni.


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Nata e cresciuta a Milano, laureata in lettere ed editoria, appassionata e lavoratrice del cinema. Trovo nel documentario in tutte le sue forme e modalità il mezzo ideale per rappresentare, conoscere e riflettere sulla realtà.

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