Le strade del male (The Devil all the time), su Netflix dal 16 Settembre, è diretto da Antonio Campos e cerca di raccontare nel modo più fedele possibile l’omonimo romanzo di Donald Ray Pollock. È infatti lo stesso autore a prestare la voce fuoricampo alla pellicola, leggendo passi tratti dal suo libro.
E all’improvviso si accorse, davanti alla chiesa di suo padre, che non aveva avuto scelta, che Willard sarebbe dovuto andare ovunque Charlotte fosse andata
«Donald Ray Pollock»
Un modo diverso di raccontare
Siamo nell’America degli anni 50’, ma non quella ricca ad est, che si racconta con foto di marinai che baciano infermiere a Times Square; capaci di rinvigorire lo spirito nazionale e la ripresa economica. Qui siamo in quella dimenticata da Dio, ma che di Dio non non ha voglia di dimenticarsi.
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La trama si sviluppa in modo insolito, parte dai genitori dei protagonisti per poi arrivare a loro; un uomo torna dalla guerra e si innamora di una cameriera, nello stesso bar un viaggiatore scopre “l’amore” ed una donna si innamora di un predicatore. Da queste tre coppie nascono due ragazzi, Arvin Russell (Tom Holland) e Lenora Laferty (Eliza Scanlen) che rimangono orfani sin dai primi anni d’età; sono loro i veri protagonisti, insieme al nuovo predicatore di Coal River, Preston Teagardin (Robert Pattinson).
Tre destini che si incroceranno grazie a strazianti episodi di vita, seguendo una grammatica simile a quella di Pulp Fiction ma a sfondo religioso. La vicenda non è semplice da raccontare senza svelare troppo della storia, proprio perché la trama non è così centrale. È infatti quel tipo di film che mira alle sensazioni più che al senso di soddisfazione finale. In certi momenti non si capisce bene dove si stia andando, ma si percepisce tensione e un senso di disagio per tutta la durata della pellicola.
Peccati di Fede
Se è l’ignoranza a portare all’estremismo allora siamo nel posto giusto. Tutta la vicenda gira intorno alla parte più crudele della Fede, quella che sfrutta l’ingenuità a vantaggio del proprio interesse. Che venga da due giovani innamorati, da un pastore che pensa di poter resuscitare la moglie, fino ad un predicatore pedofilo, la sensazione è sempre la stessa: il disgusto.
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La crudezza di alcuni passaggi è quasi parossistica ma allo stesso tempo non così lontana dalla verità in quegli anni di disperazione, soprattutto per quella generazione che tornava dalla guerra e trovava sicurezza nell’unica cosa che gli era rimasta: la Fede.
A sopperire alle carenze di un marcato filo conduttore c’è un’impeccabile interpretazione. La nota veramente positiva si chiama Tom Holland. La paura che per tutta la durata del film si veda Spiderman camminare per le campagne dell’America sudista svanisce dopo pochi attimi dal suo ingresso in scena; sparisce il suo spiccato accento inglese, il viso pulito è segnato dal mondo che ha sulle spalle ma che continua a colpirlo, lasciando senza parole in alcune scene.
Cattive sensazioni
Cosa rimane di questo film? La narrazione eseguita dalla voce fuori campo può sembrare un modo per spiegare scene altrimenti collegate a fatica, ma in realtà è un piacevole ritorno al passato, che riempie la storia senza appesantirla. L’interpretazione è azzeccata, ma sicuramente non si tratta di una storia che riempie il cuore e scalda l’anima, si rimane inquietati da un mondo che vorremmo fosse immaginifico ma che se si pensa bene, seppur romanzato, è esistito, e in certe sciagurate realtà esiste ancora.
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