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John Cassavetes: 4 film da vedere su Amazon Prime Video

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5 minuti di lettura

John Cassavetes sbarca su Amazon Prime Video. Sembra impossibile che il maestro del cinema indipendente americano, così tanto restio in vita a legarsi ai grandi produttori cinematografici hollywoodiani, ora sia presente e fruibile sul colosso dello streaming. Ma tant’è.

Diventa quindi interessante capire quali film siano presenti in catalogo, con quale ordine convenga guardarli e, insomma, di che cosa si parli, quando si parla di John Cassavetes

«Ombre» (Shadows) (1959)

John Cassavetes

Il folgorante film d’esordio Ombre di John Cassavetes è una rapsodia jazz che, a distanza di molte lune, riesce ancora a incantare. Già la trama, di per sé, è lunare per l’epoca: fratello e sorella afroamericani con una carnagione così chiara, da sembrare dei bianchi americani. Il fidanzato di lei, quando scopre della reale origine della ragazza, entra in crisi, anche perché affrontato dal fratello più grande, vero capofamiglia e rivendicatore della propria dignità d’origine.

Il film scorre strabordante oltre gli argini che la macchina da presa dovrebbe porre. Una lunga improvvisazione attoriale – come dichiarato nella didascalia finale «The film you have just seen was an improvisation» – che coinvolge e stravolge lo spettatore. E poi la suprema colonna sonora di Charles Mingus.

«La sera della prima» (Opening Night) (1977)

La meta-riflessione sul cinema e sul teatro, sulla recitazione e sulla propria vita. Gena Rowlands, moglie del regista, interpreta un’attrice di teatro, poco convinta della commedia da interpretare, che entra in crisi a seguito della morte di un ammiratore. Nubi e strani pensieri, strane visioni si addensano nella sua mente, portandola a dolorose riflessioni.

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John Cassavetes si addentra nei fantasmi e nei dolori che il mondo della recitazione porta con sé. Ma soprattutto l’indagine si muove nello iato tra reale e immaginifico, in un continuo tentativo di contaminazione e di raggiungimento dell’uno attraverso l’altro. Film intessuto alla perfezione da Cassavetes per la moglie, musa di tutto il suo cinema.

«Volti» (Faces) (1968)

Il percorso di John Cassavetes prosegue con un’opera che, considerata la data d’uscita, colpisce dritto al cuore della società americana. Si racconta di una coppia in crisi, delle loro reciproche esperienze extra coniugali, ma anche della tristezza e dei problemi che si trascinano al di là di ogni tentativo di fuga dalla propria condizione.

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John Cassavetes sbatte sullo schermo i volti ipocriti della benestante società americana. La famiglia diventa un involucro vuoto che mai risolve ma solo nasconde le crepe dell’animo individuale. La recitazione spontanea e naturale restituisce un ritratto privo di ogni sorta di simbologia. Una nuda e cruda realtà inquadrata con primi piani e una camera mobile e il più vicina possibile alle espressioni facciali. La pellicola ha ottenuto anche tre nomination agli Oscar.

«Assassinio di un allibratore cinese» (The Killing of a Chinese Bookie) (1976)

L’ultimo film presente in catalogo è un gangster movie che esce dai canoni, Assassinio di un allibratore cinese. Ben Gazzara interpreta il proprietario di uno strip club che ha accumulato un debito di gioco con la mafia. La sola possibilità di salvare la propria pelle è uccidere un allibratore cinese a Chinatown.

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Il film, tra i più sperimentali e crudi, che si muove innanzitutto nella ricerca spasmodica di sensazioni sonore e cromatiche innovative. Seppur si muova nei canoni di un genere codificato, riesce ad inserire il proprio personale studio sull’individuo e sulla recitazione. La trama si disarticola volontariamente, tramite ellissi e salti illogici, per restituire innanzitutto un’attenzione mirata ai movimenti, alle espressioni, alle percezioni del protagonista, centro focale del film.


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Amo le storie. Che siano una partita di calcio, un romanzo, un film o la biografia di qualcuno. Mi piace seguire il lento dispiegarsi di una trama, che sia imprevedibile; le memorie di una vita, o di un giorno. Preferisco il passato al presente, il bianco e nero al colore, ma non disdegno il Technicolor. Bulimico di generi cinematografici, purché pongano domande e dubbi nello spettatore.

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