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Stranger Things 4, volume 2: è davvero la fine di Hawkins?

Il gruppo si riunisce per combattere Vecna e salvare Hawkins dalle fiamme. Il volume 2 della quarta stagione di Stranger Things è pura Resistenza.

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11 minuti di lettura

L’atto finale della quarta stagione di Stranger Things è finalmente tra le nostre mani: debuttato su Netflix lo scorso 27 maggio, il volume 1 della penultima stagione (una verità confermata) si era concluso con Nancy imprigionata nel portale da Vecna in uno stato di trance

La serie creata dai Duffer Brothers, registi e produttori esecutivi insieme a Shawn Levy e Dan Cohen di 21 Laps EntertainmentIan Paterson e Curtis Gwinn, è arrivata sulla piattaforma divisa in due parti, con un taglio cinematografico più che seriale, consolidato negli ultimi due episodi della stagione: il vol. 2 (ep. 8-9), disponibile dal 1° luglio, rinnova le premesse dei capitoli precedenti, investendo l’epilogo di una cifra formale, estetica e semantica orientata a definire concretamente le sorti di Hawkins. 

Nel regno predetto da Vecna, la cittadina brucia tra le fiamme più atroci, e con lei i suoi abitanti. Ma se il bene è il reale motore di ogni cosa, il dominio della paura è destinato a soccombere.

Capitolo otto – Papà. La predizione di Vecna sconvolge il finale di Stranger Things

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Nancy (Natalia Dyer) torna tra gli amici con un messaggio: deve avvertire Undici (Millie Bobby Brown) – nel frattempo ha finalmente riacquisito i suoi poteri – dell’imminente distruzione. Nel sottosopra, Vecna le ha mostrato le cose più atroci, una nuvola oscura diretta su Hawkins ormai in fiamme.

Quattro portali, nella Hawkins del presente, per quattro rintocchi: a Vecna resta un ultimo omicidio da compiere. A proporsi come esca è Max (Sadie Sink), decisa a sacrificarsi per permettere agli amici di battere l’avversario giocando le sue stesse carte. La paura di non avere più tempo concede nuove traiettorie agli amici di Hawkins, pronti a confessare segreti taciuti e a rinnovare promesse prima respinte.   

La forza di Vecna consuma ricordi e capacità delle sue vittime: Undici è l’unica in grado di combattere, ma Brenner non la ritiene ancora pronta. In un confronto “padre e figlia” Undici lo colpisce, consapevole di non essere lei il vero mostro. Ad aprire il portale, a scatenare il Mind Flayer, è stata l’ossessiva brama del dottore.

Prosegue il viaggio di Mike (Finn Wolfhard) e Will (Noah Schnapp), che insieme a Jonathan (Charlie Heaton) e ad Argyle si dirigono verso Undici. Will mostra all’amico il suo disegno, aprendo così il suo cuore, lo stesso cuore che flebilmente riesce a tenere unita la compagnia. Quando i militari trovano la sede nascosta del laboratorio, lo scontro a fuoco miete innumerevoli vittime: il dottor Brenner, in punto di morte, confida a Undici di aver fatto tutto solo per proteggerla e implora il suo perdono. Undici dice addio al “padre”, e insieme agli amici torna ad Hawkins pronta a rovesciare l’egemonia di Vecna

Capitolo nove — Il piano. Per Hawkins è solo l’inizio della fine.

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Il piano per uccidere il mostro prevede fasi da rispettare per non mettere a rischio la sicurezza del gruppo: armati, Nancy, Steve e Robin si separano dagli amici Lucas, Dustin, Eddie e Max, l’esca per attirare Vecna nel covo. Impossibilitati a rientrare ad Hawkins, Argyle conduce Undici al Surfer Bay Pizza: attraverso una vasca di deprivazione sensoriale, Jane penetra nella mente di Max per contrastare Vecna dall’interno.

Nella casa di Creel ha inizio la fase 2: distrarre Vecna. Max confessa di aver a lungo sperato la morte del fratellastro, e di non riuscire a perdonarsi per il suo sacrificio. Trascinata nell’incubo da Vecna, con la complicità degli amici e di Eddie (Joseph Quinn), la ragazza si ritrova al Ballo d’Inverno, mentre il gruppo guidato da Steve arriva nella casa di Creel attraverso il portale, rimanendo intrappolato. Con i sovietici alle costole, Hopper sceglie di fare da esca per l’esercito di Vecna con la complicità di Joyce, terrorizzata all’idea di perderlo nuovamente. 

