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L’elaborazione del trauma nel cinema di Michel Franco

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13 minuti di lettura

Le opere di Michel Franco sono il deposito straordinario di una concettualizzazione del moderno, restando legato a quel valore primitivo e ancestrale dell’esplorazione del corpo carnale e sessuale del Messico. In occasione dell’uscita dell’ultima opera del regista Michel Franco, Sundown, in sala dal 14 aprile 2022, esploriamo le tematiche a lui care per scoprire insegnamenti e denunce di un cinema presente.

Il posto della violenza

michel franco Tim Roth

Nella concezione filmica dell’autore messicano Michel Franco la violenza occupa una posizione di privilegio in quanto pulsione basilare dell’essere umano. L’esplorazione di questo sentimento primitivo permette di analizzare la funzione del trauma che non solo attanaglia i personaggi delle sue storie, ma colpisce direttamente il voyeur spettatore troppo agiato sulla sua poltrona.

I film di Michel Franco sono intrisi di violenza a partire proprio dalla struttura di base, si guardi ad esempio al montaggio serrato, stretto e deciso che allo stesso tempo si perde nella fallibilità di quella concezione tempo/spazio di attrazione puramente occidentale. Lo stile narrativo rende molto difficile la possibilità di orientarsi dello spettatore, esattamente come la condizione vissuta dai personaggi dei suoi film.

Il trauma è la causa, la perdizione è la conseguenza diretta di quel forte stato di caducità dell’essere. Immagini statiche, sguardi vitrei e sequenze prive di dialogo che dicono tutto, fermi immagine che denudano l’orgia emotiva che consuma le vite dei personaggi. Ad interrompere questa amara staticità sono le immagini, scelte ad hoc per provocare il perturbante, una rivelazione di carni putrefatte che costituisce l’apice di quel disgusto emotivo già innestato dalla carneficina di umano dolore condiviso.

Michel Franco e la pornografia del trauma

michel franco Nuoevo Orden

La grandezza di Michel Franco è condensata in quella capacità di impregnare lo schermo della distruzione atavica umana, l’uomo è il principale distruttore di sé stesso, un animale che non è riuscito ad adattarsi ai mutamenti della modernità da lui stesso attuati. Per il regista l’uomo è quell’essere incapace di adattarsi alle rigidità del codice evolutivo, si sottrae e annega nella sua stessa idea di appagamento contemporaneo.

La violenza inscenata è perpetua, durante la visione di questo spettacolo delle oscenità è impossibile distrarsi, impossibile concedersi alle gioie della leggerezza, veniamo cannibalizzati dal senso di perdita e insistenza del dolore. Ed è forse proprio questa capacità di pornograficizzare la debolezza umana che rende Michel Franco uno dei migliori autori messicani, uno scrittore di immagini portatrici del fardello contemporaneo.

I film di Michel Franco sono imperniati su una attenta esplorazione del trauma. Sia uomini che donne, nei suoi film, si offrono come esempi manifesto della reazione e relazione con il trauma. Si tratta di personaggi che non chiedono empatia e non pretendono le inesattezze dell’immedesimazione, gli uomini e le donne di Franco si offrono come esemplari di studio per una conoscenza più profonda di ciò che ci unisce, un legame profondo ma perfettamente visibile sulla nostra condizione moderna.

I film dell’autore messicano sono documentari sull’incapacità umana di gestire il dolore, una messa in scena quasi del tutto priva di sensazionalismo ad eccezione di quei rari ma pregnanti quadri in cui la violenza viene inscenata nella sua crudezza concreta. Stiamo parlando delle brevi immagini che addomesticano ogni delicatezza visiva introducendo simbolo e significante culturalmente associati alla perturbazione umana e visiva.

Caso emblematico è quello rappresentato dall’ultimo film dell’autore, Sundown, in cui verso la chiusura del film iniziano ad affiorare i ricordi traumatici del protagonista per mezzo di immagini carnali che squarciano la compattezza della diegesi.

Lo spazio urbano

michel franco Sundown

Per la lettura del corpus di opere di Michel Franco è imprescindibile una decostruzione e contestualizzazione del Messico. La città del Messico è restituita nella sua conformazione socio-antropologica, concreta e reale. Uno sguardo acuto e attento quello dell’autore capace di adottare uno stile documentaristico fortemente basato sulla ricerca sociale, psicologica e antropologica del suo popolo.

Lo spazio urbano del Messico è concepito come giungla moderna violenta e predatrice in cui i personaggi hanno solo apparentemente delle vie di fuga perché di fatto hanno poche o nessuna risorsa per potersi avvalere di una rivincita sociale.

La città diventa in molte delle sue opere un personaggio a sé stante, ingombrante e divorante, soffocante e alienante. Rumori, luci e grida rendono palpabile l’ingestibilità di un mondo esageratamente popolato, la cui mancanza di equilibrio lo sta portando alla deflagrazione più completa.

L’abbondante messa in scena, velata o meno, dell’uso di droghe si offre in questo senso come la via d’uscita mentale a questo surplus di corpi. Spazzatura e detriti ostruiscono le strade fisiche e mentali dei personaggi di Franco. In alcuni casi risulta perfino difficile discernere l’oggetto dismesso da quello custodito, oggetti personali e spazzatura si confondono tra loro dando vita ad una installazione artistica di fallace rilevanza.

