fbpx
Megalopolis sogna concretezza in grande
Megalopolis

Megalopolis, Coppola e il cinema come architettura del mondo

/
9 minuti di lettura

Megalopolis non è un bel film.

Qualsiasi cosa si intenda con bel film, la nuova maxi-opera di Francis Ford Coppola difficilmente ha caratteristiche che possano definirla tale. Piuttosto è la dimostrazione che un budget esorbitante non è per forza sinonimo di qualità e successo (davvero serviva provarlo?).

megalopolis, adam driver in una scena del film di coppola

Megalopolis non è un bel film visivamente. Le scene più importanti si basano sulla potenza dell’immagine, legata soprattutto all’architettura della città, al suo skyline. Tuttavia, le scenografie sullo sfondo appaiono sempre di scarsa qualità, fatte con effetti speciali di resa dubbia e discutibile.

In alcuni momenti si sospetta che Coppola stia facendo il furbo con lo spettatore, in un gioco in cui mette alla berlina i personaggi del suo Megalopolis: questi grandi uomini e donne, tutti ricchissimi, che si combattono e tradiscono a vicenda sentendosi invincibili, vengono ridicolizzati da un’ambientazione grottesca e volutamente posticcia. Le transizioni a iride si chiudono sui protagonisti, alla maniera dei vecchi film del cinema del muto ma anche dei comics e dei cartoni animati (per capirci, la sigla dei Looney Tunes, ndr).

Questa ridicolizzazione dei personaggi non sembra né voluta né non voluta dall’autore, pare più il frutto di scelte poco ispirate e mal fatte. Anche la fotografia del film è così, come il finale frettoloso – in un film che già corre molto-, che pone fine a un’alternarsi delle singole vicende dei personaggi, strutturate debolmente. La suspence non è ben costruita, molti elementi importanti della trama non sono spiegati con cura, qualcosa non convince ed emergono molte altre criticità.

Megalopolis, una forza che ignora le critiche

megalopolis

Tuttavia, Megalopolis lascia fuoriuscire qualcosa di potente. Può essere la trama stessa, che racconta di una fittizia grande città, una sorta di New York dalle tinte classiche – che infatti si chiama New Rome -, in cui vari personaggi grotteschi combattono per avere più potere, sia esso politico, economico o sociale. In questa coralità di teste pronte a cadere, il protagonista, Cesar Catilina (Adam Driver), architetto e genio romantico che ha in mente di realizzare l’utopia perfetta per la città grazie all’invenzione di un nuovo e incredibile materiale. È però osteggiato dal sindaco della città, Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito), uomo odiato da più parti e in forte contrasto il ceto aristocratico e ricco di New Rome.

La figlia di Cicero, Julia (Nathalie Emmanuel), tenta di staccarsi dal controllo paterno e avvicinarsi a Cesar, con cui condivide un’affinità unica. Tra gli altri personaggi: il ricchissimo banchiere Hamilton Crassus III, vicino a Cesar, e suo nipote, il viziato Clodio (Shia LaBeouf), privo di morale, che non si fa scrupoli per raggiungere i suoi obiettivi, ovvero conquistare tutto il potere e soprattutto la sua amata Julia.

Tra intrighi, giochi di potere, lezioni di architettura, citazioni classiche, lotte con gladiatori e quadrighe contemporaneizzate, si vedrà Cesar sempre al centro di Megalopolis, un uomo poco compreso e sognatore che ha raggiunto l’impossibile: concretizzare la sua utopia. Un sognatore che può realizzare il suo sogno, che ha le capacità di far in modo che esso si avveri.

Sono gli altri esseri umani l’ostacolo a questa realizzazione, persone che non capiscono il potenziale dell’utopia bramata, oppure sono invidiose del consenso riscosso da Cesar sia tra le masse che tra gli altolocati. Che sia questa la forza del film, il raccontare di un’utopia possibile, una sorta di Fitzcarraldo (Werner Herzog, 1984) americano dalle tinte classicheggianti e kitsch? Potrebbe, ma non basterebbe.

Megalopolis, Cesar e Coppola, registi di un’utopia

Una strada grigia della città di new rome, cioè la new york nell'immaginario fittizio di megalopolis di francis ford coppola

Megalopolis è il nome del progetto di Cesar, l’utopia che si realizza, una città del futuro: perfetta, plus ultra, fluida. Cesar più che un architetto è un artista. Mentre le persone a lui vicine guardano indietro, lui guarda avanti; all’arena con le lotte e le gare di forza, preferisce il suo ufficio arredato con opere simili alle sculture di arte cinetica di Alexander Calder.

In una parola Cesar, è un visionario, un uomo che unisce la creatività con e per l’industria, esattamente come un regista visionario fa con un suo film, esattamente come Coppola fa con questo film. Megalopolis si presta molto facilmente a letture metacinematografiche di questo tipo, perché in fondo Cesar non è che un regista come Coppola. Letture, queste, che però danno il fianco a un’immagine egocentrica di Coppola,uno scenario in cui lui – contro tutti e tutto – riesce a vincere nel creare la sua utopia, ovvero questo film (Coppola ha fatto qualsiasi cosa per vedere il progetto realizzato, finanziato in larga misura da lui, ndr)

Potrebbe essere questa la forza del film, un grande esercizio folle e egoriferito. Potrebbe, ma non basterebbe. Infatti, la lettura metacinematografica non è l’epicentro di questo mare di giochi di potere, che sono il sangue del film.

Sognare in grande

Centro di Megalopolis è la grandezza stessa, la vastità, la banalità della potenza, il sognare in grande. Ecco, forse è questa la forza del film: il pensare in grande, l’avere ancora così tanta fiducia nella potenza del cinema, pensare ancora così in grande per il cinema.

Megalopolis non è un bel film, ma è un gigantesco tentativo che si basa sul credere con tutto se stesso in un’idea di cinema, un crederci fino in fondo e nonostante tutti. Coppola ha messo diversi milioni di tasca sua per questo, da decenni aveva in mente questo progetto, è consapevole del rischio e di cosa vuol dire bancarotta (negli anni ’80, il suo musical Un sogno lungo un giorno fu un gigantesco flop che costrinse Coppola ad accettare numerose regie per ripagare le spese).

Nonostante tutto questo, nonostante l’età di 85 anni (o forse a causa di essa?), Francis Ford Coppola crede ancora con forza nell’utopia del cinema, che i visionari possano realizzare i loro sogni con il cinema, che questo sia un mezzo che può concretamente portare qualcosa alla società.

Alla fine, Coppola si rivede in Cesar, Cesar è ispirato a Robert Moses, urbanista e architetto che ha progettato New York rendendola quella che conosciamo oggi: è possibile che il cinema aiuti a costruire il mondo quanto l’architettura? Coppola crede di sì, ne è convinto con un’energia inaudita.


Seguici su InstagramTik TokFacebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club

Del tipo faccio cose, guardo film, ascolto musica, e via così. Potrei elencare tutto ciò ma dico che son di Lodi e per qualche motivo ne vado fiero, forse ironicamente. Similmente orgoglioso di sapere tutte le battute dei Griffin a memoria. Mangio e consumo di tutto ma ho comunque la camera con troppa roba, è che un po' di caos ci vuole. Tutto sommato però non nuoto male, comunque son del 2001.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.