“Questo è soltanto l’inizio, l’inizio della fine. Voi avete già perso” rivela Vecna: con un montaggio alternato, in una crasi sospesa e parallela di universi, Undici riesce a fermare il mostro e a confinarlo nel Sottosopra, ma Eddie viene ucciso e Max rimane in coma. Will confessa a Mike di sentirsi ancora legato a Vecna: il paziente 001 non è ancora morto, e non si fermerà prima di aver ucciso tutti.

Mentre il notiziario parla di un incredibile terremoto di magnitudo 7, la cittadina di Hawkins si riorganizza per dare sostegno alle famiglie delle vittime e dei dispersi. Hopper torna a casa e riabbraccia Undici, in un epilogo commovente che ci riporta indietro di tre anni: “Ho tenuto la porta sempre aperta di 10 cm. Non ho mai smesso di crederci”. Neanche noi.

Vincere il male con il bene: la quarta stagione di Stranger Things ci insegna a gattonare in avanti

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Senza retorica, né punti interrogativi, ci troviamo di fronte alla migliore stagione dal 2016. Stranger Things ha raggiunto il suo apice, nella cornice tanto quanto nel quadro, un affresco fatto di carne e sangue capace di traslare astrazioni universali in paure tangibili. Fortunati, coloro che hanno avuto l’occasione di godere di questo gioiello in fieri, durante gli anni gravosi dell’adolescenza.

Stranger Things 4, all’indomani dell’epilogo, investe tutte le sue forze nell’esaltare realisticamente, attraverso elaborazione e cognizione del dramma, la tensione evolutiva del passaggio all’età adulta: l’arazzo dei sentimenti si fa sempre più cupo, di pari passo ad un’adolescenza che abbandona la spensieratezza nel primo, reale, contatto con la morte.

Una morte inflitta non più da demogorgoni dalle sembianze aliene, ma dal simile corrotto, un angelo decaduto, un Lucifero fantascientifico che attecchisce in profondità, dove siamo più fragili. Questa è la forza di Vecna, penetrare nei ricordi dolorosi, quelli che atrofizzano ogni possibilità di risalita, abitare e fortificarsi nel senso di colpa che alimentiamo per punirci di essere ancora vivi.

Se Hawkins è la mente, casa e custode, proteggerla significa annientarne i demoni. La maturità di Stranger Things 4 incede cauta, sensibile allegoria di una condizione che costringe l’umanità all’eclissi di un dolore: a colpire, nel suo senso più intimo e viscerale, è il dolore negato, il male che esiste solo nella mente, senza ferite né sangue. Affidare al mezzo cinematografico il compito di rivelarne la verità, significa ammetterne l’ontologia, dichiarare – come manifesto della prossima umanità – che una malattia invisibile non atterrisce meno di un male inflitto sulla pelle.

Il vero potere di Undici risiede dunque nella consapevolezza del male, nel chiedere e accogliere un aiuto contro i propri demoni: se l’abbandono cambia il nostro sguardo, togliendone linfa e colori, è il cuore a riportarci in vita quando pensiamo di addormentarci nell’ultimo battito. Possiamo ancora gattonare in avanti, imparare a resistere al dolore delle idee, avversare le definizioni costrette di ciò che sembra alieno ed invece è ancora solo sconosciuto, accogliere la verità che non esista un’univoca declinazione dell’amore. Dobbiamo continuare a combattere, anche avessimo un solo ricordo felice a cui aggrapparci nell’oscurità. “Non sono scappato stavolta vero?” confida, all’ultimo respiro, Eddie a Dustin.

È il coraggio del bene, nella stessa misura del male, a darci l’occasione di crescere, riscattare gli errori del passato, diventare esseri umani migliori, arrivare lì dove non eravamo riusciti, anche quando nessuno è ancora pronto ad accorgersene.

Nel sentiero tracciato, Stranger Things 4 è, oltre che un esempio di scrittura brillante, una critica intelligente alla disinformazione, a quell’universo mediatico che ci assale quotidianamente con un eccesso di notizie edificate ad arte per deviare la mente, (dis)orientarla, alimentare paure, odio e pregiudizio. Eddie Munson è l’eroe di una città che continua ad odiarlo senza conoscerne la vera natura, ma ha vinto il male. Lo ha vinto con il bene disinteressato, e con un assolo di elettrica

Ha vinto perché, questa volta, non è scappato.


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25, Roma | Scrittrice, giornalista, cinefila. Social media manager per Cinesociety.it dal 2019, da settembre 2020 collaboro con Cinematographe per la stesura di articoli, recensioni, editoriali, interviste e junket internazionali.
Dottoressa Magistrale in Giornalismo, caposervizio nella sezione Revisioni per NPC Magazine, il mio anno ruota attorno a due eventi: la notte degli Oscar e il Festival di Venezia.

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