Depredazione e conservazione della specie

michel franco film

Tra i problemi affrontati da Michel Franco troviamo diverse forme di abuso, violenza di classe e di genere, dipendenza e resistenza al passaggio del tempo dei sistemi dominanti di genere e povertà. Probabilmente una delle rappresentazioni più dolorose della povertà è attribuibile al tema del traffico d’organi, in A Los Ojos (2013) è di fatti evidente come l’atteggiamento individualista finisca per sottomettere completamente ogni morale umana al fine della preservazione della specie di appartenenza.

Lo status sociale e la condizione economica dei cosiddetti ricchi non fa altro che impedire ai residui umani costretti ai margini della società di riuscire ad emergere, così i poveri diventano sempre più poveri ed i ricchi sono sempre tali.

Nella filmografia di Franco è possibile considerare il suo stretto legame con il consumismo neoliberista che ha di fatto costretto i più poveri ad essere alla completa mercé di chi invece i mezzi ce li ha. Nel pattern urbano di Franco gli emarginati lo sono a causa della mancanza di mezzi e finiscono per diventare la facile preda dei ricchi, i poveri sono così visti soltanto in funzione del fatto che seppur in maniera illegale possano contribuire ad agevolare l’esistenza dei facoltosi.

Per Michel Franco questa idea del consumo si riversa apertamente nella distruzione del corpo fisico, non sembra quindi stupire che i miserabili della società vengano usati per l’appropriazione illecita degli organi.

Appropriazione indebita del corpo femminile

michel franco A Los Ojos

Il cinema di Michel Franco richiede un corpo spettatoriale attivo, il fruitore disinteressato non può restare nella sua condizione a lungo, l’autore non chiede solo di guardare il suo dipinto di umana distruzione, la sua arte è uno specchio che non possiamo evitare.

Tutti sono coinvolti, lo spettatore è invitato direttamente a scoprirsi per mezzo di un’autoanalisi che parte, prima dalla presenza schermica di volti fagocitati dalla modernità, per poi arrivare, colpendolo con violenza, all’uomo spettatore, quello che la violenza la guarda senza intromettersi. In questo senso è incalzante valutare la filmografia del regista per una riflessione sull’irreversibilità della violenza mediatica nella società contemporanea.

In Después de Lucia (2013) è chiara la posizione di Michel Franco nei confronti dell’incapacità di reazione al trauma, ma anche a quella violenza di genere ancora fortemente radicata nell’attribuzione sociale e culturale del ruolo maschile. In Después de Lucia, attraverso la nostra presenza mediatica, Franco mette in scena la relazione etica tra spettatore e consumo di violenza mediatica, imponendoci visivamente di associarci alla posizione degli abusatori, rendendoci di fatto, complici.

Michel Franco Cinema

La ragazza “colpevole” della propria consapevolezza sessuale trasgredisce le norme sociali perpetuate dai suoi compagni di classe abbandonandosi alla dolcezza del sesso adolescenziale. Tale momento viene filmato da José, il quale inizia a diffondere il video che li vede nell’atto intimo. Anche in questo caso il trauma è qualcosa che colpisce l’individuo dopo il fatto e finisce per prendere il sopravvento nella capacità di essere al mondo dei suoi personaggi. Il dolore di questa esperienza negativa assume la forma del possesso nei confronti della sopravvissuta Lucia.

Il film pone l’accento sulla perpetuazione della violenza, analizzando il genere egemonico dell’uomo macho. Seppur le pratiche di revenge porn siano ahimè ben consolidate nella maggior parte dei paesi, qui Michel Franco usa questo frame per analizzare la società patriarcale messicana che celebra l’ipermascolinità.

Quindi, se da una parte Lucia viene punita per aver infranto il codice sociale femminile, Josè applica questo comportamento per poter godere di una maggiore reputazione tra i suoi coetanei e, di fatto, viene premiato per aver dimostrato la sua abilità sessuale. È il giudizio degli altri maschi del branco ad assicurargli un posto nella scalata verso l’affermazione della gerarchia sociale di genere. Questo spiega inoltre, la cultura della sessualità tra gli adolescenti in combinazione con la tecnologia, che fornisce agli studenti maschi un’altra forma di controllo sessuale.

Tim Roth Sundown

Per il costrutto sociale filmico la violenza contro Lucia è scusabile sulla base di una reazione negativa a un sociale femminile di trasgressione e purtroppo, la mancanza di una completa comprensione dell’etichetta sociale la porta ad una trasgressione per la quale i suoi nuovi amici la puniscono.

Lucia incapace di reagire all’abuso ha bisogno di rientrare nella sfera femminile di dominio, e lo fa spegnendo la carica sessuale raggiunta indossando abiti morbidi che la deprivano della sua femminilità. A partire da questo cambiamento del codice, cerca poi di soddisfare il ruolo ultimo assegnato al suo genere, quello di madre e moglie, spostandosi dalla sfera pubblica a quella della casa, nella ricerca costretta e disperata della femminilità domestica e del rispetto del virtuosismo maschile.


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