fbpx
Rebecca

L’originale è sempre meglio? Rebecca, da Hitchcock a Netflix

/
7 minuti di lettura

Durante lo scorso ottobre, Netlix ha distribuito il nuovo adattamento cinematografico del romanzo di Daphne Du Maurier, Rebecca. I protagonisti sono Lily James nel ruolo di Lady de Winter e Armie Hammer nel ruolo di Maxim de Winter. È inevitabile però il paragone con il celebre film del regista Alfred Hitchcock, risalente al 1940, che ben conosciamo. Le due pellicole infatti, mostrano varie differenze e similitudini, ma prima di analizzarle nel dettaglio troviamo qui sotto un breve riassunto della trama.

Rebecca, la trama

Rebecca (2020)

Una giovane fanciulla di cui non conosciamo il nome è la dama di compagnia di una facoltosa signora, grazie alla quale viaggia per il mondo. Arrivata a Montecarlo incontra Maxim de Winter, misterioso lord che ha da poco perso la moglie. I due si innamorano e per poter continuare la loro relazione decidono di sposarsi seduta stante e di trasferirsi a Manderley, la loggia del gentiluomo. Qui però iniziano le insidie: il marito della nuova Lady Winter si assenta spesso per sbrigare faccende lavorative, lasciandola in compagnia dell’inquietante governante, la signora Danvers.

Quest’ultima e le sue altre conoscenze restano allibite dai modi grezzi della giovane, totalmente differenti da quelli della prima moglie Rebecca, morta in un misterioso incidente in mare. La sposa inizia a sentire sempre di più la pressione del confronto, al punto da avvertire la presenza insidiosa della coniuge defunta tra lei e il marito.

Rebecca – la prima moglie, di Alfred Hitchcock

Rebecca (1940)

Il film inizia con il sogno di Lady de Winter: si trova ancora a Manderley, dimora degli sposi ormai non più accessibile.

Questa è considerata la prima opera del periodo americano del regista, quando ancora il genere giallo dei film successivi non era predominante e le pellicole erano in bianco e nero.

Tuttavia, scorgiamo già dei tratti caratteristici della mano del cineasta, che è riuscito a rendere l’atmosfera dark di Manderley attraverso inquadrature strette, in cui vediamo a malapena l’abitazione. Il tutto ci cala in una lugubre gabbia soffocante insieme alla protagonista. Il ruolo della governante è effettivo, sebbene limitato: il film si concentra meno su questo personaggio per lasciare spazio al delirio della protagonista, che vive la pressione sociale delle persone che la circondano in misura più omogenea. Inoltre, qui Lady de Winter sperimenta un senso di inferiorità dovuto maggiormente alla sua classe di appartenenza, molto più umile rispetto a quella di Rebecca.

Non vediamo mai Rebecca, la sposa defunta. Essa emerge solo dai racconti e dall’inquietante iniziale “R”, ritrovata su molti articoli appartenenti a lei, in maniera molto subdola e sottile. Rebecca infatti è ancora nell’aria grave della casa, è in tutto ciò che circonda la protagonista e nel non detto tra i due personaggi principali. La coppia dei due coniugi nel film fa squadra, è affiatata, e alla fine si ritrova a combattere contro un nemico comune. La firma di Hitchock a conclusione del film, con il primo piano inquietante della Danvers, ci lascia presagire in che direzione si spingerà il regista nelle opere seguenti.

Il tutto realizzato con l’eleganza e la raffinatezza che lo contraddistinguono. Egli infatti non mostra, ma lascia solo indizi, analizza la psicologia dei personaggi dai gesti più piccoli traendo ampiamente spunto dal soggetto di partenza.

Rebecca, la versione di Netflix per il 2020

Rebecca (2020)

Ci troviamo davanti ad un’opera molto più esplicita della Rebecca hitchcockiana, che tenta quasi di rasentare i confini del thriller-horror. Il prologo del film viene spostato alla fine, in modo da aumentare l’effetto sorpresa nello spettatore. Le inquadrature sono molto più ampie e aiutate dal colore, non presente nel primo film. Manderley è presente in scena per un tempo più prolungato, viene mostrata svariate volte nel corso della narrazione. Anche il personaggio di Rebecca è più manifesto. Infatti, qui viene ripresa di spalle e assume le sembianze di un fantasma presente nei sogni e nei deliri di Lady Winter. La “R” sugli oggetti allo stesso modo costituisce una vera e propria figura persecutoria per la ragazza, che ne resta condizionata.

La signora Danvers (interpretata da Kristin Scott Thomas) è a tutti gli effetti un personaggio principale ed è l’unica carnefice della vicenda. Essa è talmente ossessionata dalla prima moglie del padrone da sembrarne perfino la genitrice in alcuni istanti. La sua sorte nel finale è diversa, poiché ha modo di comunicare le sue ultime parole prima di buttarsi dalla scogliera (e quindi morire in mare come la prima moglie). I coniugi hanno un rapporto più turbolento, caratterizzato da una mancata comunicazione e dalle misteriose assenze di Maxim. In questa versione, ad esempio, è Lady de Winter che si reca dal medico di Rebecca con l’intento di rubare la sua cartella medica incriminata prima del processo. Nella prima versione, nello studio medico c’erano soltanto uomini.

Una pellicola senza dubbio rimodernata, che punta di più sul contenuto manifesto e sulla suspance palesata, servendosi anche di effetti speciali per stupire chi la guarda.

Pellicole a confronto

Oltre ai dettagli filmici sopra esplicitati, c’è da dire che l’ultima versione risulta ben fatta e godibile. Tuttavia, la Rebecca di Hitchcok resta inarrivabile, per lo studio dei personaggi e per la raffinatezza con cui è presentata. Inoltre, essendo il soggetto originale ambientato pochi anni prima della realizzazione del film, riesce a mantenersi più coerente al libro senza che ci sia bisogno di ricorrere ad espedienti narrativi per renderla odierna. In breve, la prima versione risulta quindi più autentica e attenta ai particolari, mentre la seconda punta sullo stupore visivo.


Seguici su InstagramFacebookTelegram e Twitter per sapere sempre cosa guardare!

Classe ‘98. Studio giornalismo e amo tutto ciò che mi fa sentire viva: i film, la musica rock, il palcoscenico e di tanto in tanto qualche sport estremo. Ho un occhio di riguardo per la filosofia e la psicologia. Mi piace pensarmi libera.