Ne L’appartamento, capolavoro del 1960, la capacità di suscitare comicità e riflessioni per Billy Wilder raggiunge il punto più alto della sua intera filmografia, rendendolo anche grande vincitore nella notte degli Oscar 1961.
Coadiuvato da tre attori di assoluto livello, Jack Lemmon protagonista nei panni di C.C. Baxter, soprannominato Bud (Ciccibello nella versione italiana), Shirley MacLaine, che impersona Fran Kubelik, e Fred MacMurray nei panni del cattivo Jeff D. Sheldrake, il regista si immerge a New York, nella vita quotidiana del cittadino medio, per tratteggiarne sfumature psicologiche e angustie .
L’appartamento, trama di un film indimenticabile
C.C. Baxter è il contabile di una grande compagnia di assicurazioni di New York. Data la situazione economica non brillante, affitta a ore l’appartamento dove vive ai dirigenti della propria azienda per degli incontri extraconiugali. La vicenda continua in questo circolo di mediocrità finché Bud (suo soprannome) si innamora di Fran Kubelik, una hostess degli ascensori del grattacielo dove lui lavora. Tutto potrebbe filare liscio se non fosse che lei è l’amante del capo del personale, Jeff Sheldrake; il quale, per di più, seguendo il consiglio di un collega, si rivolge al giovane Bud per avvantaggiarsi dell’uso dell’appartamento.
L’appartamento, un film anticapitalista
L’appartamento è una commedia semplice, carica di ironia, ma che nasconde un senso profondo: un racconto tremendo sul capitalismo sfrenato, sul modello economico e sociale americano.
Quella tratteggiata infatti è una società di pubblicità a ripetizione. Una società mostruosa, con uomini indistinguibili seduti a scrivanie tutte uguali, lunghe processioni di umani/lavoratori soggiacenti alla medesima legge del profitto. Infatti si tratta di temi quali la competitività lavorativa, tentati suicidi, famiglie continuamente tradite, di uomini e donne soli, di mala gestione delle aziende.
Il protagonista, Bud, è indubbiamente vittima dell’ingranaggio ma anche complice, sebbene non in maniera volontaria: spinto dalla necessità, avvalla la logica della corruzione nella propria azienda, prestando l’appartamento per poter guadagnare qualche soldo in più. Fran Kubelik presenta caratteristiche simili: fragile e lavoratrice semplice, si innamora delle persone sbagliate, che sono sempre capi di aziende. Il denaro sembra per lei una calamita troppo forte nei sentimenti.
Amor vincit omnia
Quale possibilità emancipatoria per questa umanità così triste e fragile? Si passa sicuramente per il “No” che Bud riesce ad affermare alla fine de L’appartamento nei confronti del capo: rifiuto della realtà usuale, rifiuto delle tresche extra coniugali, rifiuto di abitudini stantie e fissate, rifiuto della propria realtà di complice.
La riconquista dell’appartamento è l’altro momento fondamentale: il protagonista silenzioso di questo film è uno spazio che si fa prigione per il protagonista, legato alle volontà di soggetti terzi nel deciderne l’utilizzo, mai veramente padrone in casa propria, ma che sarebbe anche l’unico rifugio a cui appartiene. Potrà appropriarsi della propria casa e della propria identità solo quando deciderà di non cedere più le chiavi della stanza.
Infine, ma fin dall’inizio, l’amore: innamorato all’istante di Fran, mai capace di esprimere i propri sentimenti, sempre balbuziente con lei ma soprattutto con se stesso, schiavo della relazione che lei intrattiene con il capo Jeff nel proprio appartamento, solamente il gesto umano di salvarle la vita dal tentato suicidio è rivelatore: gesto di riconquista di una volontà individuale piena di pietà.
La goffa dichiarazione d’amore finale chiude L’appartamento e scioglie i cuori degli spettatori. Billy Wilder, in una società sempre più disumanizzata, tramite la forza dei sentimenti dei protagonisti, prova a dare una soluzione per evitare l’abbrutimento sociale: il valore eterno dell’amore, che si staglia su ogni male.
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